Fiabe russe di A. Afanase'ev: Il vascello volante

(Fonte: Russianecho.net.)

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(Arte Vintage anni'50 circa. Di Nikolai Kochergin. Tratta dal sito Mestres da Arte - Blogger. Passaci sopra il puntatore del mouse per ingrandirla.)

Da: «Narodnye russkie skazki», 1855-'64

libro animato

C'era una volta un uomo e una donna, che avevano tre figli. I primi due erano intelligenti, il terzo stupido. I primi due la madre li amava, dava loro bei vestiti; l'ultimo invece era vestito male; indossava una camiciaccia nera. Era loro arrivata una carta dello zar, che diceva: «Chi costruirà un vascello in grado di volare, avrà mia figlia in sposa». I due figli maggiori decisero di tentare la sorte e chiesero ai loro vecchi la benedizione; la madre li equipaggiò per il viaggio, dette loro due pani bianchi, carni di vario,tipo, una bottiglia di acquavite, e li accompagnò all'inizio della strada. Lo stupido, vedendo questo, cominciò anche lui a chiedere il permesso di andare. La madre cercò di convincerlo a non andar via: "Dove vuoi andare, imbecille? I lupi ti mangeranno". Ma lo stupido insistette: "Andrò e poi andrò!" La baba, vedendo che non c'era niente da fare, gli dette per la strada dei pani neri e una fiasca d'acqua e lo accompagnò fuori di casa.

Lo stupido camminò e camminò e incontrò un vecchio. Si salutarono. Il vecchio chiede allo sciocco: "Dove vai?" "Lo zar ha promesso in sposa la principessa a chi costruirà un vascello volante." "Sei forse capace di costruire un simile vascello?" " No, non sono capace." "E allora perché vai?" "Lo sa Dio perché." "Beh, se é così, siediti qui, riposati un pò e mangeremo qualcosa. Tira fuori quello che hai nel sacco." "Ho dentro della roba che mi vergogno a far vedere." "Non importa: tirala fuori lo stesso. Mangeremo quello che Dio ci ha dato!" Lo sciocco aprì il sacco, e non credette ai suoi occhi: c'erano delle pagnotte bianche companatico e condimenti vari. Dette quella roba al vecchio. "Vedi," disse il vecchio "come Dio aiuta gli sciocchi? Anche se tua madre non ti ama, ecco che anche tu sei ricompensato. Su, beviamo insieme un pò di vodka." E difatti nella fiasca invece dell' acqua c' era l'acquavite; bevvero, mangiarono, e disse il vecchio allo sciocco: "Sentimi, và nel bosco, avvicinati al primo albero, fatti tre volte il segno della croce, e poi colpisci l'albero con la scure, tu stesso casca in giù con la faccia a terra e aspetta che ti risveglino. Allora vedrai vicino a te il vascello; sali sopra e vola dove devi; prendi con te chiunque incontrerai".

