Novelle e Racconti da Autori Emergenti - Daniela Moreschini «Ave 53»: Il volo di una rondinella

rondine
libro animato

Era giovane, bella, amava la vita, la libertà, l'amore.. Sentiva di avere il mondo in mano.. Decise di lasciare il nido che protetta la teneva, si sentiva soffocare, aveva timore di veder morire i propri sogni e non fare in tempo a vivere la vita. Non era ancora rondine, eppure volle volare via senza sapere se le ali l'avrebbero sostenuta. Chiuse la porta senza guardarsi neppure indietro, come se là dentro non lasciasse nulla, non solo gli affetti ma neppure i ricordi. Doveva vivere la sua vita, ma viverla a modo suo, non come fino a quel momento i genitori avevano cercato di insegnarle, preparandola agli ostacoli del mondo in cui si sarebbe imbattuta. Lasciò gli studi senza aver neppure conseguito ancora il diploma, partì senza rimpianti, mentre loro l'attendevano a casa sperando presto in un suo ritorno. Sapevano che era inutile fermarla in questa sua folle corsa... speravano e pregavano, pur coscienti che la loro rondinella mai più sarebbe tornata nel nido. E lei, ancora così giovane, iniziò a girovagare, dormendo dove capitava e mangiando quando poteva. Finché non conobbe quello che credeva essere l'uomo della sua vita. Uomo esperto che non fece fatica a sedurre una bambina che credeva di essere donna.. Tutto volle provare della vita, senza temere di spezzare le ali che troppo sforzo stavano facendo per cercare di sostenerla. Ma l'aria della libertà era quello che più desiderava. Conobbe l'alcool, le droghe leggere, l'amore.. folli notti perse nella confusione delle discoteche e dei concerti, viveva la notte e dormiva di giorno, senza ritmi, senza regole, senza orari. Quello che aveva sempre voluto!

Fino al giorno in cui si accorse di aspettare un figlio. Cosa inaspettata, non pensata, non voluta.. Come poteva pensare di poter amare quel figlio che le avrebbe tolto la libertà che tanto aveva agognato? Lui non volle saperne niente, accusandola di essere andata anche con altri e non poteva dimostrare che quel figlio fosse suo, sparì dalla sua vita in un lampo così come vi era entrato, lasciandola da sola a vivere quel tragico momento. L'orgoglio non le permetteva di rientrare nella casa paterna, e dover così ammettere di aver sbagliato, no... meglio andare fino in fondo. Nove lunghissimi mesi da passare, vivendo di stenti e qualche piccolo lavoro saltuario; sentendo dentro di lei quell'essere che cresceva, che sarebbe venuto al mondo, forse simile a lei, non voleva chiamarlo figlio, non lo so sentiva suo, era un orrore da strappare da sé al più presto. Quando giunse al termine della gravidanza, in ospedale dichiarò di non voler riconoscere il piccolo che sarebbe nato..sangue del suo sangue.. carne della sua carne.. Una carne che stava lacerando la sua mentre usciva per conoscere il mondo. Al primo vagito girò la testa dall'altra parte, mentre i medici le chiedevano se almeno volesse vederlo. NO.. "Guardalo almeno, toccalo!" Il suo essere si ribellò, non voleva vederlo, non voleva toccarlo, sapeva che poi da quel momento non avrebbe potuto rinunciarci.. NO.. continuò a gridare con lacrime che sgorgavano dagli occhi senza sapere se per rabbia o per dolore. Sentì che lo portavano via.. non sapeva dove..non sapeva neppure se fosse un maschio od una femmina... Chissą se aveva i suoi stessi capelli folti e neri... i suoi occhi dorati... la pelle bianca con grana di madreperla.. Chissà se avrebbe ereditato il suo carattere ribelle!!!! Chissà se era un'altra rondinella pazza come lei?

