Fiabe russe di A. Afanase'ev: La principessa rana

(testo tradotto da me e distribuito con licenza CC 3.0 Italia. Per favore, vedasi note a pié di pagina.)

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(Illustrazione: «Frog Tsarevna», 1918. Di Viktor M. Vasnetsov [Public domain], via Wikimedia Commons. Passaci sopra il puntatore del mouse per ingrandirla.)

Da: «Narodnye russkie skazki», 1855-'64

libro animato

Tanto, tanto tempo fa in un passato lontano, viveva un re che aveva tre figli maschi, tutti e tre ormai cresciuti. Un giorno questo re li chiamò e disse loro: «Figli miei, costruitevi un arco e scagliate una freccia per ognuno: la donzella che vi restituirà la freccia sarà colei che sposerete, ma quello di voi che fallirà il tiro resterà senza moglie.» Il figlio maggiore lanciò la sua freccia e gliela riportò una principessa; poi fu la volta del fratello mezzano, e la freccia gli fu restituita dalla figlia di un generale. Infine toccò al principe Ivan, il minore dei tre, ma la sua freccia ricadde nel bel mezzo di una palude e a restituirla fu una rana che la teneva chiusa tra i denti. E mentre i primi due erano felici e contenti, il principe Ivan era disperato e disse fra le lacrime: «Come farei a vivere con una rana? Il matrimonio è per tutta la vita, e non è come attraversare una sorgente o un campo!» Pianse e si disperò a lungo, ma non ci fu niente da fare: doveva sposarsi proprio con la rana, poiché tutte e tre le coppie dovevano essere unite in matrimonio secondo le usanze del luogo, e la rana fu condotta all'altare su un vassoio.

Trascorse un po' di tempo. Un giorno, allo zar venne voglia di mettere alla prova le tre nuore per scoprire chi fra di loro fosse più brava nel cucito; e dunque commissionò una camicia a ciascuna di loro. Sicché il povero Ivan fu preso nuovamente dallo sconforto e disse piangendo: «Come può una rana mettersi a cucire? Ci prenderanno tutti in giro.» La rana saltellò sul pavimento gracidando, ma non appena il principe Ivan si fu addormentato, uscì di casa, si tolse la pelle di rana e al suo posto in casa rientrò una bellissima fanciulla; chiamò a sé le sue ancelle ed esclamò: «Mie ancelle e governanti, presto, cucitemi una camicia!» E quelle si misero subito al lavoro e in brevissimo tempo tornarono con una camicia finemente ricamata. Ella la prese, la piegò e la depose davanti al letto del marito, dopo di che si rimise la sua pelle di rana come se nulla fosse successo. Il mattino dopo il principe Ivan si svegliò e fu elettrizzato nel trovare la camicia pronta, e la portò di corsa da suo padre, il quale sgranò tanto d'occhi nel vederla ed esclamò: «Che magnifica camicia, è perfetta per i giorni di festa!» Poi venne anche il fratello mezzano e porse il suo pacchetto allo zar, il quale, vedendolo, disse: «Questa va bene appena appena per farsi il bagno!» Mentre riguardo a quella del fratello maggiore disse: «Questa è orribile! Va bene giusto per un contadino che vive in una misera izba!» Dopo di che, tutti e tre i figli dello zar se ne ritornarono alle loro case, mentre i due maggiori borbottavano sconsolati: «Abbiamo fatto male a deridere nostro fratello: sua moglie dev'essere senz'altro una scaltra fattucchiera, altro che una rana..»

