Fiabe russe di A. Afanase'ev Koscei L'Immortale

(Fonte: Web)

Koscei l'Immortale

("Kashchei the Immortal", 1926/'27. Di Viktor Vasnetsov.)

Da: «Narodnye russkie skazki», 1855-'64

libro animato

C'era una volta, in un lontano reame, un re, che viveva con la sua regina. Nacque loro un figlio, Ivan zarevic. Le bambinaie vogliono cullarlo, ma non ci riescono. Chiamano il ladre: "Sire, grande sovrano! Vieni tu, e prova a cullare tuo figlio". Il re cominciò a cullarlo: "Dormi, figlio mio! Dormi, mio amato! Crescerai grande e forte, ti fidanzo già da adesso con la Inenarrabile Bellezza, figlia di tre mamme, nipote di tre nonne, sorella di nove fratelli". Lo zarevic si addormentò, e dormì tre giorni interi, settantadue ore. Quando si svegliò pianse più di prima. Le bambinaie cercano di cullarlo, ma non ci riescono; chiamano il padre: "Sire, grande sovrano! Vieni tu, e prova a cullare tuo figlio". Il re zar, lo culla, e intanto gli dice: "Dormi, figlio mio, dormi, mio amato! Crescerai grande e forte, ti fidanzo già da adesso con la Inenarrabile Bellezza, figlia di tre madri, nipote di tre nonne, sorella di nove fratelli". Lo zarevic si addormentò e dormì ancora tre giorni interi. Quando si svegliò, pianse ancora, più di prima. Le bambinaie cercano di cullarlo, ma non ci riescono. "Vieni, grande sovrano, culla tuo figlio." Lo zar lo culla, e gli dice: "Dormi, figlio mio, dormi, mio amato! Crescerai grande e forte, ti fidanzo già da adesso con la Inenarrabile Bellezza, figlia di tre madri, nipote di tre nonne, sorella di nove fratelli". Lo zarevic si addormentò, e dormì ancora altri tre giorni. Poi si svegliò, e dice: "Dammi, padre, la tua benedizione; vado a sposarmi". "Ma come, figlio mio? Dove vuoi andare? In tutto hai nove giorni!" "Dammi la tua benedizione, e io vado. E se non me la dai, vado lo stesso!" "Beh, và pure. E che Dio sia con te!"

Ivan zarevic si preparò e andò a procurarsi un cavallo. Si allontanò non poco da casa, e incontrò un vecchio: "Dove vai, giovane? Di tua volontà o no?". "Io non voglio parlare con te!" rispose lo zarevic, si allontanò un poco e poi ci pensò su: "Perché non ho detto nulla a quel vecchio? I vecchi sanno molte cose". Subito raggiunse il vecchio: "Fermati, nonno! Perché mi hai fatto quella domanda?". "Perché ti ho chiesto se andavi o no di tua volontà?" "Io vado tanto di mia volontà, quanto non di mia volontà. Ero piccolissimo, e mie padre mi cullava nella culla, e mi ha destinato a fidanzami con l'Inenarrabile Bellezza, figlia di tre madri, nipote di tre nonne, sorella di nove fratelli." "Bravo ragazzo, parli a modo! Però a piedi non ci potrai arrivare: l'Inenarrabile Bellezza vive lontano." "Quanto lontano?" "Nel reame d'oro, al termine del bianco mondo, dove sorge il solicello." "Come devo fare? Non ho un cavallo che vada così veloce, né una frusta di seta che lo faccia correre più rapidamente." "Come no? Il tuo batjuska ha trenta cavalli, tutti uguali l'uno all'altro. Torna a casa, e ordina agli scudieri di abbeverarli sulla riva del mare, il cavallo che arriverà per primo, che entrerà nell'acqua fino al collo, e si metterà subito a bere, allora le onde del mare cominceranno a sollevarsi, a ondeggiare da riva a riva. E tu prendi quel cavallo!" "Grazie per il tuo buon consiglio, nonno!"