Quando uscì dall'ospedale si trovò sola.. senza casa.. senza soldi.. senza affetti.. e con una gran pena nel cuore... Erano passati solo 3 anni da ché era fuggita dal nido per esplorare il mondo con le sue sole forze.. Chissà se i suoi genitori erano ancora là.. ad aspettare un suo ritorno..oppure se l'avrebbero cacciata via, in fondo era stata una sua scelta quella di sparire. Ritornò alla vita di prima, annullando e cancellando ciò che era stato. La gravidanza non aveva rovinato il suo bel corpo, ed era ancora tanto giovane, la vita poteva sorriderle ancora. Vita facile, uomini, feste, bel mondo..ma alla fine tutto questo ebbe un prezzo. Cominciarono ad apparire in lei i sintomi della malattia del secolo. Si rifugiò in una comunità per potersi curare, ma a nulla valsero i tentativi fatti dai medici. Per lei non c'era nulla da fare, solo aspettare. Allora le tornò alla mente il caldo nido nel quale era cresciuta..e sorse in lei il desiderio di tornare a morire in quel nido che l'aveva vista crescere e che lei troppo presto aveva voluto lasciare. Le sue ali si erano bruciate al sole della libertà! Tornò nel suo vecchio quartiere, dove il tempo sembrava essersi fermato, era tutto uguale ad allora. Che strano! Ora lo vedeva un quartiere semplice e decoroso, una volta lo vedeva invece degradante e se ne vergognava. Per un pò di giorni spiò i genitori a distanza, per cercare di capire che tipo di vita conducessero.. Vide sua madre andare a far la spesa. ' Metodica come sempre, mamma ' pensò ' Sempre alla stessa ora, sempre quel tuo semplice modo di vestire.. il tempo sembra non esser trascorso. ' Eppur vide i segni del tempo, su quella piccola e fragile donna, le parve ancor più piccola, più esile, i capelli molto più bianchi. E Lui, suo padre! Quell'uomo alto e imponente che la sovrastava, dove era finito? Era solo un fragile uomo che di forza non dimostrava più nulla. Sedette sul muretto che tante volta l'aveva vista seduta lì, insieme agli amici e pianse..pianse... "Cosa vi ho fatto? E cosa ho fatto della mia vita? Ho voluto bruciare tutto ciò che avete cercato di insegnarmi, ed ora non mi ritrovo nulla, neppure il vostro amore! Ma solo l'attesa della morte fisica, perché dentro sono già morta!" Sentì una mano posarsi sulla spalla, una fragile mano che sembrava possedere l'intera forza del mondo, e una voce tremula e stanca dire "Vieni a casa ora, fuori fa freddo" Alzò gli occhi e vide il volto di sua madre stanco e invecchiato dalle sofferenze. Non riuscì a pronunciar parola, sentì solo la mano di sua madre stringere la sua e dire "Andiamo." Ebbe timore nel vedere la figura del padre sbarrarle l'ingresso di casa, in fondo cosa si poteva aspettare, dopo tutto il male che aveva loro fatto? Ma una sorpresa l'attendeva, il padre allargò le braccia e per lei fu solo un attimo..Ci si ritrovò avvolta e calda come in una coperta di morbida lana. La sua stanza era rimasta esattamente come l'aveva lasciata quando partì alla scoperta del mondo. Perfino i suoi diari di scuola erano ancora là sulla scrivania..i libri.. i cd.. le musicassette.. il vecchio stereo.. i suoi gingilli sparsi dappertutto, il suo letto, con la stessa coperta di allora che lei tanto aveva voluto. Con uno sguardo avvolse tutto, e ritornò di nuovo piccola, si rivide nel suo immenso disordine, sommersa dalle sue cose. Lì non era stato toccato nulla.. come se avessero vissuto quegli anni nell'attesa del suo ritorno. Subito la mamma le preparò un bagno caldo, e un sostanzioso pranzo.. la vedeva così deperita! Fu dopo mangiato, quando stanca e sfinita chiese ai genitori di potersi mettere sul letto che confessò loro la sua malattia, ma mai parlò di quel figlio che aveva avuto e non sapeva neppure di che sesso fosse. Fecero tutto ciò che era in loro potere per alleviare le sue sofferenze, ma lei dimagriva ogni giorno di più, e sempre meno si alzava dal letto. Non fu mai lasciata sola neppure per un attimo, ma a nulla valsero le premure e le cure che le venivano prodigate, i segni della malattia erano sempre più evidenti e lei sentiva sfuggirle di mano la vita. Oh! Se solo avesse avuto un'opportunità di tornare indietro nel tempo, tornare piccola e ricominciare tutto! Chiuse gli occhi per sempre tenendo strette a sé le mani dei suoi genitori, che troppo tardi aveva scoperto ed amato... Ed aveva solo 23 anni! Sotto il suo cuscino fu trovata una lettera chiusa datata pochi giorni prima:

«Cari Mamma e Papà, so di avervi fatto del male, a voi che sempre avete cercato di insegnarmi amore, eppure vi ho mentito fino alla fine ed ora pago gli errori della mia vita. Non piangete per me, non merito neppure una briciola del vostro dolore.. sappiate solo che in qualche parte c'è un bimbo o una bimba nata da me, ma che io non ho mai visto..siete nonni e non lo avete mai saputo. Se un giorno la troverete, ditele che ho sbagliato ed ho pagato con la vita il mio errore e che spero non somigli a me. Che ami chi l'ha cresciuta con amore, come avete fatto voi con me che mi avete nutrito del vostro amore.. amore che io ho saputo capire solo troppo tardi. Addio!»