Fiabe Classiche - F.lli Grimm: L'indovinello (Das Rätsel)

(testo esaminato e tradotto da me; per favore, vedasi note a pié di pagina.)

illustrazione fiaba

(immagine illustrativa: by H.J.Ford in «The Green Fairy Book», 1906)

«Kinder und Hausmärchen» (n.22)

libro animato

C'era una volta un principe a cui venne l'improvviso desiderio di viaggiare per il mondo; non volle nessuno con sé, eccetto un servo fedele. Un giorno si trovarono in una grande foresta, e arrivarono a sera senza avere un posto dove dormire; non sapevano dove passare la notte, ma poi, il principe vide una ragazza che camminava verso una casetta, e quando le fu vicino, vide che era giovane e bella. Le rivolse la parola, dicendole: "Cara signorina, potremmo, io e il mio servo, trovare riparo per la notte in questa casetta?" "Si, potreste," rispose con voce cupa la fanciulla, "ma non ve lo consiglio; datemi retta, non entrate." "E perché no?" chiese il principe; la ragazza sospirò e disse: "Perché la mia matrigna pratica le arti proibite, e non gradisce la presenza di estranei." Con ciò, il giovane comprese di essere capitato a casa di una strega, ma, poiché era buio e non potevano proseguire il viaggio, decise di entrare, senza aver paura. C'era una vecchia che stava seduta su una poltroncina presso il fuoco; fissò lo sconosciuto con i suoi occhi rossi e gracchiò, fingendosi gentile: "Buonasera. Sedetevi pure e riposate." Poi attizzò il carbone sul quale cuoceva qualcosa da mangiare. La ragazza raccomandò ai due viandanti di fare attenzione, e di non mangiare né bere, perché la vecchia stava mescolando una pozione magica. Andarono a dormire e ronfarono fino a mattina; quando furono pronti per ripartire e il principe era già rimontato sul suo cavallo, la vecchia disse: "Aspettate un momento; vogliate gradire un drink d'addio." Ma il principe si era già incamminato, mentre il domestico era rimasto lì da solo ad allacciarsi la sella, e in quel mentre, giunse la strega con il liquido; "Ecco, portatelo al vostro padrone" disse. Ma in quell'istante la coppa si ruppe e la mistura colò sul cavallo: era un veleno così potente che la povera bestia crollò a terra morta stecchita. Il servo rincorse il padrone e gli raccontò la disgrazia; poi però non volle lasciare lì la sella e tornò indietro per riprenderla, e quando giunse sul posto vide che il cadavere del cavallo era diventato preda di un corvo, e pensò: 'Chissà se oggi troveremo qualcosa di meglio da mangiare?' Così, ammazzò l'uccello e lo portò via con sé. Tutto il giorno vagarono per la foresta, senza ritrovare la via; alla fine pernottarono in una locanda. Il domestico consegnò il corvo all'oste perché lo cucinasse. Ma non sapevano di essere capitati in un covo di briganti, e quando fu notte fonda, dodici di loro rientrarono, intenzionati a rapinare e a uccidere i forestieri; prima, però, si sedettero a tavola, in compagnia dell'oste e di una strega, e mangiarono tutti insieme una zuppa in cui era stata cotta la carne del corvo. Appena ebbero ingerito il primo boccone, ci restarono tutti morti stecchiti, poiché la carne del corvo era stata infettata dallo stesso veleno che era risultato fatale al cavallo. Sopravvisse soltanto la figlia dell'oste, la quale era una brava ragazza che si era sempre mantenuta estranea a malefici e scorribande; condusse gli ospiti per tutte le stanze della locanda, e mostrò ai viandanti i tesori accumulati dai banditi. Ma il principe non era interessato a impossessarsene, e rispose alla fanciulla che poteva tenere tutto lei, e insieme al suo servo riprese il viaggio.