Come gli aveva insegnato il vecchio, così lo zarevic fece; scelse un cavallo eroe, trascorse la notte, e al mattino presto, si alzò, aprì i portoni, e si avviò. Con voce umana il cavallo gli parlò: "Ivan zarevic! Sdraiati a terra! Io ti darò tre toccatine". Gli diede un colpetto una volta, poi un'altra volta, ma la terza volta no. "Se l'avessi fatto una terza volta, la terra non ci avrebbe portati, noi due!" Ivan zarevic: tolse il cavallo dalla catena, lo sellò, e vi montò sopra: solo allora lo zar vide suo figlio! Vanno lontano lontano, dove il giorno si raccorcia, e la notte si fa vicina. C'è un palazzo, che pare una città, un'izba che pare un palazzo. Il principe entra nel cortile, va al pianerottolo, lega il cavallo a un anello di rame, poi entra nell'anticamera dell'izba, prega Dio, chiede di passare la notte. "Passa la notte, bravo giovane" gli dice una vecchietta. "Dove stai andando?" "Ah tu, vecchia cagna, non parli proprio a modo. Prima dammi da bere e da mangiare, preparami il letto e poi fammi le domande." Lei gli diede da bere e da mangiare, lo mise a letto, e cominciò a fargli domande. "Nonnina, io ero molto piccolo, il batjuska mi cullava nella culla, e mi ha destinato in sposa la Bellezza Inenarrabile, figlia di tre madri, nipote di tre nonne, sorella di nove fratelli." "Bravo ragazzo! Parli bene! Vivo da sette decenni, e di questa bellezza non ho mai sentito parlare. Più in là vive la mia sorella maggiore, forse lei lo sa. Và domani da lei, e adesso dormi. Il mattino è più saggio della sera." Ivan zarevic passò dunque la notte, e al mattino si alzò presto, si lavò proprio per bene, tirò fuori il cavallo, lo sellò, dette di staffa, e la nonnetta riuscì appena a vederlo.

Egli va dunque lontano lontano, in alto in alto, il giorno si accorcia, e la notte si fa vicina. C'è un palazzo che sembra una città, un'izba che sembra un palazzo. Il principe va al pianerottolo, lega il cavallo a un anello d'argento, poi va nell'andito, entra nell'izba, prega Dio, chiede di passare la notte. Dice una vecchia: "Fu, fu! Fino ad oggi non mi era mai stato dato di vedere con gli occhi ossa russe, né di sentirle con gli orecchi, ma ora le ossa russe sono venute da sole da me, nel mio cortile. Da dove vieni, Ivan zarevic?". "Perché, vecchia cagna, continui a dire fu fu, e mi fai domande sgarbate? Prima dovresti darmi da mangiare e da bere, mettermi a letto, e solo allora farmi le domande." Lei lo fece sedere a tavola, gli diede da mangiare e da bere, lo mise a letto, sedette presso il suo capezzale, e gli chiede: "Dove stai andando?". "Nonna, ero piccolo, mio padre, il batjuska, mi cullava nella culla, e mi ha fidanzato con la Inenarrabile Bellezza, figlia di tre madri, nipote di tre nonne, sorella di nove fratelli." "Bravo ragazzo, parli a modo. Ma io, che vivo da ottant'anni, non ho mai sentito parlare di una tale bellezza. Se prosegui per questa strada, più avanti, vive la mia sorella maggiore; forse lei la conosce; lei ha tre esseri che le danno le risposte: il primo è la fiera dei boschi; il secondo è l'uccello dell'aria; il terzo il pesce serpente dell'acqua. Tutto quello che esiste a questo bianco mondo, tutto, le è sottomesso. Và domani da lei, e ora dormi; il mattino è più saggio della sera!" Ivan zarevic passò la notte, si alzò molto presto, si lavò ben bene, montò a cavallo, e via! Va lontano lontano, in alto in alto, il giorno si raccorcia, la notte si fa vicina; c'è un cortile, che sembra una città, un' izba che sembra un palazzo. Ivan va al pianerottolo, lega il cavallo a un anello d'oro, entra nell'andito e poi nell'izba, prega Dio, chiede di passare la notte. Una vecchia gli gridò contro: "Ah, tu, l'anello di ferro non ti andava bene, hai legato il cavallo all'anello d'oro". "Bene, nonnetta, non gridare; il cavallo lo si può slegare e legarlo a un altro anello." "Che, bravo ragazzo, ti ho fatto paura? Ma tu non spaventarti e siediti sulla panca e io comincerò a farti delle domande. Qual è la tua famiglia, da quale città vieni?" "Eh, nonna, tu prima dovresti darmi da mangiare e da bere, e poi farmi le domande. Vedi, vengo dopo una lunga strada, è tutto il giorno che non mangio!" Subito la vecchia preparò la tavola e diede da mangiare e da bere a Ivan zarevic. Egli mangiò e bevve a sazietà, si buttò sul letto, la vecchia non chiede niente, è lui stesso che racconta: "Ero piccolo, il batjuska mi cullava nella culla, e mi volle fidanzare con la Inenarrabile Bellezza, figlia di tre madri, nipote di tre nonne, sorella di nove fratelli. Fammi il favore, nonnina, dimmi: dove vive l'Inenarrabile Bellezza e come si fa per arrivare da lei?". "Io stessa, zarevic, non lo so. Ho già passato i novant'anni e di questa bellezza non ho mai sentito parlare. Ma tu dormi in pace; domani mattina radunerò i miei informatori; forse qualcuno lo saprà."