Lo sciocco ringraziò il vecchio, lo salutò e andò nel bosco. Si avvicinò al primo albero, fece tutto quello che gli era stato detto di fare: si fece tre volte il segno della croce, colpì l'albero con l'accetta; cadde a faccia in giù e si addormentò. Dopo qualche tempo qualcuno lo sveglia. Lo sciocco si svegliò e vede il vascello bell'e pronto. Non stette molto a pensarci, vi salì sopra e il vascello s'involò nell'aria. Vola, vola e vola, c'è un uomo coricato sulla strada, con l'orecchio appoggiato a terra. "Salute, zietto!" "Salute, a te, uomo" "Che cosa fai?" "Ascolto quello che si fa nell'altro mondo." "Sali sul mio vascello". L'altro non volle rifiutare, salì sul vascello e continuarono a volare. Vola, vola e vola, c'è un uomo che cammina su una gamba sola, l'altra è come legata all'orecchio: "Salute, zietto. Perché cammini su una gamba sola?" "Me la sono attaccata a un orecchio, altrimenti corro troppo veloce, così cammino su una gamba sola" "Vieni con noi." Quello salì e continuarono a volare. Vola, vola, vola ed ecco che vedono un uomo con un fucile, che prende la mira, ma non vedono il bersaglio. "Salute, zietto, a cosa miri? Non si vede neanche un uccello." "Ma come vuoi che possa sparare vicino? Dovrei sparare a una belva o a un uccello a mille versty(verste *) da qui altrimenti non posso colpire niente!" "Sali con noi!" Anche lui salì sul vascello e volarono oltre. Vola, vola e vola e vedono un uomo che porta un sacco pieno di pane. "Salute; zietto! Dove vai?" "Vado a procurare il pane per un pranzo." "Ma come: ne hai già un sacco pieno!" "A me questo pane non basta per una sola volta." "Sali con noi". Il mangione salì sul vascello e s'involarono. Vola, vola e vola ed ecco che vedono un uomo che sta girando intorno a un lago. "Salute zietto! Che cosa cerchi?" "Vorrei bere, ma non trovo l'acqua." "Ma se davanti a te c'è un lago intero, perché non bevi?" "Ah, quest'acqua non mi basta neppure per un sorso!" "Allora sali con noi!" Egli salì e volarono ancora. Vola, vola e vola, ed ecco vedono un uomo che va nel bosco. Sulle spalle ha un mucchio di legna. "Salve zietto. Perché porti la legna nel bosco?" "Non si tratta di semplice legna." "Che legna è?" "Se la butti in giro viene su un intero esercito." "Vieni con noi!"Anch'egli salì sul vascello e continuarono il volo. Vola, vola e vola, ed ecco che vedono un uomo che porta un sacco di paglia. "Salute, zietto. Dove porti quella paglia?" "Al villaggio." "Forse che nel villaggio c'è poca paglia?" "Ma questa è una paglia speciale: se c'è un'estate calda, e tu spargi questa paglia, di colpo viene giù il freddo: neve e gelo!" "Vieni con noi!" Questo fu l'ultimo incontro.

Così volarono verso il palazzo dello zar. In quel momento lo zar stava a pranzo. Vide il vascello volante, si stupì, e mandò il suo servo a chiedere chi fosse arrivato con quel vascello. Il servo va al vascello, vede che su di esso sono tutti contadini; non chiede niente e, tornato al palazzo, riferisce che sul vascello non c'è neppure un pan**, c'è solo gente bassa. Lo zar rifletté che dare la figlia in sposa ad un contadino non andava bene e meditò su come sbarazzarsi di un tale genero. Poi trovò: "Gli affiderò vari incarichi difficili!" Subito manda qualcuno dallo sciocco e gli chiede di portargli l'acqua viva e l'acqua morta, prima che il pranzo regale finisca. Mentre comunicava questo suo ordine al servo, la prima persona incontrata (quello che ascoltava ciò che si faceva all'altro mondo) sentì l' ordine trasmesso al servo del re e lo comunicò allo sciocco. "E adesso che devo fare? Neppure in un anno e neppure in tutta la vita riuscirò a trovare una tale acqua." "Non temere" gli disse quello che camminava veloce "io ci riuscirò." Arrivò il servo e comunicò allo sciocco l'ordine del re e lo sciocco rispose: "Digli che gliela porterò!" Il compagno dello sciocco staccò allora la sua gamba dall' orecchio, corse e in un attimo trovo l'acqua che curava e faceva vivere (l'acqua viva e l' acqua morta). "Ci sono riuscito!" si disse. E volle riposarsi sotto un mulino, ma si addormentò. Il pranzo dello zar sta finendo, e lui non compare. Sul vascello sono tutti inquieti. Il primo incontrato mette l'orecchio a terra, ascolta e dice: "Ehi! Si è addormentato sotto un mulino!" Il miratore prese il suo fucile, sparò al mulino e il colpo risvegliò il corri-veloce. Questi si mise a correre e in un momento portò l'acqua magica. Lo zar non si era ancora alzato da tavola e il suo ordine era stato eseguito come meglio non si poteva. Non c'era niente da fare: bisognava trovare un altro comando.

