Fiabe Classiche - Grimm: Re Mentone (o: «Re Bazza di Tordo») (König Drosselbart)

(testo esaminato e tradotto da me; per favore, vedasi note a pié di pagina.)

Re Mentone

(Immagine illustrativa by Margaret Evans Price, 1921.)

«Kinder und Hausmärchen» (n.52)

libro animato

C'era una volta un Re che aveva una figlia immensamente bella, ma allo stesso tempo così superba ed arrogante che nessun pretendente le andava bene. Prima li sbefeggiava, infine li scartava miseramente. Una volta il Re diede una grande festa alla quale furono invitati pretedendenti da ogni dove. Li fece mettere tutti in fila, e in ordine di rango: prima i sovrani, poi i granduchi, dopo, i principi, poi i conti, poi i baroni, infine gli aristocratici; uno per uno, furono presentati alla principessa, ma ella trovò in ognuno di loro qualcosa da obiettare. Qualcuno era troppo grasso: "Assomiglia tanto a una botticella" disse; un altro era troppo alto: "alto e smilzo, sembra un manico di scopa." Naturalmente, il terzo era troppo basso: "basso come un tappo e pure tracagnotto." Il quarto era per lei troppo pallido: "smunto come la morte". Il quinto era troppo rosso: "gallo da primo premio." Mentre il sesto era addirittura troppo poco dritto: "Legna verde fa fumo nel camino." E così via; furono ridicolizzati e bocciati tutti senza appello, in modo particolare un giovane e buon re che si trovava in prima fila, il cui mento era leggermente sporgente. "Ma guardatelo!" esclamò, ridendo, "ha un mento che sembra il becco di un tordo!" E da quel momento lo battezzò «Re Mentone». A quel punto, il vecchio Re, stufo di vedere la figlia che non faceva altro che schernire la gente e offendere tutti i pretendenti alla sua mano, andò su tutte le furie e le giurò che il primo straccione che avesse varcato la soglia del palazzo, l'avrebbe avuta in moglie. Ed ecco che appena qualche giorno dopo, giunse sotto le finestre del palazzo un suonatore ambulante venuto da chissà dove per guadagnare qualche soldo. Il Re se ne accorse e lo fece salire, e così, il vecchio cantore, vestito di stracci lerci e consunti, fu ammesso a cantare per il Re e la Principessa; a fine esibizione domandò una piccola offerta, e il Re, disse: "La tua canzone mi è piaciuta tanto, che voglio concederti la mano di mia figlia". A quelle parole la principessa inorridì, ma il Re disse: "Ho giurato che ti avrei fatta sposare al primo mendicante che si fosse presentato, e intendo mantenere la parola". La fanciulla protestò, ma inutilmente: il Re convocò immediatamente un sacerdote ed ella fu unita in matrimonio al menestrello in seduta stante. Ma non basta: appena le nozze furono celebrate, il Re disse: "Non sta bene che la moglie di un mendicante soggiorni nel mio palazzo. Ti invito, quindi, ad andartene via subito con tuo marito". Il mendicante prese sua moglie per mano, ed ella dovette andar via con lui, a piedi; arrivarono a una grande foresta, ed ella chiese al marito: "A chi appartiene questo bel bosco?". "è di Re Mentone. Se l'avessi sposato, oggi tutto questo sarebbe tuo." "Oh, me misera! Se solo avessi accettato di sposare Re Mentone.." Dopo un po', attraversarono una prateria, ed ella chiese ancora: "Di chi è questa bella e verde prateria?" "Appartiene a Re Mentone. Se tu l'avessi accettato come marito, oggi sarebbe tua". "Oh, me misera! Se solo avessi accettato di sposare Re Mentone.." "Senti, non mi va che tu stia sempre a lagnarti che hai sposato me e non un altro" disse il menestrello, "non ti vado bene, io?" Finalmente giunsero a una misera capanna, e la moglie chiese al marito: "Oh, buon Dio.. Come'è minuscola questa casa.. A chi appartiene questo misero tugurio?" Il vecchio rispose: "A me. Questa è casa mia, e da oggi è anche la tua. Ci vivremo insieme." Tanto era basso l'ingresso, che la ragazza dovette chinarsi per entrare. "Dov'è la servitù?" chiese al marito. "Quale servitù?" rispose il mendicante, "d'ora in poi dovrai arrangiarti da sola. Su, forza, adesso: accendi subito il fuoco e metti a bollire dell'acqua, e preparami qualcosa da mangiare, che sono molto stanco." Ma la principessa non ne sapeva nulla di come si accende un fuoco e di come si cucina, e quindi il mendicante dovette aiutarla a fare tutto, poiché lei non sapeva fare niente. Quando ebbero finito di consumare il loro misero pasto se ne andarono a letto, e la mattina dopo la fece alzare di buon'ora per fare i mestieri di casa. Per alcuni giorni, i due poterono tiare avanti così, come potevano, ma ben presto esaurirono le poche provviste. Il vecchio mendicante disse allora alla moglie: "Moglie, se vogliamo continuare a mangiare e a bere, dobbiamo guadagnare dei soldi. Da oggi intreccerai dei cesti." E andò fuori a tagliare dei salici, e li portò in casa; cominciò allora ad intrecciare, mai giunchi duri le rovinavano le mani delicate. "Vedo che non fa per te" disse il menestrello. "Forse è meglio che provi a filare: magari ti riesce meglio." La fanciulla sedette all'arcolaio e cominciò a filare, ma il filo duro e grezzo le tagliava le dita delicate fino a fargliele sanguinare. "Povero me! Sei proprio una buona a nulla! Non ho fatto un grande affare con te.. Proverò ad intraprendere un commercio di vasi di terracotta. Tu dovrai solo portarli al mercato e venderli." Ed ella pensò, ' Oh, me misera! Se dovessero vedermi i servi di mio padre, si prenderebbero gioco di me.. una principessa che vende terraglia all'angolo di una strada!" Protestò, invano, e alla fine dovette fare come il marito ordinava, se non voleva morir di fame. All'inizio andò tutto bene; la gente comprava volentieri da lei perché era una bella donna, e pagava senza lamentarsi: c'era persino chi le regalava il denaro senza portarsi via la merce, e con il ricavato di quelle vendite tirarono a campare, fino a quando i soldi finirono, e il marito dovette acquistare altra terracotta; la principessa si mise all'angolo del mercato ed espose la merce, ma improvvisamente un ussaro ubriaco galoppò proprio in mezzo alle terraglie, frantumandole in mille pezzi. La poveretta si mise a piangere, e si disperò tanto che non sapeva più che cosa fare. "Oh, buon Dio! Che ne sarà di me? Che cosa dirà, adesso, mio marito?" Corse a casa a accontargli la disgrazia. "Chi è così sciocco da piazzarsi sull'angolo della strada con tutta la merce?" disse il marito. "E' palese che non sei capace di lavorare, comunque, adesso smettila di piangere e ascoltami: oggi sono capitato per caso al palazzo del re, e ho chiesto se per caso avessero bisogno di una lavapiatti; mi hanno promesso di prenderti: in cambio avrai vitto gratuito." Così, la figlia del re diventò una sguattera; dovette dare una mano a cucinare e da quel momento tutti i lavori più pesanti toccarono a lei. S'allacciò una brocchetta alle tasche, e lì nascondeva gli avanzi di cibo da portare a casa, e vissero di quello.

