Fiabe moderne - Marietto il rossetto (di Claudio Rinaldi)

libro animato

C'era una volta un rossetto di nome Marietto che abitava, da poco, nella borsetta di un'impiegata non tanto bella ed anche zitella. Il colore del rossetto era color miele con estratti dello stesso. Marietto divideva, quel piccolo spazio, con altri cosmetici: dall'ombretto alla matita-occhi, dal correttore in stick al mascara, dal fondotinta alla cipria, dal fard alla matita-labbra. L'impiegata, al mattino, usciva da casa sempre in ritardo e truccava , una parte del suo viso in ascensore, ed un'altra, quando parcheggiava la sua automobile vicino all'ufficio. Il rossetto, di solito, veniva afferrato per ultimo. «Puoi donare solo una parvenza di bellezza a questa donna», disse, un giorno, l'ombretto. «Per questa ragione sei l'ultimo ad uscire dalla borsetta», replicò la matita-occhi. «Dichiarazioni sacrosante», continuò il fondotinta. «Perchè pronunciate, nei miei confronti, delle parole così malvagie?» domandò il rossetto. «Sono delle semplici verità. Certo sei un cosmetico come noi ma, il tuo colore ed il tuo odore è particolare», rispose, per tutti, la matita-labbra. «Proprio tu hai il coraggio di disprezzarmi. Eppure siamo delle ottime amiche. È il tuo lavoro ad evidenziare il mio colore. Un colore normalissimo. Mica tutti i rossetti devono essere rossi. E, riguardo al mio profumo, sono al miele. Nulla di strano, tenuto conto che esistono, in commercio, dei miei colleghi che hanno delle strane ed orripilanti fragranze», affermò Marietto. «Non era mia intenzione offenderti. Però non sei un cosmetico di gran valore con quell'olezzo e, con quella carnagione», ribatté la matita-labbra. «Come dici? Non ho capito bene», chiese il rossetto. «Hai inteso alla perfezione le parole della matita-labbra. Non essere sciocco!» esclamò il mascara. «Io, un cosmetico senza valore? Io sono il rossetto! Capito? Il rossetto! Il mio è profumo e non un olezzo! La mia pelle è di miele, una sostanza dolcissima!» gridò con tutte le forze Marietto. Una piccola pausa e riprese a parlare. «Sono colui che evidenzia la più parte più bella del volto di una donna: le labbra, appunto.» «Non farneticare. Sei un nauseante cosmetico racchiuso in un semplice cilindro di plastica e null'altro», decretò la cipria. Marietto non rispose. Si avvitò su se stesso scomparendo nella sua casetta. Trascorsero dei mesi. La vita dell'impiegata era tranquilla. Si truccava sempre allo stesso modo e, nei medesimi luoghi.

Un giorno, adagiò il rossetto sulle sue labbra. Ormai era consumato. Marietto era alto poco più di un centimetro. "Finalmente acquisterà un altro rossetto", pensò il fard. «Non ancora!» urlò Marietto. «Conosci i miei pensieri?», domandò il fard. «Sono prevedibili come la pioggia nel grembo di una nuvola cinerea», rispose il rossetto. «Vivrò per molto tempo ancora. Non è finita la mia compagnia.» «È proprio questa che detestiamo!» esclamò il correttore in stick. «L'avevo capito da tempo», dichiarò il rossetto. «Ma, non riuscivo a comprendere il motivo di questa gratuita cattiveria. Adesso è tutto chiaro. Ogni cosmetico, che ha un colore diverso, è sempre bistrattato.» L'impiegata richiuse Marietto nel suo cilindro di plastica. Dopo anni di solitudine aveva un appuntamento con un uomo. La donna non si truccò. Sulle sue labbra era disteso solo il rossetto. "Come farà senza di noi?" si chiesero gli altri cosmetici. L'impiegata si incontrò con un affascinante uomo. Cenarono, al lume di candela, in un elegante ristorante. Alla fine l'uomo avvicinò le sue labbra a quelle della donna. Percepì un mellifluo odore. Sfiorò il rossetto. Estasiato, baciò la donna più volte. La sera incontrò le chiare luci dell'alba. Al rientro a casa, la donna svuotò la sua borsetta. I cosmetici si ritrovarono sul tavolo della cucina. Non dissero una parola. Marietto il rossetto uscì dal suo guscio di semplice plastica e sorrise. Gli altri cosmetici fecero altrettanto. Da quel giorno il rosetto al miele non fu più disprezzato per il suo colore e per il suo odore.