Poeti Classici - Giacomo Leopardi

ritratto

Giacomo Leopardi nacque a Recanati il 29 giugno 1798 dal conte Monaldo e dalla marchesa Adelaide Antici. Il padre, conservatore, fu un uomo di una certa cultura e possedeva una ricchissima biblioteca, ancora oggi oggetto di grande ammirazione. La madre, fredda e autoritaria, si occupò a tempo pieno dell'amministrazione del patrimonio familiare, tralasciando quasi totalmente l'educazione dei figli. Il bambino Leopardi rivelò da subito un talento eccezionale, da 'enfant prodige', tanto che a poco più di dieci anni annunciò di poter proseguire i suoi studi senza maestri. A soli dodici anni era già in grado di scrivere correntemente in latino e dal latino tradusse i primi due libri delle «Odi di Orazio», e compose persino le tragedie:
«La virtù indiana», e «Pompeo in Egitto» . In quegli anni di isolata applicazione allo studio scrisse molto su vari argomenti, riuscendo anche a perfezionare la sua conoscenza delle lingue classiche e ad apprendere la lingua ebraica ed alcune lingue moderne.

Nel 1817 ci fu per lui la prima delusione sentimentale, poiché s'innamorò, sfortunato, della cugina Geltrude Cassi Lazzeri, ospite in casa Leopardi insieme col marito ed una figlioletta. Di innamorarsi non ricambiato sembra che gli successe altre volte (pare fosse innamorato di Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa, forse la Silvia del canto «A Silvia», e di Maria Belardinelli, forse la Nerina delle «Ricordanze» ), anche se, a detta di suo fratello, il sentimento per Silvia e per Nerina fu più immaginato che realmente provato. In quegli anni il suo carattere introspettivo, legato alle delusioni subite, lo portarono persino all'estremo del meditare il suicidio, che per fortuna gli fu impedito di attuare, ma in compenso tentò la fuga da casa. Nel 1822 un soggiorno a Roma presso la casa dello zio materno Carlo Antici, avrebbe potuto essere una variante positiva della sua isolata esistenza, sennonché neanche la Città Eterna riuscì ad attirarlo veramente, e la vita intellettuale gli apparve spenta d'ogni fervore. Gli furono di conforto l'amicizia col cardinale Angelo Mai (per il quale due anni prima aveva scritto una canzone) e le conversazioni tenute con alcuni dotti stranieri, ma solo sei mesi dopo decise di ritornare a Recanati, ove restò fino al luglio del 1825, quando ebbe l'invito di recarsi a Milano per curare l'edizione delle opere di Cicerone per conto dell'editore Antonio Fortunato Stella. Ben presto, a causa del clima non idoneo alla sua malferma salute, abbandonò la città lombarda e visse alcuni anni fra Bologna, Recanati, Firenze (ove conobbe il Manzoni, il Niccolini, il Capponi, il Colletta ed il Tommaseo) e Pisa. Fu poi a Napoli, presso un amico intimo, dove vi morì all'età di soli 39 anni a causa di asma e idropisia il 14 giugno 1837.

La poesia Leopardiana è tra le più grandi e le più important in assoluto nella Poesia Italiana, e soltanto la sua raccolta più famosa,
«I Canti», percorre tutti gli anni della sua breve vita. Per Leopardi la poesia è lirica, dove trovano posto i sentimenti e gli affetti. La sua poesia nasce infatti dalle intime sensazioni, dal sentimento, ed anche i canti che hanno implicazioni filosofiche sono espressione dei sentimenti e voce del dolore esistenziale del poeta.

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Poesie di Giacomo Leopardi