Fiabe Classiche - C.Pedroso: La regina vanitosa

(testo esaminato, e tradotto da me; per favore, vedasi note a pié di pagina.)

illustrazione

(Immagine illustrativa: da «Biancaneve», 1852. Da Project Gutenberg. Via Wikimedia Commons)

«Portuguese Folktales», 1882

libro animato

C'era una volta una regina molto vanitosa che, rivolgendosi alle sue damigelle d'onore, soleva chiedere sempre: "Conoscete al mondo un viso più bello del mio?" ed esse rispondevano che non ne esisteva nessuno. La stessa domanda la poneva alle sue ancelle personali, le quali rispondevano allo stesso modo. Un giorno lo chiese anche al suo cappellano, ed egli rispose: "Sì, sappia Vostra Maestà che esiste un viso più bello del Vostro." La regina, sentendo queste parole, volle assolutamente sapere a chi si riferisse, ed egli rispose che si trattava della principessa. Allora la regina ordinò che preparassero una carrozza, e portassero via, lontano, la fanciulla e di tagliarle la testa, e di riportarle la lingua in prova della sua morte. I servi ubbidirono all'ordine regale, e condussero la principessa lontano, ma quando furono sul punto di ucciderla, non ebbero il coraggio e dissero: "Altezza, Voi non sapete per quale motivo vi abbiamo condotta qui, ma non vi faremo del male." Infatti trovarono una piccola serpe, la ammazzarono, e ne tagliarono la lingua, spiegando alla principessa che l'avrebbero portata alla regina, per farle credere che fosse la sua. Poi raccomandarono alla fanciulla di allontanarsi e non tornare più, in modo da non tradirli con la regina. La fanciulla si mise in cammino e continuò a camminare attraverso boschi e foreste senza incontrare anima viva, fino a quando vide in lontananza una piccola fattoria, e avvicinandosi trovò le tracce di qualche maialino, ma la capannuccia sembrava disabitata. Entrò nella prima cameretta e vi trovò una vecchia cassa di pino; nella seconda stanzina c'era un letto fatto di un vecchissimo materasso di paglia, e nella terza camera, un camino e un tavolo. Aprì il cassetto del tavolino e vi trovò del cibo, che mise a cuocere sul fuoco. Apparecchiò per se la tavola, e quando stava apprestandosi a mangiare, udì i passi di un uomo. Spaventata, si nascose allora sotto il tavolo, ma l'uomo, che l'aveva vista, la richiamò, dicendole di non temere e di non vergognarsi di niente; allora ella si tranquillizzò, e pranzarono e bevvero insieme. Finito il pasto, l'uomo chiese alla fanciulla se preferiva restare con lui in qualità di moglie o di figlia, ed ella rispose in qualità di figlia. L'uomo preparò un letto separato apposta per lei, ed andarono a dormire. Vissero per un breve periodo così, tranquillamente e serenamente insieme. Un giorno l'uomo suggerì alla giovinetta di uscire un po' a passeggio; ella rispose che il suo vestito era troppo vecchio per uscire, allora l'uomo aprì un armadio che conteneva un bel guardaroba adatto alla vita di campagna. La fanciulla ne scelse uno e così poté uscire di casa. Mentre era a passeggio, vide un gentiluomo venirle incontro, allorché fece dietro-front, spaventata, e tornò a nascondersi in casa. Quando la sera l'uomo rientrò a casa, le chiese se si era divertita fuori, ed essa rispose timidamente di si. Allora il giorno dopo egli la incoraggiò nuovamente a uscire, ma mentre era fuori, capitò come il giorno prima, che incontrasse lo stesso giovanotto, e si spaventò ancora di più e si rifiondò in casa. Quando il buon uomo la sera le chiese se si fosse divertita, rispose di no perché si era vista avvicinata da uno sconosciuto, e si era spaventata molto, ragion per cui non desiderava più uscire, allorché l'uomo tacque. In realtà, il bel giovane che la principessa aveva incontrato per caso, era un principe che era tornato la seconda volta sullo stesso posto per rivederla, perché era innamorato di lei. Allora, non rivedendola più, si ammalò gravemente d'amore, e furono chiamati eminenti specialisti a visitarlo, e spiegarono che egli era ammalato d’amore. Allora la regina fece proclamare che la ragazza che aveva conosciuto il principe si sarebbe dovuta presentare a palazzo, scortata da una guardia reale, e sarebbe stata ricompensata e fatta sposa del principe. Purtroppo la fanciulla non era più uscita di casa, ragion per cui non seppe nulla della faccenda, allora la regina, vedendo che la ragazza non si presentava, mandò una guardia a cercarla. La guardia bussò alla porta, e spiegò che la regina la mandava a chiamare, e che sarebbe stata adeguatamente ricompensata; allora ella disse di ritornare il giorno dopo, quando avrebbe dato una risposta. La sera ebbe tempo di parlarne con il padre putativo, il quale le consigliò di dire che non desiderava recarsi al palazzo, ma che preferiva che fosse la regina a venire alla casetta.

Il giorno dopo la guardia reale tornò per la risposta, e la fanciulla disse che non se la sentiva di fargli sapere quale era la sua decisione; la guardia giurò che avrebbe riferito fedelmente e con la massima discrezione le sue parole alla regina, così ella fece la sua richiesta, come le aveva consigliato 'uomo. Alla guardia sembrò una singolare richiesta, e temeva la reazione della sovrana, la quale lo obbligò a parlare. La regina allora andò in collera, ma vedendo che proprio in quel momento il diletto figlio fu preso da violente convulsioni, si decise ad accettare per amor suo; fece preparare la carrozza e si diresse verso la capanna, ma, mano mano che si avvicinava, la capanna fu trasformata in un palazzo, l'uomo che aveva accolto la principessa in fuga fu tramutato in un potente imperatore, i maiali in duchi, la campagnola in una sontuosa principessa, e tutto fu risplendente di lusso e ricchezze. Quando la regina vide tutto questo, fu molto sorpresa e fece molte scuse alla principessa per averle richiesto inizialmente di recarsi al suo palazzo. Disse alla giovane donna che suo figlio era perdutamente innamorato e chiedeva in continuazione di lei, e che desiderava con tutte le sue forze sposarla, altrimenti sarebbe certamente morto di dolore se ella avesse rifiutato. Ma la ragazza non lo respinse, il giovane principe guarì, essi in breve tempo si sposarono con grande sfarzo, ed essi vissero a lungo felici e contenti.

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(Documento totalmente revisionato il 4 novembre 2011)