Fiabe russe di A. Afanase'ev: La pantofola d'oro [ex novo].

(testo tradotto da me e distribuito con licenza CC 3.0 Italia. Per favore, vedasi note a pié di pagina.)

lacquer art picture

(laccha russa per la fiaba de La pantofola d'oro. Tratta dal sito Actinoya.ru. Passaci sopra il puntatore del mouse per ingrandirla.)

Da: «Narodnye russkie skazki», 1855-'64

libro animato

Una coppia di vecchi aveva due figlie. Un giorno il vecchio andò in città a comprare un pesce per la figlia maggiore e uno per la minore; la maggiore lo mangiò, ma la minore andò al pozzo e disse: «Mia piccola madre pesce, cosa devo fare con te?» «Non mangiarmi» rispose il pesciolino, «ma gettami in acqua, e mi renderò utile.» La fanciulla lasciò cadere il pesce nel pozzo e tornò a casa.

Ora, la vecchia provava una grande antipatia per la figlia minore, sicché fece indossare gli abiti più belli alla maggiore e la preparò per andare a messa, e alla minore diede due secchi di segale con l'ordine di sgusciarla tutta entro il suo ritorno dalla chiesa. La fanciulla andò a prendere l'acqua; si mise a sedere sul bordo del pozzo e cominciò a piangere. Allora il pesce salì in superficie e le chiese: «Perché piangi, bella fanciulla?» «E come potrei farne a meno?» rispose la ragazza, «mia madre ha fatto indossare a mia sorella gli abiti migliori e l'ha portata in chiesa, mentre ha lasciato me a casa e mi ha pure ordinato di sgusciare tutta quella segale entro il suo ritorno.» E il pesce disse: «Non piangere, vestiti e va' in chiesa; la segale sarà presto sgusciata.» La fanciulla si vestì e andò a messa, e sua madre non la riconobbe. Poi, sperdendosi fra la folla, la fanciulla tornò a casa, appena in tempo per il ritorno di sua madre, la quale andò da lei e disse: «Allora, sciocchina, hai sgusciato la segale?» «Sì, l'ho fatto» rispose la figlia; e la madre aggiunse: «Sapessi che bellezza abbiamo visto in chiesa! Il sacerdote* non cantava e neppure leggeva: ha passato tutto il tempo a rimirarla. Invece, tu, ma guardati.. tu, scioccherella, guarda un po' come sei conciata!» E la fanciulla rispose: «Anche se non sono venuta, sono al corrente di tutto.» «Ma cosa ne vuoi sapere tu?» Replicò la madre.

Il giorno seguente la madre vestì la figlia maggiore degli abiti più belli, la portò con sé alla messa, e lasciò a casa la figlia minore con tre secchi d'orzo dicendo: «Mentre io prego Dio, tu sgusci l'orzo.» Così, andò in chiesa e la figlia minore a prendere l'acqua; sedette sul pozzo e pianse. Il pesce risalì a galla e le chiese: «Perché piangi, gentile fanciulla?» «Come faccio a non piangere?» Rispose, «mia madre ha fatto indossare a mia sorella il suo abito più bello per la messa, mentre ha piantato a casa me con tre secchi d'orzo da sgusciare, e devo farlo prima che ritorni.» E il pesciolino rispose: «Non piangere, vestiti e vai in chiesa anche tu. L'orzo sarà presto sgusciato.» Allora la fanciulla si vestì e si recò in chiesa a pregare il Signore, ma il sacerdote la rimirò per tutto il tempo, senza né leggere, né cantare. Ora, quel giorno a messa c'era anche il figlio dello zar, e quando vide la nostra bellissima fanciulla, le piacque enormemente e volle sapere subito chi fosse; prese della pece e la versò sulla suola della pantofola d'oro, sicché, quella rimase appiccicata e la fanciulla dovette tornare a casa con un piede scalzo. E il giovane principe disse: «Sposerò la proprietaria di questa scarpa». Di lì a poco, anche la vecchia rientrò, ed esclamò: «Ah, che bella quella fanciulla che c'era in chiesa! Pensa che il sacerdote non ha speso un solo minuto a cantare o a leggere, perché ha passato tutto il tempo a rimirarla. Mentre tu, invece, guarda che sciattona che sei!»

In quel mentre il principe era in viaggio da un distretto all'altro, alla ricerca di colei che aveva perso la pantofola; ma non riuscì a trovare nessuna che riuscisse a calzarla. Alla fine capitò a casa della vecchia e disse: «Fate venire anche vostra figlia minore: voglio vedere se a lei calzerà bene.» «Ma vi sporcherà la scarpetta» rispose la vecchia. La fanciulla arrivò e subito il figlio del re le fece provare la pantofola, che calzava a pennello. E così, se la sposò ed essi vissero a lungo felici e contenti.

Alle nozze bevvi la birra; mi scivolò sulle labbra, ma in bocca non ci è entrata.
Mi fecero indossare un abito lungo e largo invero, ma ecco volarmi avanti un brutto corvo tutto nero.
Cra, cra! Ed esclama: "Abito dorato, abito dorato!" ma sembrava che dicesse: "Abito arraffato, abito arraffato!"
E me lo son levato.
Allora chiesi un cappellone, e mi arrivò un ceffone.
Mi diedero delle scarpe rosse, ma di nuovo il corvo mi disse: "Scarpe rosse, scarpe rosse!"
Ma sembrava che dicesse: "Perché te le sei messe, perché te le sei messe?"
Allora me le levai, e via le gettai.

(Traduzione dall'inglese di Valentina Vetere.)

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