Pasquale Fiorentino - De ludo puerili
Non sono più ormai. Vuoto è il cuore
che per poco di te si è riempito,
triste e dolce fuggitiva d'Amore.
"Io la Notte e tu il Dì" fu l'invito
che tu mi porgesti a dimenticare
ciò ora iniziato, ora già finito.
Grazie d'avermi fatto ammirare
gl'indescrivibili e profondi e forti
tuoi occhi i quali il paterno mare
decise di donar a te che porti
il peso d'amara malinconia.
Ma è nascosta da questi che, mai morti,
vedono cose che la coscienza mia
mai potrà comprendere o immaginarsi.
E ora, oh Musa, non andare via!
Non permettere di allontanarsi
all'ingegno che per molte più fiate
ha soccorso sul punto di menarsi
in giornate dalla noia oscurate
la mia difficile e persa persona.
Regalami espressioni più pregiate
per quel sorriso che non più mi dona.
Quella sera il mar s'alzò più maestoso
sol grazie al suo riso ch'ancor risuona
in mente che ricorda l'invidioso
Vento il quale nell'orgoglio offeso
spirava ancora più impetuoso.
Ma ancora lucente non s'era arreso
e brillava forte sul volto protetto
da me che solo allora m'ero reso
conto che stringevo contro il mio petto
la ladra d'un sorriso divino
di un alto angelo che per dispetto
incitò il Vento a esser più vicino
quei che giocan a far gl'innamorati
per disturbare quel gioco bambino.
Metro: dodici terzine a versi endecasillabi legate da rima incatenata.