Fiabe tradizionali cinesi - La storia di Hok Lee e dei nani.

(testo esaminato e tradotto da me; per favore, vedasi note a pié di pagina.)

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(Immagine illustrativa: By Jenry J. Ford - P.D. via www.childrensnursery.org.uk.htm)


«The Green Fairy Book, 1892»

libro animato

C'era una volta in una piccola cittadina cinese un uomo di nome Hok Lee, il quale era un gran lavoratore; oltre alla sua professione, mandava avanti da solo la sua casa, poiché non aveva ancora una moglie. Vicini e conoscenti lo stimavano: "Che uomo operoso!" dicevano, "lavora sodo anche quando è in casa, e non si concede mai una vacanza come fanno gli altri." Tuttavia, Hok Lee non era affatto quella persona virtuosa che la gente credeva; è vero che lavorava duramente durante il giorno, ma la notte, quando i rispettabili vicini andavano a dormire, faceva il ladro insieme ad una pericolosa banda che scassinava le case dei ricchi, portandosi via tutti i beni che riusciva. Questo stato di cose andò avanti per diverso tempo, e nonostante di tanto in tanto qualche ladro fosse pescato in castagna e imprigionato, i sospetti non caddero mai su Hoke Lee, la cui rispettabilità non era mai stata messa in discussione. Invece egli aveva accumulato una grossa somma di denaro derivante dai furti fatti con la banda, quando un giorno, mentre si recava al mercato, un vicino di casa gli chiese: "Che cosa ti è successo in faccia, Hok Lee? Hai una guancia gonfia." Ed era vero; la sua guancia destra era grossa il doppio del normale ed egli cominciò a sentirsi in imbarazzo. "Ci applicherò un bendaggio" disse, "col calore si sgonfierà sicuramente." Invece il giorno dopo stava anche peggio, e la guancia continuò a gonfiarsi giorno dopo giorno, fino a quando diventò grande quanto la sua testa, e si fece assai dolorosa; non sapeva più che cosa fare: non solo la guancia si era fatta vistosamente brutta e dolente, in più la gente cominciò a ridere alle sue spalle e a schernirlo, e questo urtò molto i suoi sentimenti.

Un giorno, il caso volle che passasse di lì un dottore dalla città; questo medico, oltre a curare con le medicine, faceva dei bizzarri riti con streghe e spiriti maligni. Hok Lee decise di farsi visitare, e lo invitò a casa sua. Dopo averlo attentamente visitato, il dottore disse: "Caro Hok Lee, da quanto vedo questo non è un normale gonfiore: ho il forte sospetto che tu abbia commesso qualche cattiva azione che ha scatenato la furia degli spiriti. Non esistono medicinali in grado di curarti, ma se tu vorrai pagarmi un po' di più, ti dirò cosa dovrai fare per guarire." Allora, medico e paziente cominciarono a trattare la cifra, e ci misero un sacco di tempo prima di riuscire a mettersi d'accordo, ma alla fine, il dottore riuscì a farsi pagare profutamente per il suo silenzio, mentre Hok Lee voleva guarire il prima possibile. Così, dovette accettare il compromesso. Appena il dottore intascò la somma, spiegò al suo paziente che quando ci fosse stata la prima notte di luna piena avrebbe dovuto recarsi in un certo bosco, vicino ad un certo particolare albero, perché dopo un po' si sarebbero fatti vedere i nani e gli spiritelli danzanti che vivevano sottoterra. Aggiunse poi che i nani gli avrebbero sicuramente chiesto di ballare, infine gli raccomandò di danzare nel miglior modo possibile. "Se ballerai bene e se soddisferai i nani, essi accetteranno di esaudire un tuo desiderio, e allora sarai guarito; ma fa' molto attenzione: "Se danzerai male è molto probabile che si vendicheranno facendoti un dispetto." Detto questo, il dottore se ne andò.