Il giorno dopo la vecchia si alzò presto, si lavò ben bene, uscì con Ivan zarevic sul pianerottolo, e gridò con voce possente, fischiò con fischio giovanile. Gridò al mare: "Pesci e mostri marini, venite qua!". Subito l'azzurro mare si agitò, si radunarono pesci grandi e piccoli, si radunò ogni specie di serpente e mostro, vanno a riva, la ricoprono tutta. La vecchia chiede: "Dove vive l'Inenarrabile Bellezza, figlia di tre madri, nipote di tre nonne, sorella di nove fratelli?". Rispondono tutti i pesci e i serpentoni ad una voce: "Di vista non l'abbiamo vista, di orecchie non l'abbiamo udita!". Gridò la vecchia alla terra: "Radunatevi, belve dei boschi!". Le belve dei boschi corrono, ricoprono la terra, e rispondono ad una voce: "Di vista non l'abbiamo vista, di orecchie non l'abbiamo udita!". Gridò la vecchia alle regioni celesti: "Radunatevi, uccelli dell'aria!". Gli uccelli volano, ricoprono la luce del giorno, rispondono ad una voce: "Di vista non l'abbiamo vista, di orecchie non l'abbiamo udita!". E adesso non c'è più nessuno a cui chiederlo!" dice la vecchia, così prese Ivan zarevic per la mano, lo portò nell'izba. Appena arrivati, volò dentro l'uccello Mogol, cadde in terra, e alle finestre fu buio. "Ah, tu, uccello Mogol! Dov'eri, dove volavi, perché sei venuto in ritardo?" "Ho preparato la Bellezza Inenarrabile per la messa." "Anche questo! Tu mi devi fare un servizio fedele: portare là Ivan zarevic." "Lo farei volentieri, ma devi rifornirmi di molto cibo." "Quanto?" "Tre botti di carne di manzo e una bigoncia d'acqua." Ivan zarevic riempì una bigoncia d'acqua, comprò dei buoi, li uccise e riempì tre intere botti, mise le botti sull'uccello Mogol, e poi andò all'officina, dove si fabbricò una lunga lancia di ferro. Tornò indietro e salutò la vecchia. "Addio nonnina! Dà da mangiare a sazietà al mio valoroso cavallo. Ti ripagherò." Sedette sull'uccello Mogol, che subito si alzò e volò via. Vola, e continua a voltarsi indietro. Quando si volta, Ivan zarevic gli dà, con la lancia, un pezzo di carne di bue. E così vola e vola, a lungo vola, lo zarevic ha già finito due botti e dice: "Ehi, uccello Mogol! Stai per cadere sulla umida terra, è rimasto poco cibo". "Che dici, Ivan zarevic! Qui ci sono boschi profondi, fanghi avvinghianti, io e te non ci riusciremo ad arrivare alla meta." Ivan zarevic gli aveva dato ormai la carne di tutte e tre le botti, e l'uccello Mogol vola e poi si volta. ' Che fare? ' pensa lo zarevic, così si taglia i polpacci delle gambe e li dà all'uccello; l'uccello Mogol li inghiotte, vola su prati verdi, su erbe di seta, su fiori azzurrini, e poi cade a terra. Ivan zarevic si alza, cammina per il prato, cerca di sciogliere le membra, ma zoppica da tutte e due le gambe. "Che ti succede, zarevic, zoppichi forse?" "Zoppico, uccello Mogol! Da tempo mi sono tagliato i polpacci per nutrirti." L'uccello Mogol allora vomitò i polpacci, li applicò alle gambe di Ivan zarevic, soffiò e sputò, i polpacci si attaccarono, e lo zarevic poté camminare in modo baldo e forte.

