Novelle e Racconti da Autori Amatoriali - Rosalpina - Infanzia all'ombra all'ombra dei templi

(racconto autobiografico)

libro animato

Ho trascorso l'infanzia in un magico mondo di luce calda, di suoni accesi, di odori pungenti: Agrigento nobile e barbarica, avvinghiata alla franosa china di un colle, con i suoi vicoli ombrosi dove la povera gente viveva all'aperto.

Avevo poco più di sei anni quando, per la prima volta, vidi uno spettacolo che mi sarebbe divenuto familiare: una giovane dal viso di Madonna, i capelli scuri arruffati,la massa morbida del corpo adagiata su una seggiolina, teneva in grembo una creatura rosea e nuda a cui porgeva la mammella. Con occhi in cui curiosità, malizia ed emozione si fondevano, assistetti all'avido succhiare del bimbetto, mentre attorno si muoveva indifferente una folla affaccendata. Com'era possibile che nessuno notasse quelle nudità che per me avevano il gusto piccante del proibito? Ad Agrigento la vita si schiuse davanti a me con i con i suoi misteri eccitanti. Trascorrevamo, io e mia sorella, libere giornate sul marciapiede del viale della Vittoria, immerso nel profumo stordente del gelsomino, con davanti agli occhi la visione degli antichi templi greci, svettanti sulla fremente massa degli ulivi. Amavo quel paesaggio solenne, non m'intimidiva, lo sentivo dolce e familiare. I nostri compagni di gioco erano ragazzetti malvestiti, che avevano poca intimità con l'acqua, bene troppo prezioso per essere sprecato in abluzioni igieniche. Dall'oscuro cratere della memoria scivolano, come magma incandescente, i ricordi. Rivedo il visetto sporco di Santa, le sue gote arrotondate, gli occhi liquidi e malinconici in contrasto con il sorriso sdentato.

Santuzza era la mia più cara compagna di scuola. Viveva in una specie di grotta umida e buia come quella del Presepe. C'era pure il grigio asinello! Suo padre era misteriosamente scomparso. La madre, nera anch'essa, si muoveva, minuta e fragile, trascinandosi dietro un nugolo confuso di bimbi lacrimosi. C'era dunque gente che viveva come gli uomini primitivi? Martellavo i miei genitori di domande, ma le loro risposte non spegnevano la mia indignazione. Eppure in nessun'altra città sono stata circondata di calore ed amicizia come ad Agrigento. Quando dovetti partire avvertii l'allontanamento come uno strappo doloroso. Mi mancavano le interminabili estati vibranti di luce, il soffio caldo dello scirocco che mi riempiva la bocca di sabbia, la sconfinata libertà sulla collina argillosa dove cresceva la liquirizia.