Fiabe e Favole Classiche e Popolari Italiane - Vittorio Imbriani

ritratto di Vittorio Imbriani

Vittorio Imbriani nacque a Napoli, il 27 ottobre 1840, da Carlotta Poerio (sorella del poeta risorgimentale Alessandro Poerio) e Paolo Emilio Imbriani, liberale. Trascorse la sua fanciullezza tra Nizza e Torino, restando accanto al padre in esilio. Scrittore e grande studioso della Storia nazionale, fu avviato agli studi sul Petrarca e sulla letteratura cavalleresca da Francesco De Sanctis. Dal 1860 condusse inoltre studi di filosofia, convertendosi a un assolutismo monarchico reggente uno Stato etico. Era una posizione politica splendidamente reazionaria, che ne fece però un isolato anche nella parte politica, la destra storica, in cui pure militò tutta la vita: «L'individuo, secondo me, non esiste, non debbe esistere che per e nello stato; a questo Moloch deve sacrificare tutto, libertà, affetto, opinioni». Nel 1878 sposò a Milano Gigia Rosnati, figlia minore dell'ex amante, molto più giovane di lui e a differenza di lui, molto religiosa. Nel 1879 nacque il primogenito Paolo Emilio II, che morì due anni dopo, nel 1881, anno della nascita della secondogenita Carlotta, destinata anch'essa a una morte precocissima. Ma i guai privati ebbero una brusca svolta con la malattia contratta nel 1880, la tabe dorsale, che lo ridusse progressivamente a una paralisi completa. Ciò non gl'impedì di pubblicare e collaborare a riviste anche negli ultimi anni di vita. Nel 1884 gli venne resa giustizia e assegnata la cattedra di letteratura italiana dell'Università di Napoli, ma essendo la malattia in stadio troppo avanzato non poté tenere alcuna lezione.

Deluso, come probabilmente moltissimi connazionali dell'epoca, dalla situazione in cui versava l'Italia post-unificazione, a cui nulla sapeva perdonare il suo temperamento inflessibile e bizzoso, sfogò questa sua frustrazione scrivendo poesie, saggi, racconti, e opere di vario genere. Non interruppe mai le ricerche e gli approfondimenti sulla Storia d'Italia e sulla lingua italiana. Dalla particolare predilizione verso gli autori del cinquecento e seicento, nacque il suo studio su Giambattista Basile, l'autore, fino ad allora poconsiderato, dello straordinario Cunto de li Cunti (Pentamerone).

Attento studioso della letteratura popolare, che andava integrata nella sua visione organica nell'alveo letterario della nuova nazione unita, raccolse e pubblicò a più riprese fiabe, canti e novelle di tradizione orale. Particolarmente importante ancora oggi, per qualunque studioso di folklore e tradizioni popolari, resta «La novellaja fiorentina», del 1871, raccolta di circa 40 fiabe e novelle toscane tramandate oralmente (che si affiancano alle già Sessanta Novelle Montalesi trascritte dal Nerucci), e successivamente ripubblicata con l'integrazione de «La novellaja milanese» a Livorno, nel 1877. Spiccano, inoltre, i «Canti popolari delle provincie meridionali» pubblicati per i tipi di Loescher (1871-72) e i «XII conti pomiglianesi», pubblicati a Napoli nel 1877, «Mastr'Impicca», del 1874, e «Dio ne scampi dagli Orsenigo», del 1876.

Morì nel 1886, ormai devastato dalla sua malattia.

Essendo la Novellaja, un anello molto importante dell'immensa catena della Fiaba Popolare Italiana, cercheremo di pubblicare in questo sito il maggior numero possibile di fiabe appartenenti a questa celeberrima raccolta. Come sempre, ogni testo sarà da me riadattato in italiano moderno, per una più facile e agevole fruizione. Nel frattempo, chi desiderasse cimentarsi con la lettura dei testi dialettali originali, può collegarsi al sito Liber Liber e scaricare una copia completa della raccolta.

Fiabe da «La Novellaja Fiorentina»: