Fiabe Classiche - J.Jacobs: Cenciosella ("Tattercoats")

(testo esaminato e tradotto da me; per favore, vedasi note a pié di pagina.)

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(Immagine illustrativa: By John Dickson Batten - P.D. Passaci sopra il mouse per ingrandirla.)

«More English Fairy Tales, 1894»

libro animato

C'era una volta in un grande palazzo un signore ricchissimo che non aveva parenti in vita eccetto una nipotina (figlia della sua figliola prediletta) che non aveva mai voluto vedere in vita sua; egli, infatti, odiava duramente la bambina, perché la riteneva la causa della morte prematura della figlia, essendo quest'ultima deceduta nel momento del parto. E quando la vecchia nutrice gli portò la creatura, eli la maledì, dicendo che non gli importava che vivesse o morisse, dopo di che giurò che non la voleva mai più vedere. Così dicendo, girò le spalle alla bambina, si sedette alla finestra con lo sguardo fisso sul mare, e cominciò a piangere a calde lacrime sua figlia morta, finché barba e capelli bianchi gli crebbero tanto da attorcigliarsi nella sedia e trascinarsi sul pavimento; le sue lacrime, gocciolando sul davanzale della finestra, formarono un canale nella pietra e scorsero via lungo le pareti, arrivando fino al mare. E così, la sua nipotina fu lasciata sola e abbandonata, senza cure né affetto. Soltanto la vecchia nutrice, di nascosto dagli altri, di quando in quando le dava un piatto di avanzi dalla cucina e la vestiva con sottane logore che riusciva a ricavare da tessuti di scarto; gli altri servitori del palazzo, invece, la maltrattavano verbalmente, e per deriderla dei suoi panni consunti, le spalle e i piedi sempre nudi, cominciarono a chiamarla «Cenciosella», e la tennero a debita distanza, disinteressandosi completamente di lei, finché un giorno essa corse via in lacrime, e andò a nascondersi tra i cespugli. In quel modo passarono gli anni e crebbe sola, quasi senza cibo, vestiti o acqua, trascorrendo i suoi giorni nei campi e per i viottoli, con l'unica compagnia di un un ragazzotto che faceva il guardiano d'oche, il quale le suonava delle armoniose melodie con il suo flauto quando soffriva la fame, o il freddo, o era stanca, e la dolce musica di lui le faceva dimenticare ogni pena, rallegrandola tanto da farla ballare, con lo starnazzante accompagnamento delle oche.

Ma un giorno si sparse la notizia che il re si trovava in viaggio per quelle terre, e che nella cittadina vicina avrebbe dato un grande ballo a cui erano invitati tutti i lord e le dame del paese, e in quell'occasione il principe suo figlio avrebbe scelto la sua sposa. Un invito fu mandato anche al nonno di Cenciosella, e quando i servi glielo porsero, egli sedeva ancora alla finestra, ingabbiato dalla sua lunga barba bianca e immerso in un mare di lacrime; ma quando lesse l'invito reale, si asciugò gli occhi e ordinò che gli portassero subito delle forbici per tagliare la lunga barba che lo aveva imprigionato, poi, si fece portare gioielli ed abiti eleganti, fece sellare il suo cavallo bianco con finimenti d'oro e d'argento, e si preparò per la festa.