Poco tempo dopo, lo zar diede un nuovo incarico alle nuore: questa volta avevano il compito di sfornare una pagnotta e portargliela a palazzo, affinché egli potesse stabilire chi fra loro fosse la cuoca migliore. Le altre due spose si presero gioco della rana, ma stavolta inviarono una cameriera a spiare la cognata per vedere come avrebbe lavorato; la rana s'accorse di essere spiata e allora lavorò l'impasto, lo spianò, fece un buco nella stufa e mise l'impasto sul fuoco. Allora la cameriera corse a riferire tutto quanto alle padrone, e quelle si precipitarono a ripetere per filo e per segno il procedimento. Ma la rana, che era furba, le aveva ingannate: infatti, non appena la spia era andata via, ritirò fuori l'impasto e poi pulì e riparò la stufa come se niente fosse, poi andò sul portico, chiamò a sé le sue fedeli servitrici e disse loro: «Mie ancelle e governanti, presto, cuocete subito del pane, che sia identico a quello che mio padre mangiava la domenica e alle feste.» E subito le brave servitrici sfornarono il pane. Ella lo prese, lo depose vicino al letto del principe e si ritrasformò in rana; il mattino seguente Ivan si svegliò e portò allo zar suo padre quella bella pagnotta. Quando arrivò a palazzo, lo zar stava già esaminando il pane cotto dalle altre due nuore, le quali avevano seguito l'esempio della cognata, con il risultato che il loro pane era venuto nero e grumoso. Lo zar prese per primo il pane del figlio maggiore, e lo mandò in cucina; poi, fece lo stesso con quello del figlio mezzano. In quel momento arrivò Ivan, il quale consegnò la sua pagnotta al padre; lo zar lo osservò e disse: «Questo è pane degno di essere consumato in un giorno di festa, non quello bruciato che mi offrono le nuore maggiori!»

Dopo quell'episodio, lo zar pensò di dare un ballo per scoprire quale delle tre nuore fosse la ballerina più brava. Invitarono degli ospiti e tutta la famiglia si riunì: c'erano tutti, tranne il principe Ivan che pensava: "Come posso andare a un ballo con una rana?" E cominciò a piangere tristemente, ma la rana gli disse: «Non piangere, principe Ivan, vai al ballo e aspettami: tra un'ora sarò là.» E il giovane si sentì stranamente sollevato alle parole della rana, e si diresse a palazzo. Subito dopo la rana si tolse la sua solita pelle e si trasformò in quella splendida donna che era, e si vestì meravigliosamente; quando arrivò al ballo, il principe Ivan esultò dalla gioia, e nel vedere quella splendida dama, gli ospiti applaudirono. Si misero tutti a tavola e cominciarono a mangiare e a bere; ma la principessa rana, mentre mangiava, fece scivolare gli ossicini in una manica, e quando bevve un po', si versò il rimanente nell'altra manica. Le mogli degli altri principi videro quello che faceva, e cominciarono a imitarla facendo altrettanto. Venne il momento delle danze. Lo zar invitò per prime le nuore maggiori, ma esse insistettero affinché cominciasse la rana per prima, ed ella prese Ivan per mano e avanzò nella sala, e cominciò a ballare. Ballò e volteggiò, che era una meraviglia per gli occhi; quando agitò il braccio destro, comparvero nel salone laghi e foreste; agitò il braccio sinistro, ed ecco apparire in volo centinaia di specie diverse di uccelli, e tutto ciò lasciò stupefatti gli ospiti. Quando terminò la sua danza, tutte le apparizioni finirono, e dunque toccò alle altre due nuore. Naturalmente, quelle vollero imitare alla perfezione la cognata, così, cominciarono a scuotere le maniche destre e tutti gli ossicini che c'erano dentro schizzarono fuori e andarono a colpire gli ospiti in fronte; agitarono le maniche sinistre, e un mare d'acqua schizzò fuori riversandosi attorno ai presenti. A quello spettacolo pietoso lo zar s'infuriò e intimò alle due nuore di smettere immediatamente di danzare.

Quando la festà finì, il principe Ivan montò sul suo cavallo e tornò a casa prima di sua moglie, e lì trovò la pelle di rana e la bruciò. Quando la moglie ritornò, cercò la pelle e non la trovò, allora si coricò sul letto insieme al marito, ma appena prima dell'alba gli disse: «Oh, principe Ivan, se soltanto avessi aspettato un altro po' di tempo, io sarei stata tua per sempre. Invece ora soltanto il Signore sa quando ci rivedremo! Addio. Se vorrai ritrovarmi, dovrai andare al di là della trentanovesima terra, fino al quarantesimo regno.» Detto questo, la principessa rana svanì.