Arrivò a una grande città, e si fermò per riposare da una nonnina che stava nel retro di una casa destinato alla servitù. La nonnina gli dice: "Dormi, Ivan zarevic! Domani quando suonano le campane ti sveglierò". Lo zarevic si coricò e si addormentò subito; dorme un giorno, dorme una notte... Suonarono a mattutino, la nonnina accorse, cercò di svegliarlo; per quanto lo scuota, lo batta, no, non riesce a svegliarlo. Il mattutino finì, suonarono per la messa. La Bellezza Inenarrabile andò in chiesa; la nonnina della servitù accorse, cercò ancora di svegliare il principe, lo scuote e batte in ogni modo, riesce finalmente a svegliarlo. Ivan zarevic saltò subito su, si lavò per bene, al bianco pulito, si vestì e adornò, e andò a messa. Entrò in chiesa, pregò rivolto alle icone, si inchinò da tutte le parti, in particolare verso l'Inenarrabile Bellezza; stavano vicini l'uno all'altra, a pregare Dio. Alla fine della messa, lei per prima va sotto la croce, lui la segue. Salì su una cassapanca, guardò l'azzurro mare. Stanno arrivando dei vascelli; erano i vascelli di sei eroi che venivano per chiedere di fidanzarsi. Gli eroi videro Ivan zarevic, e si misero a ridere: "Ehi tu, zoticone di paese! Magari vuoi fidanzarti con una tale bellezza? Tu non vali nemmeno il dito mignolo di lei!". Uno lo dice, e poi un altro, e poi un terzo, fatto sta che egli si sente offeso; così agitò una mano, si forma una strada, agitò l'altra, tutto è vuoto! (cioè: li ha atterrati tutti). Poi Ivan va dalla nonnetta del cortile: "Allora, Ivan zarevic, hai visto l'Inenarrabile Bellezza?". "L'ho vista e non la dimenticherò mai più per i secoli dei secoli." "Beh, và a dormire. Domani andrà di nuovo a messa; quando suona la campana, io ti sveglierò." Lo zarevic andò a letto, dorme un giorno, dorme una notte; suonano a mattutino, la vecchietta accorre, cerca di svegliare lo zarevic, ma non ci riesce, per quanti sforzi faccia; suonano per la messa, e, dài e dài, riesce a svegliarlo. Ivan zarevic saltò su, si lavò per bene, bianco pulito, si rivestì e adornò e andò in chiesa. Entrò, pregò le icone, si inchinò ai quattro cantoni, e in particolare, distintamente dagli altri, si inchinò alla Inenarrabile Bellezza. Lei gli diede uno sguardo, e arrossì. Stanno ancora vicini, pregano Dio. Alla fine della messa, lei passa sotto la croce, e lui la segue.

