Novelle e Racconti da Autori Emergenti - Gelsomina Vecchiato - Bisia

libro animato

In tutti i piccoli paesi di campagna, simili a quello dove abitavo io, da piccola, esisteva almeno una persona in possesso di particolarità che la distingueva da tutti. Vuoi per il modo trasandato o stravagante di vestire, la scarsa pulizia, atteggiamenti strani che si separavano dalle abitudini della maggioranza, spesso anche la grande povertà che consentiva appena la sopravvivenza. Tutti questi aspetti, messi assieme, facevano si che tali personaggi fossero additati dalla popolazione, figure dalle quali stare lontano, da avere a che fare il meno possibile, ipotetici portatori d'influssi nefasti. In ogni paese ce n'era una, anche il mio, quindi, non faceva eccezione.Questa figura particolare, dalla quale tutti cercavano di tenersi più possibile alla larga, era una donna, che noi chiamavamo «Bisia». In realtà il suo nome vero era Elisabetta: un bel nome! In che modo possa essersi trasformato in Bisia, non si è mai capito. Si può ipotizzare, dal fatto che proprio non si poteva definirla bella, abbiano pensato non lo meritasse, distorcendolo in forma degradante, più consono a lei.

Io ricordo Bisia ad un'età di circa sessant'anni. Era una donna bassa di statura, il corpo largo e tozzo, le gambe corte e arcuate. I capelli, crespi e ormai grigi, lunghi fino alle spalle, assomigliavano più ad un fascio di rovi che ad una capigliatura, forse li pettinava e lavava di rado? Il viso largo, per via delle mandibole esageratamente sporgenti. L'espressione, poi, già stabilmente cupa e, già questa, da sola, metteva soggezione: piùche una donna, sembrava un brutto uomo! Bisia abitava, da sola, in una vecchia casa di contadini, a breve distanza dalla mia. Proprio per questa vicinanza, è capitato sia entrata nella sua abitazione. Di quelle poche volte, mi sono rimasti nella memoria i numerosi piatti sporchi, tutti ammucchiati in un lavello di granito mezzo scheggiato. Lìimpressione era che stessero stabilmente lì da lavare, e poi, chissà se li lavava! La stufa economica aveva ormai perso il bianco d'origine, diventando di uno strano marrone, un misto di fuliggine, croste, schizzi, impronte. La piastra di cottura era ruggine, segno che andava solo usata, mai pulita! Le pareti, bhè, non so nemmeno io definirne il colore, quanto erano sporche, forse tra il grigio e il bruciato, con ragnatele che facevano ormai parte dell'arredamento. Il pavimento, tutto in pietra grezza, era uguale al resto: nero e sudicio! Pochi mobili, una tavola, qualche sedia e una credenza, completavano la cucina, anch'essi con la loro buona dose di sporco. Ricordo tutt'ora molto bene quella stanza, mi sembra di rivederla nella mente: pareva l'antro delle streghe! Vi rimanevo sempre pochissimo, non vedendo l'ora di uscire, tanto era lugubre l'atmosfera di quella cucina.Di questa casa, Bisia usava solo la metà: l'altro pezzo, la stalla e il fienile, rimaneva sempre chiuso, suscitando una sorta di ulteriore soggezione. Sembravano, a me, luoghi misteriosi, ipotetici custodi di antichi e oscuri segreti, da non approfondire.

Bisia possedeva una nera e vecchia bicicletta, con ruote enormi e un manubrio esageratamente grande. Quando la usava, sembrava seduta per aria, di contro a terra, coi piedi non c'arrivava, doveva alzarsi dal sellino, per farlo. Abitando a così breve distanza da lì, capitava che mi chiamasse per chiedermi, sarebbe meglio dire 'ordinarmi', qualche commissione. "Senti piccola" così mi chiamava "Ho bisogno che tu vada, per me, al negozio di alimentari, sono rimasta senza sale! Se ci vai, poi ti dò.. bhè, vedremo.. anche niente, tu hai tempo e un favore ad una vecchia lo puoi fare!" E chi aveva il coraggio di contraddirla! Bisia, infatti, era nota per il suo caratteraccio, l'atteggiamento sempre aggressivo con le persone: aveva litigato con tantissimi, in paese! "Che hai da guardare?" gridava a chi, passando, si girava verso la sua casa. "Chissà che inciampi al primo sasso che trovi e ti spacchi la faccia!" "Brutta vecchia pazza che non sei altro, ma vai al manicomio, eh, ma verrò presto o tardi anche la tua ora!" Si sentiva spesso rispondere da passanti che si erano permessi di guardarla. Con questo modo di porsi, sempre rissoso, chi mai avrebbe avuto voglia di fermarsi, anche per fare solo due parole, farle un pò di compagnia.. Perfino suo fratello e la moglie,che per breve tempo hanno vissuto assieme, non potendone più se ne sono andati altrove, dopo l'ennesima litigata e aversele date di santa ragione. La mia mamma non gradiva che facessi a Bisia questi favori, proprio perché meno si aveva a che fare con lei, meglio era. Appena la vedeva in lontananza, diceva: "Andiamo via, sta per passare Bisia!" come si accingessero ad arrivare le peggiori disgrazie. Un'altra voce che circolava in paese su lei, era che rubasse i fiori dalle tombe del cimitero, per poi metterli in quelle dei suoi morti. Si diceva passasse in rassegna i vasi, prendesse un fiore qua e uno là fino a racimolarne un mazzo: metteva in pratica il detto: "Un pò per ciascuno non fa male a nessuno". Su questo argomento, io stessa posso testimoniare che era vero, difatti, proprio durante una visita al camposanto, l'ho sorpresa a fare questi prelievi. Bisia ha fatto finta di niente, ha rimesso giù il fiore che stava rubando e se n'è andata per i fatti suoi. Io, di certo, non avrei avuto il coraggio di iniziare una discussione, con quella fama che aveva! Non ho mai capito di cosa vivesse: non aveva un lavoro! Forse percepiva una piccola pensione, oppure i parenti, purché stesse alla larga anche da loro, le davano qualche soldo, per mangiare, chissà!

Il ricordo di Bisia si perde nella mia adolescenza: praticamente sparita nel nulla! Circolavano voci che si fosse trasferita in una catapecchia peggiore di quella che aveva, ancora più infestata di parassiti e, per letto, avesse un'asse da lavare appoggiato su delle sedie. Io, da allora, ne ho perse le tracce. Non dev'essere passato molto tempo, comunque, all'arrivo della sua ora. Ricordo di averla vista nella tomba, sulla nuda terra, non molto tempo dopo, al cimitero del paese: L'avranno trovata morta in mezzo alle pulci! Chissà cos'avrebbe desiderato Bisia per se stessa, se avesse avuto l'opportunità di una vita migliore, se coltivasse o no dei sogni: difficile dirlo! Non ha mai avuto dialogo con chicchessia, se non per litigare, rimanendo, fino alla fine, chiusa in se stessa, senza dare a nessuna possibilità di avvicinarla. Tutti i suoi sogni, se ne ha avuti, se li è portati con se, nel cimitero dove prendeva i fiori, ma difficilmente è riuscita a fare questo per se stessa.