Passò un anno, e il principe Ivan era ancora molto malinconico: sentiva la mancanza di sua moglie. Passò anche il secondo anno, e finalmente si decise a partire, con il benestare di suo padre e di sua madre. Montò sul suo cavallo e viaggiò in lungo e in largo, quando finalmente giunse nei pressi di una piccola izba rivolta all'incontrario, con la facciata diretta verso il bosco, e disse:

«Capannuccia, capannetta,
gira verso di me la tua faccetta.»

La capanna ubbidì, e il principe Ivan poté entrare. Dentro c'era una vecchia che esclamò: «Ucci, ucci, sento odor di cristianucci! è da un bel pezzo che non vedo ossa russe, e adesso eccole qui di fronte a me! Qual buon vento ti conduce qui, principe Ivan?» «Prima servimi da bere e da mangiare e dammi un letto su cui riposare, e poi appagherò la tua curiosità, vecchia.» Così, la vecchia sfamò e dissetò il giovane principe e poi lo mise a letto, e finalmente egli le disse: «Nonnina, sono venuto in cerca di Elena la Bella.» Rispose la vecchia: «Oh, ma figlio mio, hai aspettato troppo a lungo! All'inizio parlava molto spesso di te, ma ormai ti avrà dimenticato, e comunque non la vedo più da tanto tempo. Prova ad andare da mia sorella mezzana, lei forse ne saprà più di me.» Così, il mattino dopo il principe Ivan si rimise in cammino, fino a quando giunse davanti a un'altra izba e gridò:

«Capannuccia, capannetta,
gira verso di me la tua faccetta.»

La capanna si girò e Ivan entrò, e lì incontrò una vecchia che strillò: «Ucci, ucci, sento odor di cristianucci! è da un bel pezzo che non vedo ossa russe, e adesso eccole qui di fronte a me! Qual buon vento ti conduce qui, principe Ivan?» «Cerco Elena la Bella, cara Nonnina.» E la vecchia gli rispose: «Ma mio caro principe, hai aspettato troppo! Ormai ti ha quasi dimenticato, tant'è vero che sta per risposarsi con un altro. Ma ella non è qui, adesso: vive presso mia sorella maggiore. Vacci, la troverai là, ma sta' attento: appena ti avvicinerai, sarai riconosciuto; Elena si trasformerà in un fuso e il suo abito diventerà d'oro puro. Mia sorella si metterà a filare l'oro e appena avrà finito lo riporrà in una scatola che chiuderà a chiave. Tu dovrai prendere la chiave, riaprire la scatola, rompere il fuso, e poi dovrai gettare la punta dietro alle tue spalle, ma tieni la base di fronte a te. E in quel momento, Elena ti ricomparirà davanti.»

Il principe Ivan andò avanti, e finalmente giunse alla capanna della terza sorella; entrò, e vide che filava l'oro e lo arrotolava su un fuso, dopo di che lo chiuse a chiave in una scatola e nascose la chiave. Ivan ritrovò facilmente la chiave, riaprì la scatola, tirò fuori il fuso, lo spezzò come gli era stato spiegato, poi si gettò alle spalle la punta mentre teneva in mano la base. Ed ecco che all'improvviso comparve Elena la Bella, la quale gli disse: «Oh, caro principe Ivan, quanto ci hai messo ad arrivare! Stavo per sposarmi con un altro.» E così dicendo, gli spiegò che il fidanzato stava per arrivare. Ma la vecchia diede loro un tappeto magico, sul quale Elena sedette, e insieme i due volarono via veloci come gli uccelli. Poi il fidanzato arrivò, e, furbo com'era, aveva già capito tutto e subito si lanciò all'inseguimento. Si alzò in volo come un uccello e stava quasi per raggiungerli, quand'essi giunsero appena in tempo in Russia, e lì lui non poteva entrare, così se ne ritornò indietro.

Ivan ed Elena la Bella poterono tornare a casa fra la gioia dei presenti, e da allora vissero a lungo, felici e contenti.

(Traduzione dall'inglese di Valentina Vetere.)

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(Documento creato il 31/10/13)