Lo zarevic salì sulla cassapanca, e guardò l'azzurro mare. Stanno arrivando dei vascelli: dodici eroi, che venivano per chiedere come fidanzata l'Inenarrabile Bellezza; si misero a deridere Ivan zarevic: "Ehi, tu, zoticone di paese! Vorresti l'Inenarrabile Bellezza? Tu non vali neanche il suo dito mignolo!". Per queste parole egli si offese; agitò una mano, e ci fu una via, agitò l'altra, e fu tutto vuoto! Egli andò poi dalla vecchia del cortile. "Hai visto l'Inenarrabile Bellezza?" gli chiede la nonnetta. "L'ho vista, e non la dimenticherò mai più." "Beh, và a dormire, domani mattina ti sveglierò di nuovo." Ivan zarevic va a dormire. Dorme un giorno, dorme una notte. Suonarono le campane a mattutino, la vecchietta corse a svegliare Ivan zarevic, ma non ci fu nulla da fare. Suonarono poi le campane per la messa, e la vecchietta cercò di nuovo di svegliarlo. A gran fatica ci riuscì! Ivan zarevic saltò su in fretta, si lavò per bene, bianco pulito, si rivestì e adornò, e andò in chiesa. Entrò, pregò le icone, si inchinò ai quattro cantoni, e in particolare si inchinò, distintamente dagli altri, alla Inenarrabile Bellezza. Ella lo salutò, lo fece mettere alla sua destra, e lei si mise alla sua sinistra. Stanno lì in piedi a pregare il Signore, alla fine della messa lui passa per primo sotto la croce, lei per seconda.

Lo zarevic salì sulla cassapanca, guardò l'azzurro mare. Sono in arrivo molti vascelli: ventiquattro eroi, ventiquattro bogatyri, vengono per chiedere la mano della Inenarrabile Bellezza. Gli eroi vedono Ivan zarevic, e lo deridono. "Ehi, tu, zoticone di paese! Magari vorresti l'Inenarrabile bellezza? Tu non vali nemmeno il suo dito mignolo!" Si misero tutti intorno a lui e ad allontanarlo dalla Inenarrabile Bellezza; Ivan zarevic non lo sopportò: agitò una mano, e fu una via, agitò l'altra, e fu una piazza, tutto vuoto, atterrò tutti fino all'ultimo. L'Inenarrabile Bellezza lo prese per mano, lo portò nel suo terem, lo fece accomodare davanti a un tavolo di legno di quercia, con eleganti tovaglie, gli offrì da mangiare, da bere, lo ospitò, lo dichiarò suo fidanzato.

Dopo un poco essi si prepararono e si misero in cammino, per andare nel reame di Ivan zarevic. Cammina, cammina, si fermarono in un campo aperto per riposare. L'Inenarrabile Bellezza si coricò per dormire, e Ivan zarevic fa la guardia al suo sonno. Ed ecco che lei dormì a sazietà, si svegliò, e le dice Ivan zarevic: "Inenarrabile Bellezza, fa la guardia, mentre io dormo". "Dormirai a lungo?" "Nove giorni interi, senza voltarmi da un fianco all'altro. Fammi la guardia, e non svegliarmi: quando sarà il momento mi sveglierò da solo." "Un pò troppo lungo il tuo sonno, Ivan zarevic. Io mi annoierò." Noia o non noia, non c'è niente da fare! Ivan zarevic si coricò e dormì proprio nove giorni interi. Ma durante quel tempo arrivò Koscej l'Immortale e si portò via l'Inenarrabile Bellezza, se la portò nel suo reame.