Dopo aver cavalcato a lungo, giunsero nei pressi di una cittadina capeggiata da una principessa bella ma altezzosa, la quale aveva proclamato che avrebbe preso per marito colui che le avesse posto un quesito a cui non fosse in grado di rispondere; in caso contrario, al pretendente avrebbe fatto tagliare la testa. La principessa si riservava tre giorni di tempo per indovinare, e siccome aveva una mente arguta e brillante, riusciva sempre a risolverli entro il termine. Quando il principe fece capolino in città, già nove uomini erano stati giustiziati in quel modo; ma quando la vide, rimase stregato dalla sua avvenenza e decise di rischiare la vita per conquistarla. Si presentò a lei con l'indovinello; disse: "Non ne ha ucciso alcuno, ma ne ha fatti fuori dodici: che cos'è?" Lì per lì non seppe rispondere; pensò e ripensò, ma non riusciva a scoprirlo. Consultò i suoi libri sugli indovinelli, ma non trovò la risposta neanche lì, e, in breve, capì di essere nei guai; non sapendo cosa fare, ordinò alla sua ancella di infiltrarsi nella stanza del principe, nella speranza ch'egli pronunciasse nel sonno qualche parola utile a svelare il mistero. Invece, l'astuto servo si infilò nel letto del suo padrone e quando arrivò la cameriera della principessa, le strappò l'soprabito che l'avvolgeva e la scacciò a pedate. La seconda notte la principessa mandò di nuovo in avanscoperta l'ancella, sperando di riuscire nell'impresa, ma ancora una volta il domestico la spogliò, cacciandola in malo modo. La terza notte, il principe pensò di essere al sicuro e si coricò lui stesso nel suo letto, ma stavolta, fu la principessa in persona ad insinuarsi in camera sua; aveva indosso un soprabito grigio fumo e sedette accanto a lui; quando fu convinta che stesse dormendo e sognando, gli parlò, sperando che lui le rispondesse nel sonno, come spesso accade, ma lui era ancora sveglio e sentì tutto. Lei cominciò a chiedergli: "Non ne ha ucciso alcuno, ma ne ha fatti fuori dodici: che cos'è?" E lui rispose: "Un corvo che mangiò la carne avvelenata di un cavallo morto, morendone a sua volta." E lei chiese ancora: "Ma ne ha uccisi dodici, cos'è, dunque?" E lui rispose: "I dodici briganti che mangiarono il corvo avvelenato, perendone." Ora che aveva scoperto la soluzione, la principessa voleva sgattaiolare via, ma il principe le strappò i vestiti di dosso, ed ella, colta in trappola, dovette rinunciare. Tuttavia, il mattino dopo, annunciò di aver risolto l'enigma: mandò a chiamare i dodici giudici e svelò la soluzione davanti a loro. Ma il principe chiese udienza, e disse: "Si è introdotta in camera mia nella notte e mi ha interrogato; se così non fosse, avrebbe perso la scommessa." Allora i giudici gli ordinarono di mostrare le prove, e il fedele servo esibì gli abiti. I giudici riconobbero la veste grigio fumo che la principessa indossava abitualmente, e dichiararono: "Che questa veste sia guarnita d'oro e d'argento, e che sia trasformata nel vostro soprabito nuziale."

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Questa fiaba è stata da me esaminata e tradotta in italiano. La fonte della mia disamina è l'edizione in lingua inglese curata dal Professor D. L. Ashliman, ex-docente dell'Università di Pittsburgh, e reperibile a questo link. Chi desiderasse cimentarsi con il testo originale in lingua tedesca, può trovarlo a questo indirizzo. Chiunque desideri questo testo per i propri siti, può prelevarlo liberamente, a condizione che citi cortesemente questo sito come propria fonte, senza linkare le immagini, e non spacci questa traduzione come opera sua, in segno di rispetto per il mio lavoro.

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Grazie per l'attenzione. Vale76

(Documento creato ex-novo il 22 ottobre 2011)