Lo zar ordinò allo sciocco: "Così, se sei così furbo, mostra la tua bravura: mangia, con i tuoi compagni, in una sola volta, dodici tori arrostiti e dodici sacchi di pane." Il primo amico sentì e riferì allo sciocco la decisione dello zar. Lo sciocco si spaventò e disse: "In una sola volta io non sono capace di mangiare neppure un pane." "Non temere" risponde il Divoratore "per me tutto ciò è ancora poco!" Giunse il servo e comunicò l'ordine dello zar. "Bene," rispose lo sciocco, "dateci quel cibo e mangeremo tutto!" Portarono dodici tori e dodici sacchi di pane. Il Divoratore da solo si mangiò tutto. "Ehi," dice, "è poco. Ne vorrei ancora un poco."

Lo zar allora ordinò allo sciocco di bersi quaranta botti di vino, ogni botte di quaranta secchi. Il primo amico sentì questo ordine e lo riferì allo sciocco, che si spaventò. "Eh, disse,io non sarei capace di bere neppure un secchio." "Non temere," disse Bevitutto, "io solo sono in grado di bere tutto quel vino, e ce n'è ancora poco!". Riempirono di vino le quaranta botti; Bevitutto arrivò e senza neppure tirare il fiato si bevve tutte le botti fino all'ultima. Poi disse: "È poco: ne vorrei ancora!".

Dopo di che lo zar ordinò allo sciocco di prepararsi alle nozze, di andare nel bagno per lavarsi. Il bagno era di ferro, di ghisa, e lo zar ordinò di scaldarlo caldo caldo, in modo che lo sciocco morisse soffocato. Così riscaldarono il bagno fino all'incandescenza; giunse lo sciocco e dietro a lui l'uomo con la paglia. Doveva metterla per terra. Li rinchiusero tutti e due nel bagno. Il contadino sparse la paglia, a venne giù un tale freddo, che lo sciocco riuscì a malapena a lavarsi, perché l'acqua nelle vasche di ghisa ghiacciò. Salì sulla stufa e lì passò la notte. La mattina aprirono il bagno: lo sciocco è vivo e vegeto, è coricato sulla stufa e canta canzoni. Lo riferirono allo zar. Questi si rattrista; non sa come liberarsi dallo sciocco. Pensa e ripensa, gli ordina di apprestare un intero reggimento di soldati. E pensa tra sè: "Da dove tirerà fuori tutti quei soldati? Questo comando non riuscirà ad eseguirlo!". Quando lo sciocco seppe di questo incarico, si spaventa e dice: "Ecco che sono spacciato! Voi, fratelli, mi avete tirato fuori dai guai più di una volta; ma adesso non c'è niente da fare" "Ehi tu!" esclamò l'uomo della legna, "ti sei forse dimenticato di me? Ricordati che io sono un maestro per questa cosa! Non temere!" Arrivò il servo, trasmise l'ordine dello zar: "Se vuoi sposare la principessa, prepara per domani un intero reggimento di soldati" "Bene, lo farò!" disse lo sciocco. "Però se lo zar mi rifiuterà ancora, con tutto questo reggimento io invaderò lo stato e mi prenderò a forza la principessa!"

La notte l'amico dello sciocco portò il suo fascio di legna e sparse la legna in varie parti. Subito saltò su uno smisurato esercito, con cavalleria, fanteria e cannoni. Il mattino lo zar vide questi soldati e questa volta fu lui a spaventarsi; mandò subito allo sciocco preziosi ornamenti e vestiti e lo invitò a entrare nel palazzo e a sposare la principessa. Lo sciocco si adornò con quelle ricche vesti e divenne così bello, che non lo si può neanche descrivere. Comparve davanti allo zar, sposò la principessa, ricevette una grande dote e divenne intelligente ed accorto. Lo zar e la zarina gli vollero bene, e la principessa lo amò con tutta l'anima. Festeggiarono, banchettarono e infine tornarono nel proprio regno, dove vissero felici e contenti.

Note lessicali:

* (antica unità di misura di lunghezza, usata nell'Impero Russo, equivalente a circa 1067 metri.) ** (parola polacca che sta per "signore")