Ivan zarevic si sveglia dal suo sonno, guarda, e l'Inenarrabile Bellezza non c'è più. Si mise a piangere, e s'incamminò, per una strada, per un cammino, chi sa. Cammina a lungo, cammina poco, fatto sta che arriva nel paese di Koscej l'Immortale, e chiede ospitalità a una vecchia. "Perché, Ivan zarevic, te ne vai così triste?" "E come non potrei, nonna? Avevo tutto, sono rimasto con nulla." "Brutto affare, il tuo. Koscej l'Immortale non ti risparmierà certo." "Desidero almeno rivedere la mia fidanzata!" "Beh, và a letto, dormi fino al mattino; domani Koscej va alla guerra." Si coricò Koscej, ma il sonno non gli entra nella testa. Il mattino Koscej esce dalla sua corte, e Ivan zarevic vi entra: davanti al portone, bussa. L'Inenarrabile Bellezza apre, lo guarda, e scoppia a piangere. Andarono in una stanza, si sedettero, e cominciarono a parlare. Ivan zarevic le consiglia: "Chiedi a Koscej l'Immortale dove si trova la sua morte". "Bene, glielo chiederò." Ivan aveva fatto appena in tempo a uscire dalla corte, che vi entrò Koscej: "Ah" dice, "sento odore di ossa russe; vuol dire che Ivan zarevic è stato da te". "Ma che cosa dici mai, Koscej Immortale! Dove potrei vedere Ivan? Le belve se lo saranno già divorato!" Si misero a cenare; dopo la cena, l'Inenarrabile Bellezza chiede: "Dimmi, Koscej Immortale, dove si trova la tua morte?". "Ma che t'importa, stupida donna? La mia morte è legata in una coroncina."

Il mattino successivo Koscej va alla guerra. Ivan zarevic andò dalla Inenarrabile Bellezza, prese quella coroncina, e la ricoprì tutta d'oro sfavillante. Ivan fece appena in tempo a uscire, che Koscej entra nella corte: "Ah" dice, "sento odore di ossa russe! Vuol dire che Koscej è stato qui!". "Ma che dici mai, Koscej Immortale. Tu stesso sei volato sulla Russia, e quindi hai assorbito lo spirito russo e quindi l'odore russo: l'odore russo viene da te. Come potrei io vedere Ivan zarevic? È rimasto nei boschi profondi, nei fanghi avvinghianti, le belve se lo sono mangiato!" Venne il tempo di cenare. L'Inenarrabile Bellezza sedette sulla seggiola, e lui lo mise sulla panca; egli guarda sotto la soglia, e scorge in terra la corona indorata. "Questo che cos'è?" "Ah, Koscej Immortale, tu stesso puoi vedere come ti rispetto; se tu mi sei caro, anche la tua morte mi è cara." "Stupida donna! Io ho scherzato! La mia morte si trova rinchiusa in quella palizzata di legno di quercia."

Il giorno dopo Koscej va alla guerra, e arriva Ivan zarevic, il quale ricopre d'oro tutta la palizzata. La sera torna a casa Koscej l'Immortale. "Ah" dice, "sento odore di ossa russe. Vuol dire che Ivan zarevic è stato da te." "Ma che dici mai, Koscej Immortale? Te l'ho già ripetuto: come potrei vedere Ivan zarevic? È rimasto nei boschi profondi, nei fanghi avvinghianti; ormai le fiere l'hanno divorato." Venne il tempo di cenare: l'Inenarrabile Bellezza si sedette sulla panca, e fece sedere sulla sedia Koscej. Koscej guardò dalla finestra e vide la palizzata tutta indorata, splende come il fuoco. "Che cos'è questo?" "Vedi tu stesso, Koscej Immortale, come ti rispetto. Come mi sei caro tu, così mi è cara la tua morte." Piacque a Koscej Immortale questo discorso ma dice alla Inenarrabile Bellezza: "Ho scherzato ancora! La mia morte si trova in un uovo, l'uovo si trova in un'anitra, e l'anitra sta su un ceppo che fluttua nel mare". Non appena Koscej l'Immortale fu andato alla guerra, l'Inenarrabile Bellezza fece cuocere per Ivan zarevic dei pasticcini, e gli disse come cercare la morte di Koscej.

