Racconti di Natale - G.D'Annunzio: La leggenda in terra d'Abruzzo

i Magi in adorazione separatore

La notte era senza luna; ma tutta la campagna risplendeva di una luce bianca ed eguale, come nel plenilunio, perché il Divino era nato. Dalla capanna lontana i raggi si diffondevano per la solitudine; e la bontà che da quella luna anche diffondevasi intorno co’ raggi era tanta che le terre coperte di neve parevano fiorite di rose e come un immenso rosaio odoravano nella notte.

Il bambino Gesù rideva teneramente, tenendo le braccia aperte verso l’alto come in atto di adorazione; e l'asino e il bue lo riscaldavano del loro fiato che fumava nell’aria gelida, come un aroma sulla fiamma. La Madonna e San Giuseppe di tratto in tratto si scuotevano dalla contemplazione estatica e si chinavano per baciare il figliuolo. Vennero i pastori, dal piano e dal monte, portando i doni. E vennero anche i Re Magi. Erano tre: il Re Vecchio, il Re Giovine e il Re Moro. Come giunse la lieta novella della navità di Gesù, si adunarono. E uno disse: "È nato un altro Re. Vogliamo andare a visitarlo?" "Andiamo," risposero li altri due. "Ma con quali doni?" Con mirra ed oro ed incenso. Se accetta la mirra, sarà un beone; se accetta l'oro sarà un ladro; se accetta l'incenso, sarà un santo." E si misero in cammino.

Le mule seguivano i sentieri della montagna, guidate da una stella che procedeva innanzi pe’ cieli. Come la stella si fermò su la capanna, i Re Magi scesero a terra ed entrarono. San Giuseppe e la Madonna stavano in ginocchio d'innanzi alla mangiatoia, dove riposava il Bambino. L'asino e il bue facevano su lo strame un bel passo di danza; e la cornamusa suonava spontaneamente, come pel soffio d'una bocca invisibile. Si avanzarono i Re Magi e offerirono a Gesù Cristo i tre doni. Gesù Cristo li accettò tutti. E, nel tempo medesimo, il Vecchio diventò giovine, il Giovine diventò vecchio e il Moro diventò bianco. Non più si riconoscevano fra loro; e contesero a lungo e si copersero d'ingiurie a vicenda. Chi non tanto si lamentava era il Vecchio diventato giovine. Ma li altri due sopra lui specialmente tempestavano. Disse il Moro: Insomma, chi è la causa della nostra discordia? Non è forse l'ambizioso che è nato ora? Facciamogli la guerra." Li altri due consentirono. E poco dopo incominciarono le persecuzioni.

separatore grafico

Una seconda leggenda narra che, nel viaggio, i Re Magi contendevano con molta furia; poiché non potevano ancora stabilire chi dovesse essere il primo ad offerire il dono. Primo voleva essere chi portava l'oro. E diceva: "L'oro è più prezioso della mirra e dell'incenso; dunque io debbo essere il primo donatore." Li altri due alla fine cedettero.

Quando entrarono nella capanna, il primo a farsi innanzi fu dunque il Re con l'oro. S'inginocchiò a’ piedi del Bambino; e accanto a lui s'inginocchiarono i due con l'incenso e con la mirra. Gesù mise la sua piccoletta mano sul capo del Re che gli offerse l'oro, quasi volesse abbassarne la superbia. Rifiutò l'oro; soltanto prese l'incenso e la mirra, dicendo: "L'oro non e per me!" E quando il Re donatore di oro si levò, i suoi compagni videro ch'egli era diventato nano.

separatore grafico

Gesù Bambine nasce
Nche tanta puvertà!
Nen ha nè panne, ni fasce,
Nì fuoche pe’ scallà!
La Madonna la remire
E san Giuseppe suspire,
«Tu ce sci nate al monne
Pe’ volecce salvà’.
Faceme grann’allegrezze,
Ch’a è nate ’l Redentore:
È ’nu fiore de bellezze,
È ’nu gra ’foche d’amore.
Viènghene li pastore
Pe’ fagli grand’anore.
La figlia de Sant’Anne
Pe’ noi lu sta prienne.
Lu bove e l’asinelle
Lu stanne a riscaldà’.
Giuseppe vicchiarelle
De basce se lu vo’ magnà.
’N ciele, oh che sblendore!
Menete a faglie onore!