La fortuna girava dalla parte di Hok Lee: la prima notte di luna piena era vicina, e quando fu il momento, Hok Lee uscì di casa di notte per andare nella foresta; pur con qualche difficoltà fu in grado di trovare il famoso albero, e, non senza nervosismo, vi si arrampicò. Stava per sedersi su un ramo quand'ecco spuntare un gruppetto di nani che si radunavano al chiaro di luna; venivano da tutte le parti, e a forza di spuntare, alla fine diventarono un centinaio. Erano tutti di ottimo umore; ballarono, volteggiarono, fecero piroette, mentre Hok Lee non stava più nella pelle dalla voglia di intervenire, che a forza di muoversi ed agitarsi, crack! Il ramo quasi si spezzò. I nani restarono impalati, e Hok Lee ebbe un tuffo al cuore. Poi un nano esclamò: "Ehi, c'è qualcuno lassù! Ehi tu, chiunque tu sia, vieni giù subito, o veniamo su noi a prenderti!" Hok Lee, terrorizzato, cominciò a scendere, ma era così nervoso che perse l'equilibrio e rotolò in modo esilarante. Quando si fu ricomposto, fece un grande inchino, e il nano che aveva parlato, che poi era il capo della tribù, disse: "Adesso, vuoi spiegarci chi sei e perché sei venuto qui?" Quindi Hok Lee spiegò il suo problema al nano, disse tutto della guancia gonfia, e di come il dottore gli avesse consigliato di andare nella foresta per cercare loro. "Bene" disse il nano, "a questo penseremo dopo. Innanzi tutto, devi ballare per noi. Se sarai bravo e ci farai divertire, forse noi potremo fare qualcosa; in caso contrario, sarai punito severamente, quindi bada bene a quanto ti ho spiegato e comincia a ballare." Detto questo, Hok Lee fu circondato dai nani che si sedettero tutti in cerchio intorno a lui. Hok Lee si sentì spaesato e terrorrizzato, ancora disorientato per la caduta dall'albero, e non si sentiva affatto pronto per ballare, ma i nani non sembravano disposti a concedere sconti. "Avanti!" esclamarono in coro. Hok Lee aveva il cuore in gola ma si sforzo ugualmente. Là per là, tentò di incrociare i piedi per fare un balzetto, ma era così rigido e nervoso che non riuscì a combinare nulla di buono, e poco dopo inciampò e cadde a terra e giurò che non avrebbe danzato mai più. I nani si arrabbiarono: Hok Lee fu ben presto circondato e immobilizzato e lo insultarono: "E tu saresti venuto da noi per farti curare!" urlavano, "sei venito quaggiù con una guancia gonfia e adesso te ne andrai con due." Così dicendo i nani scomparvero, lasciandolo da solo nel fitto del bosco, e Hok Lee fatico persino a ritrovare la strada di casa. Si trascinò via avvilito e demoralizzato, umiliato dal trattamento ricevuto, e altamente spaventato dalle minaccie dei nani. E quei timori non si rivelarono infondati, poiché, quando si alzò, il mattino dopo, vide che anche la guancia sinistra si era gonfiata come quella destra, e ora il suo volto era talmente deformato da non riuscire quasi più a vedere. Il povero Hok Lee era disperato, deriso e preso in giro ancora più di prima dalla gente. Il dottore che lo aveva visitato era sparito dalla circolazione, sicché a Hok Lee non rimaneva che tentare di nuovo ad ottenere la benevolenza dei nani. Dovette aspettare un lungo mese prima che la luna fosse di nuovo piena, e una notte tornò nella foresta, e andò a sedersi sotto lo stesso albero. I nani non si fecero attendere, e presto si fecero vedere; "Mi sento a disagio, sento puzza di uomo cattivo." disse un nano. Allora Hok Lee venne avanti e strisciò davanti ai nani, i quali lo circandorono come la prima volta, e nel vedere quella grossa faccia tutta gonfia, trovarono la scena alquanto esilarante e scoppiarono in una fragorosa risata. "Ma insomma, che cosa vuoi da noi?" gli chiesero. Il povero Hok Lee raccontò loro di tutte le sue sventure, e li scongiurò di dargli un'altra possibilità: i nani acconsentirono, perché amavano molto il divertimento. Hok Lee era consapevole che tutto il suo destino dipendeva da quella danza, così, decise di armarsi delle sue migliori intenzioni per ballare bene. E così, dapprima lentamente, poi sempre più animatamente, il suo ballo si rivelò divertente e ben eseguito. Talmente tanto che i nani ne furono deliziati, e l'esibizione fu seguita da grandi applausi e incoraggiamenti: "Bravo, bravo! Ben fatto, Hok Lee, danza ancora per noi, ci piace tanto vederti ballare!" Hok Lee continuò per parecchio tempo il suo balletto, danzò e danzò fino a quando fu esausto e dovette fermarsi. Allora il capo dei nani disse: "Ci siamo divertiti, caro Hok Lee, e per ricompensarti ho deciso di guarire il tuo gonfiore. Addio!"

Detto questo, scomparve, e Hok Lee, toccandosi la faccia con le mani, s'accorse con sua enorme sorpresa che il gonfiore era del tutto sparito e le sue guance erano ritornate normali. Con animo sollevato, tornò felicemente a casa sua, e da quel giorno decise di non rubare più. Il giorno dopo tutta la città apprese le ultime sulla sua incredibile guarigione; i vicini di casa gli fecero molte domande, ma lui tenne la bocca chiusa, e lasciò credere di aver scoperto da solo una cura miracolosa per quel genere di malattia.

Tempo dopo, venne da abitare vicino a lui un uomo che era gravemente malato da diversi anni; andò da Hok Lee a offrirgli una grossa somma in cambio del suo segreto. Hok Lee accettò, a condizione che quegli accettasse di non farne parola con nessuno; quello acconsentì e Hok Lee gli raccontò tutto dei nani e dei balli. Quel vicino di casa fece come Hok Lee gli aveva detto, e i nani guarirono anche lui. Dopo quell'episodio, altre persone andarono a farsi consigliare da lui, e da ognuno di loro ricavava la promessa del silenzio e forti somme di denaro. La qual cosa andò avanti per alcuni anni, e in breve tempo egli divenne ricco sfondato, e terminò i suoi giorni in pace e prosperità.

(Traduzione dall'inglese di Vale76).

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