Fiabe Classiche - J.Jacobs: L'albero di rose¹.

(testo esaminato e tradotto da me; per favore, vedasi note a pié di pagina.)

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(Immagine illustrativa: By John Dickson Batten - P.D.)

«English Fairy Tales, 1890»

libro animato

C'era una volta un brav'uomo che aveva due bambini: una ragazza dalla sua prima moglie, e un maschio dalla seconda. La femmina era di carnagione bianca come il latte, con le labbra rosse come ciliegie, e lunghissimi capelli di seta d'oro che le arrivavano ai piedi. Il suo fratellino l'amava teneramente, ma la cattiva matrigna, invece, la odiava. "Figlia," le disse un giorno, "va' dal droghiere e comprami una libbra² di candele." Le diede dei soldi e la fanciulla uscì, comprò le candele e tornò a casa, ma c'era uno steccato, così, depose a terra le candele e s'arrampicò sulle assi per oltrepassare, ma in quel mentre apparve un cane che scappò con le candele. Allora ritornò dal droghiere e ne comprò delle altre. Quando fu di nuovo davanti allo steccato, mise a terra il mazzetto e s'arrampicò di nuovo, e di nuovo venne il cane a rubarle le candele. Tornò per la terza volta dal droghiere, e per la terza volta accadde come prima; allora rientrò a casa piangendo per la disperazione di aver speso tutti i soldi e per aver perso le candele per tre volte. La matrigna sotto sotto era furiosa, ma si finse calma e le disse: "Vieni ad accucciare il capo sul mio grembo, che voglio pettinarti i capelli." La fanciulla coricò la testa sul grembo della matrigna e si sciolse i lunghissimi capelli d'oro che si srotolarono sul pavimento. La bellezza di quella chioma bionda suscitò ancora più forte l'odio della perfida matrigna, la quale disse: "Non riesco a farti le trecce finché tieni la testa appoggiata sulle mie ginocchia, vammi a prendere un ceppo di legno." La ragazza andò e tornò con quello. Poi la matrigna disse: "Non riesco a farti le trecce, portami un'ascia." Così fece. "E adesso corica il capo sul ceppo mentre io ti pettino le trecce." La fanciulla fece come aveva detto la perfida donna, e in men che non si dica quella le mozzò il capo. Poi ripulì la scure e rise; poi prese il cuore e il fegato della povera figliastra e ne fece uno stufato. Il marito li assaggiò ma scosse la testa, perché avevano uno strano sapore; ella allora ne servì un po' al figlio, ma egli non ne volle. Lei cercò allora di obbligarlo a mangiarli ma lui si riufiutò e corse fuori in giardino, prese i resti della sua cara sorellina, la tumulò in una cassa e la seppellì sotto una rosa, e tutti i giorni andava a piangere davanti a quella rosa, e le sue lacrime si riversavano sulla tomba di lei. Un giorno la rosa fiorì; era primavera, e lassù in mezzo ai fiori c'era un uccellino bianco. Cantò e cantò tanto, con voce così melodiosa che sembrava quella di un angelo del Paradiso. Poi volò via e andò a posarsi sul ramo di un albero che stava vicino alla bottega di un calzolaio, e quando fu lassù, cantò:

La mia mamma cattiva mi ha ammazzata, Il mio caro babbo mi ha mangiata Il mio fratello adorato sta laggiù e io canto quassù Legno oro e pietra E presto sarò lieta.

"Che bella canzone! Canta ancora!" disse il calzolaio. "D'accordo, ma in cambio mi darai quel bel paio di scarpette rosse che stai lavorando." Il calzolaio gli regalò le scarpe, e l'ulleccelletto cantò di nuovo. Poi volò sull'albero vicino al negozio di un orologiaio, e cantò:

La mia mamma cattiva mi ha ammazzata, Il mio caro babbo mi ha mangiata Il mio fratello adorato sta laggiù e io canto quassù Legno oro e pietra E presto sarò lieta.

"Oh, che bel canto! Ancora, ancora, dolce uccellino!" disse il calzolaio. "D'accordo, ma in cambio mi darai l'orologio d'oro e la catenina che hai in mano." Il gioielliere accettò lo scambio e l'uccello afferrò orologio e catenina: se li mise sulle zampette, e aver ripetuto la canzone, volò via e andò a un mulino, dove stavano macinando una grossa macina di pietra. L'uccellino si posò sull'albero e cantò:

La mia mamma cattiva mi ha ammazzata, Il mio caro babbo mi ha mangiata Il mio fratello adorato sta laggiù e io canto quassù Legno..

E il primo dei tre operai interruppe il suo lavoro e guardò in sù.

"Oro!"

E anche il secondo operaio ripose gli attrezzi e guardò in sù.

"Pietra!"

E pure il terzo depose l'attrezzo e guardò in sù.

"E presto sarò lieta!"

E tutti e tre dissero all'unisono: "Oh, che bella canzone, cantala ancora, dolce uccellino!" E quello rispose: "Sì, se mi date in cambio quella grossa pietra." I tre operai accettarono, poi l'uccello bianco cantò di nuovo il suo motivetto, e volò via, portando con sé le scarpette rosse su una zampa, l'orologio d'oro sull'altra, e la macina legata intorno al collo. E cantando cantando volò verso casa sua. Arrivato, picchiettò il cornicione della casa con la macina, e dall'interno si udì la voce della matrigna dire: "Sta tuonando." Allora il figlio scivolò fuori per sentire i tuoni, ed ecco venir giù dall'alto un bel paio di scarpette rosse. Sbatté ancora la macina e la matrigna disse ancora: "Sta tuonando." Anche il marito andò fuori a vedere, e l'uccello bianco lasciò cadere l'orologio d'oro. Padre e figlio si guardarono sorpresi e risero e poi esclamarono: "Ma guarda che bei regali che ci hanno portato i tuoni!" Infine, l'uccelletto bianco colpì per la terza volta il cornicione della casa e la matrigna disse: "Di nuovo il tuono; forse ha portato qualcosa anche per me." E corse fuori, ma appena varcò la soglia di casa l'uccello lasciò andare la pietra che le cadde sulla testa e così ella morì.

(Traduzione dall'inglese di Vale76).

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Annotazioni

¹ "The Rose-Tree", 1890. [Aarne-Thompson type 720, The Juniper Tree]

²454gr. circa.

Questa fiaba è stata esaminata e tradotta da me dall'inglese. Chiunque desideri questo testo per i propri siti, può prelevarlo liberamente, a condizione che citi cortesemente questo sito come propria fonte, senza linkare le immagini, e senza spacciare questa traduzione per opera sua, in segno di rispetto per il mio lavoro.Qualora dovessi accorgermi che questa, o qualsiasi altra traduzione svolta di mio pugno, fosse presente in qualunque sito senza espressivo riferimento a Paroledautore.net, potrei facilmente decidere di mandare un email al webmaster, amministratore, proprietario, o gestore del sito, con richiesta precisa di citazione della fonte, mentre per quanto riguarda un eventuale hot link sulle immagini presenti in questa pagina, potrei prevedibilmente optare per un cambiamento dell'indirizzo della stessa, o modifica del nome.

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(Documento creato il 27 luglio 2013)