Accadde poi un giorno che furono annunciate le nozze del figlio minore del re, e la poveretta andò a sbirciare attraverso la porta della salone. Quando furono accese tutte le luci e vide la sala addobbata in pompa magna per l'avvenimento, nel vedere sfilare una ad una donne bellissime, vestite da gran dame, pensò allora alla sua scarna condizione con il cuore gonfio di tristezza, e in quel mentre maledì l'orgoglio e la boria che l'avevano condannata a tanta miseria. Un odorino prelibato usciva dalle pietanze luculliane che passavano in rassegna, stuzzicando le sue narici; di tanto in tanto qualche cameriere le lanciava un boccone, che prontamente acchiappava per infilarlo nella brocchetta per portarselo a casa. Improvvisamente il promesso sposo varcò la soglia, indossando abiti eleganti di seta e velluto, portando al collo tante catenine d'oro; quando vide quella bella donna che stava ferma davanti alla porta, la prese per mano e la invitò a ballare, ma ella rifiutò, spaventata, poiché vide che era Re Mentone, il pretendente che aveva respinto e deriso. Cercò di divincolarsi, ma lui la spinse nel salone, ed ecco che la cintura che le teneva allacciata la brocca alla vita, si slacciò, finendo per rovesciarsi in terra con tutto il suo contenuto: la minestra colava e gli avanzi si sparsero dappertutto. A quella scena, gli ospiti risero e si presero gioco di lei, e lei si sentì sprofondare dalla vergogna. Con un balzo raggiunse la porta, decisa a fuggire, ma un uomo l'afferrò per un braccio e la ricondusse nella sala, e quand'ella volse lo sguardo vide che era ancora Re Mentone, che le disse affettuosamente: "Non avere paura. Sono io il povero menestrello che ha vissuto con te nella miserabile capanna nel bosco. Mi sono travestito per amor tuo, e fui ancora io l'ussaro che quel giorno ti distrusse tutti i vasi di terracotta. Ho fatto tutto questo per domare il tuo orgoglio e per punirti dell'arroganza con la quale mi avevi trattato." La principessa pianse amaramente e disse: "Ho agito malissimo, non merito di diventare vostra moglie." Ma lui disse: "Rasserenati, quel tempo è finito, e adesso celebreranno il nostro matrimonio." Entrarono due damigelle e vestirono la principessa sontuosamente; poi, venne anche suo padre, e tutta la corte augurò ogni bene alla coppia, ed ella divenne la sposa di Re Mentone, e da quel momento la loro felicità fu completa.

Quanto sarebbe stato bello se anche noi due ci fossi stati!

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Testo da me annotato e tradotto in italiano. La fonte della mia disamina è l'edizione in lingua inglese, curata e tradotta dal tedesco, dal Professor D. L. Ashliman, ex-docente dell'Università di Pittsburgh, e reperibile a questo link. Chi desiderasse cimentarsi con il testo originale in lingua tedesca, può trovarlo a questo indirizzo. Chiunque desideri questa mia traduzione per i propri siti, può prelevarlo liberamente, a condizione che citi cortesemente questo sito come propria fonte, senza linkare le immagini, e non spacci questa traduzione come opera sua, in segno di rispetto per il mio lavoro.

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Grazie per l'attenzione. Vale76

(Documento revisionato il 20 ottobre 2011)