Nel frattempo, Cenciosella aveva saputo dei grandi preparativi in città, e se ne stava accucciata presso la porta della cucina a piangere perché non poteva andare anche lei al ballo, e quando la vecchia tata la vide così, andò dal nonno e lo pregò di portare con sé sua nipote, ma egli aggrottò le ciglia e le ordinò di tacere, mentre i servi ridevano e dissero: "Cenciosella, vestita di stracci, gira tutto il giorno con il guardiano delle oche, vive e si diverte così, è perfetta per quella vita." La buona vecchia tata supplicò altre due volte il vecchio signore di portare la nipote con sé, ma ricevette in risposta soltanto sguardi truci e male parole, e fu poi condotta fuori dalla stanza tra lo scherno della servitù. In lacrime per il suo insuccesso, la povera tata andò a cercare Cenciosella, ma la ragazza era stata cacciata dal cuoco, ed era scappata dal suo amico guardiano d'oche a raccontargli che era tanto triste perché non aveva il permesso di andare al ballo reale. Ma quando l'amico ascoltò la storia, le raccomandò di stare allegra, e le propose di andarci insieme; e quand'ella guardò tristemente i suoi bei piedi scalzi e gli stracci che indossava, egli suonò qualche nota così gaia e allegra al suo flauto, che subito ella dimenticò i suoi dispiaceri, e prima che se ne accorgesse, il ragazzo l'aveva presa per mano, e insieme, scortati dalle oche, avevano cominciato a ballare, diretti in città. Ben presto, incontrarono sul loro cammino un giovane a cavallo, di bell'aspetto e splendidamente vestito, che si fermò a chiedere loro la via per il ballo; e quando seppe che anche loro due erano diretti proprio là, calò dal suo cavallo e camminò al loro fianco. Il guardiano delle oche suonò una dolce nota bassa, e lo sconosciuto fu preso improvvisamente dal bel viso di Cenciosella, e in breve s'innamoṛ perdutamente di lei; le chiese di sposarlo, ma ella rise, scuotendo la bionda chioma. "Vi vergognereste sicuramente di presentare una guardiana d'oche come moglie!" disse, "no, sposatevi con una tra le tante dame che incontrerete questa sera al ballo del re, e non fatevi beffe della povera Cenciosella." Ma egli, al melodioso suono del flauto del guardiano d'oche, più lei lo rifiutava, più s'innamorava. Così, come prova che i suoi sentimenti erano sinceri, le fece una proposta: le promise che se avesse accettato di venire con il guardiano e con tutte le oche a mezzanotte al ballo, avrebbe ballato con lei davanti a tutti, anche a piedi nudi e vestita di stracci, e l'avrebbe presentata al re e a tutta la corte come sua sposa.

Così, quando calò la notte e il castello traboccava di luci e musica, e tutti i gentiluomini e le dame presenti ballavano davanti al re, appena l'orologio batté la mezzanotte, Cenciosella e il guardiano, scortati dalle loro oche, si fecero largo nella grande sala da ballo, tra le risa degli uomini e i sussurri delle dame, mentre dal suo trono il re assisteva attonito alla singolare scena. Ma nell'istante in cui la ragazza e il suo buffo gruppetto si avvicinarono al trono, il suo spasimante, che sedeva accanto al re, si alzò per correrle incontro, la prese per mano, gliela baciò per tre volte davanti a tutti gli ospiti, e l'accompagnò deciso dal re. "Padre!" disse (poiché si trattava del principe), "ho fatto la mia scelta, e questa è la mia sposa, la fanciulla più bella e dolce del mondo!" E prima che finisse il suo discorso, il guardiano delle oche prese il suo flauto magico e suonò alcune note melodiose come il canto di un usignolo, e nello stesso istante, Cenciosella fu spogliata dei suoi umili stracci, ricoperta da abiti scintillanti, e agghindata da gemme superbe; una corona d'oro fu posta sulla sua bionda chioma, e il gregge di oche fu trasformato in tanti paggi impeccabilmente abbigliati, che le sorreggevano il lungo strascico. E quando il re si alzò dal trono per accoglierla come sua nuora, le trombe suonarono per annunciare al mondo la nuova principessa, e le genti per le strade del regno dissero fra loro: "Ah! Il principe ha dunque scelto per sposa la più bella fanciulla del mondo!"

Il guardiano delle oche sparì quella sera stessa e di lui non si seppe più nulla; in quanto al nonno di Cenciosella, che aveva giurato e spergiurato di non volerla mai più rivedere, essendo stato presente anche lui al ballo, se ne andò nell'istante in cui fu coronata, e se ne ritornò al suo palazzo sul mare; e lì se ne stette, ancora e ancora presso la sua finestra, e forse se andate a trovarlo lo troverete ancora lì, con lo sguardo fisso sull'orizzonte, a piangere più disperatamente che mai.

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(Documento creato il 28 febbraio 2009)