Ivan zarevic andò per una strada, per un cammino, chi lo sa, arrivò al grande mare oceano, e non sa come proseguire. I pasticcini erano finiti, e non c'è niente da mangiare. A un tratto vola uno sparviero. Ivan zarevic prende la mira: "Su, sparviero! Io ti colpirò e ti mangerò crudo." "Non mangiarmi, Ivan zarevic! Quando sarà il momento ti sarò d'aiuto." Viene un orso. "Ah, Mia dalle goffe zampe, io ti ucciderò e ti mangerò crudo." "Non mangiarmi, Ivan zarevic! Quando sarà il momento ti sarò d'aiuto." Ivan guarda. sulla riva c'è un luccio che si dibatte: "Ah, luccio dentuto! Sei capitato a tiro. Ti mangerò crudo". "Non mangiarmi, Ivan zarevic! È meglio se mi butti in mare. Quando verrà il momento ti sarò d'aiuto." Lo zarevic sta lì e pensa: un tempo mi sarà d'aiuto, però io ho fame adesso! All'improvviso l'azzurro mare si gonfiò, si agitò, inondò la riva: Ivan zarevic corse in alto. Corre con tutte le sue forze, e l'acqua gli corre dietro, alle sue calcagna. Ivan arrivò al posto più elevato e salì su un albero. Dopo un pò l'acqua cominciò a diminuire; il mare si calmò, si acquietò, e sulla spiaggia si vide un grande ceppo. Accorse l'orso, prese il ceppo e lo sbatté a terra, e il ceppo si spaccò, ne uscì fuori un'anitra, che s'involò subito, e fu subito in alto. A un tratto, chissà da dove, apparve lo sparviero, prese l'anitra e in un momento la spaccò in due. Dall'anitra uscì un uovo, che andò a finire proprio in mare, qui il luccio lo afferrò, nuotò a riva e lo dette a Ivan zarevic.

Lo zarevic si mise nel petto l'uovo e andò da Koscej Immortale. Entra nel suo cortile, lo accoglie l'Inenarrabile Bellezza, che lo bacia sulle labbra, che cade tra le sue braccia. Koscej Immortale sta seduto alla finestra, e impreca: "Ah, Ivan zarevic! Vuoi portarmi via l'Inenarrabile Bellezza? E allora non resterai vivo". "Proprio tu l'hai rapita a me!" rispose Ivan zarevic, e tirò fuori l'uovo, e lo mostrò a Koscej: "E questo che cos'è?". A Koscej si oscurò la vista, subito divenne mite e sottomesso. Ivan zarevic si fece passare l'uovo da una mano all'altra: e Koscej Immortale veniva gettato da un angolo all'altro della stanza. Quando lo zarevic capì questo, si mise ancor più spesso a lanciarsi l'uovo da una mano all'altra, lancia, lancia, finché l'uovo si schiacciò, e Koscej cadde a terra e morì. Ivan zarevic attaccò i cavalli a una carrozza d'oro, prese interi sacchi d'argento e d'oro, e partì con la fidanzata per casa sua, dal batjuska.

Viaggiarono molto, viaggiarono poco, chi lo sa; egli arriva da quella vecchietta che aveva interrogato tutte le creature: pesci, uccelli, belve, vide il suo cavallo. "Grazie a Dio" disse "Voronko è vivo!" e ricompensò con oro la vecchia, perché aveva nutrito il cavallo, aveva passato i novanta, poteva anche non vivere ancora. Subito lo zarevic disse a un messaggero veloce di andare dal padre, e di portargli una lettera, dove era scritto: "Batjuska, accogli fra poco tuo figlio. Sto arrivando con l'Inenarrabile Bellezza". Il padre riceve la lettera e non ci crede: "Come può essere? Ivan zarevic quando partì aveva solo nove giorni!". Subito dopo il messaggero arrivò lo zarevic. Lo zar vide che il figlio aveva detto la verità, corse alla porta per accoglierlo. Ordinò ai tamburi di rullare, alla musica di suonare: "Batjuska! Dacci la benedizione per il nostro matrimonio". Gli zar non hanno certo bisogno di preparare birra o vino: di tutto ne hanno molto. In quello stesso giorno fu organizzata una bella festa, celebrate le nozze. Ivan zarevic e la Bellezza Inenarrabile si sposarono; in tutte le vie furono messe enormi bigonce piene di bevande diverse. e ciascuno poteva attingervi come desiderava la sua anima! C'ero anch'io, ho bevuto idromele e vino, però mi colava sui baffi e non entrava in bocca.