Fiabe Classiche - Grimm: I sette corvi (Die Seben Raben)

(testo revisionato, e tradotto da me; per favore, vedasi note a pié di pagina.)

illustrazione

(Immagine illustrativa: By Anne Anderson, 1935 [P.D.] via Grandma's Graphics.)

«Kinder und Hausmärchen», (dal 1812 al 1822) (n.25)

libro animato

C'era una volta un uomo che aveva sette figli maschi, e desiderava molto avere una bambina; poi, un giorno, sua moglie rimase di nuovo incinta, e finalmente nacque loro una femminuccia. Essi provarono immensa gioia, ma la neonata era minuta e gracile, e, temendo per la sua vita, decisero di battezzarla in tutta fretta; il padre mandò uno dei ragazzi al pozzo a prendere l'acqua per il battesimo, ed anche gli altri andarono con lui, ma poi fecero a gara fra di loro per attingere per primi, così, ecco che la brocca cadde nell'acqua. Lì per lì stettero immobili senza sapere cosa fare; nessuno di loro osava tornare a casa senza l'acqua, ma quando il padre vide che non tornavano, diventò impaziente e disse: "Ragazzi perdigiorno! Sicuramente si saranno dimenticati di fare il loro dovere e si saranno messi a giocare chissà dove." E temendo che la bambina morisse senza prima aver ricevuto il battesimo, cominciò a strillare dalla rabbia ed esclamò: "Che possano trasformarsi tutti in corvi." E appena ebbe pronunciate quelle parole, udì il rumore di un frullo d'ali e, alzando il capo, vide sette corvi neri come il carbone alzarsi in volo e volare via. I genitori non poterono far nulla per annullare la maledizione, ma la presenza della figlioletta mitigò in parte il dolore per la perdita dei ragazzi. Il tempo passò, ed ella cresceva senza sapere dell'esistenza dei suoi fratelli, poiché i genitori facevano attenzione a non nominarli mai di fronte a lei. Ma un giorno la fanciulla ascoltò senza volere degli estranei parlare di lei, i quali dissero che era molto bella, ma anche che era la responsabile della fine dei suoi fratelli; la fanciulla ne rimase sconvolta, e andò subito a chiedere ai suoi genitori se era vero che aveva dei fratelli, e che cosa gli era accaduto. I genitori non poterono più mantenere il silenzio, ma le spiegarono che quella disgrazia fu un volere del destino, e che lei non aveva alcuna colpa; ma da quel momento la fanciulla si sentì sempre più responsabile dell'accaduto, e pensò di dover fare qualcosa per liberarli. Non ebbe più pace, fino a quando un giorno partì di nascosto e si avventurò nel mondo alla ricerca dei fratelli, decisa a liberarli a qualsiasi costo; portò con sé soltanto un anellino in ricordo dei suoi genitori, una pagnotta per sfamarsi, una piccola brocca d'acqua per dissetarsi, e una sediolina per riposarsi quando sarebbe stata stanca. Vagò in lungo e in largo, e andò fino alla fine del mondo; arrivò fino al sole, ma quello scottava terribilmente e odiava i bambini, così, scappò subito via, e corse verso la luna, ma quella era troppo fredda e anche lei era cattiva e spaventosa con le creature, e infatti le disse: "Ucci, ucci, sento odor di cristianucci." Allora corse lontano, e arrivò fino alle stelle, e per fortuna esse furono buone e gentili con lei, sedute ciascuna sulla propria seggiolina. Quando s'alzò la stella del mattino, diede alla bambina un osso di pollo e disse: "Tieni, ti servirà per aprire la porta della montagna di vetro, dove vivono i sette corvi." La fanciulla prese l'osso e lo avvolse in un fazzoletto, e proseguì il cammino fino a quando giunse alla montagna di vetro; la porta era chiusa a chiave, così, ella aprì il fazzoletto per prendere l'osso datole dalle buone stelle, ma l'osso non c'era più. L'aveva perduto. E ora, come avrebbe fatto ad aprire la porta senza la chiave? Voleva salvare i fratelli a tutti i costi, così, da buona sorellina che era, prese un coltello, si tagliò un ditino, lo infilò nella toppa e finalmente la porta si aprì. Entrò, e un nano le andò incontro e le disse: "Mia cara bambina, cosa stai cercando?" "Cerco i miei fratelli, i sette corvi" rispose; il nano disse: "I signori corvi non sono in casa, ma puoi aspettare che ritornino." Poi il nano servì la cena dei sette corvi sui loro sette piatti, e versò da bere nei sette bicchieri. La sorellina assaggiò un boccone da ogni piatto e bevve un sorso da ogni bicchiere, e nell'ultimo lasciò cadere l'anello che si era portata dietro. Improvvisamente sentì un rombo e un frullo d'ali, e il nano disse: "Sono i signori corvi che giungono a casa." I sette entrarono in casa, e si sedettero a tavola per mangiare, ma quando guardarono i piatti, notarono qualcosa di strano, e dissero, uno dopo l'altro: "chi ha mangiato dal mio piatto? Chi ha bevuto dal mio bicchiere? Vedo traccia di bocca umana." Quando il settimo bevve tutto il liquido, l'anello rotolò fuori; lo guardò e lo riconobbe e disse: "Volesse il buon Dio che nostra sorella fosse qui! Se così fosse, noi saremmo liberi." La fanciulla aveva ascoltato tutto da dietro la porta, e corse davanti a loro: in quel mentre i sette corvi furono trasformati di nuovo in esseri umani, e gli otto fratelli si baciarono e si abbracciarono stretti stretti. Poi, tutti insieme, tornarono allegramente a casa.

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Questa fiaba è stata da me annotata, esaminata e tradotta in italiano. La fonte della mia traduzione è l'edizione in lingua inglese curata dal professor Hashliman e reperibile a questo link. Chi desiderasse cimentarsi con la lettura del testo originale tedesco, può collegarsi a questa pagina. Chiunque desideri questo testo per i propri siti, può prelevarlo liberamente, a condizione che citi cortesemente questo sito come propria fonte, senza linkare le immagini, e non spacci questa traduzione come opera sua, in segno di rispetto per il mio lavoro.

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Grazie per l'attenzione. Vale76

(Documento totalmente revisionato e creato ex novo l'8 novembre 2011)