Fiabe classiche - F.lli Grimm: I doni del popolo piccino.

(testo tradotto da me e distribuito con licenza CC 3.0 Italia. Per favore, vedasi note a pié di pagina.)

illustration by Anne Anderson

("Presents of the Little Folk", By Anne Anderson (1874-1930).[Public domain], via Wikimedia Commons. Passa il mouse sull'immagine per visualizzarla a dimensione reale.)

«Kinder und Hausmärchen», 1857 (n.183).

libro animato

Un sarto e un orafo stavano viaggiando insieme, quando una sera, poco dopo il tramonto, udirono in lontananza il suono di una musica, finché si fece sempre più distinto; era un suono strano, ma così piacevole, che i due si scordarono di tutte le loro fatiche e presero a camminare spediti. Era già sorta la luna quando arrivarono presso una collina, sulla quale c'erano tanti omini e donnine che si tenevano per mano ballando allegramente e piacevolmente in cerchio. Ed era stato proprio il suono di quella musica che aveva attirato i due erranti. Ad un tratto, un vecchio più alto si parò in mezzo agli altri; indossava una giacca dai colori sgargianti, e la sua lunghissima barba, bianca come la neve, gli pendeva sul petto. Stupefatti, i due girovaghi si fermarono a guardare la scena. Il vecchio fece cenno ai due di unirsi alla folla, e i ballerini accettarono di buon grado di aprire il cerchio e li accolsero nel gruppo. L'orafo, che aveva una gobba, e che come tutti i gobbi, era piuttosto intraprendente, balzò avanti; il sarto, inizialmente schivo, si tirò indietro, ma poi, nel vedere come si divertivano, si fece coraggio e finalmente si unì agli altri. Il cerchio si richiuse, e gli omini piccini ripresero a cantare e a danzare festosamente, ma il vecchio prese un grosso coltello che teneva allacciato alla cintura, e quando fu ben affilato, volse lo sguardo verso i due forestieri; quelli si spaventarono, ma non per molto: subito agguantò l'orafo e in quattro e quattr'otto gli rasò barba e capelli, poi, fece lo stesso con il sarto. La paura passò del tutto, non appena il vecchio diede loro una bella pacca sulla spalla in segno d'amicizia, come a dire che erano stati bravi a sopportare il trattamento senza fare resistenza; indicò poi con un dito un mucchio di carbone che stava lì vicino, e comunicò a gesti che entrambi potevano riempirsene le tasche, e i due ubbidirono, benché non sapevano che farsene, ed infine se ne andarono per la loro strada, in cerca di un riparo per la notte.

Giunsero in valle, e le campane di un vicino monastero risuonarono i dodici rintocchi della mezzanotte; cessarono i canti, le genti sparirono, e il colle rimase deserto al chiaro di luna. I due girovaghi trovarono un rifugio, si coricarono su un letto di paglia e si coprirono con le giacche; erano così stanchi che si dimenticarono di tirare fuori il carbone dalle tasche. Furono destati molto prima del solito da un peso opprimente che avevano sul grembo; si frugarono nelle tasche e a stento credettero alla visione che ebbero davanti: non più carbone a riempir le loro tasche, ma oro puro, e pure barba e capelli erano ricresciuti vigorosamente. Adesso erano ricchi, ma l'orafo lo era assai di più del suo amico, poiché, avido com'era, si era riempito le tasche fino all'orlo. E dal momento che più si ha, più si desidera avere, ecco che quegli propose al sarto di rimanere un giorno o due in più in quei luoghi, in modo da poter, se possibile, guadagnare ancora di più dal vecchio della montagna quella sera stessa. Ma il sarto non gradiva l'idea e disse: «A me basta quanto ho conquistato e sono soddisfatto. Ora quel che desidero è conquistarmi una buona posizione, così da poter sposare la mia dolce metà,» (così usava chiamare la sua amata), «e sarò un uomo felice.» Tuttavia, per fare un piacere all'amico, accettò di fermarsi un altro giorno. Quella sera l'orafo s'appese un paio di sacchi sulle spalle nel tentativo di portare via il più possibile, e poi si diresse verso il colle.

Esattamente come la sera prima, trovò gli omini piccini che ballavano e cantavano; di nuovo il vecchio gli fece la barba, e poi gli indicò di prendere un po' di carbone. Senza esitare, arraffò tutto quello che poteva mettere nei sacchi, riempiendoli fino a stiparli, e poi se ne ritornò allegramente da dov'era venuto. Si coprì col giaccone e disse: «Vale la pena sopportarne il peso, se sarà l'oro a pesare su di me.» E fu così che si addormentò, pregustando il momento del risveglio, sicuro che all'indomani sarebbe stato ricco sfondato. Quando il mattino dopo aprì gli occhi, andò subito a frugare nei sacchi, e non vi dico quale fu la sua sorpresa! Li svuotò completamente, ma non ne trasse altro che montagne di carbone nero come la pece. "Mi resta comunque l'oro della prima sera" pensò, e andò a cercarlo, ma rimase atterrito nel vedere che anche quello si era tramutato di nuovo in carbone. Si colpì la fronte con le mani fuligginose, e scoprì di avere tutta la zucca pelata e il mento liscio.

Eppure, i suoi guai non erano ancora finiti: soltanto in quel momento si accorse che oltre alla gobba che aveva già sulla schiena, adesso gliene era spuntata una seconda, altrettanto grande, sul petto. E fu così che capì che era la punizione per la sua avidità, e cominciò a piangere e a disperarsi. Il buon sarto, che era stato svegliato dai singhiozzi, consolò l'infelice come meglio poté, dicendogli: «Suvvia, d'ora in poi staremo sempre insieme: sarete il mio compagno di viaggio, e dividerete con me i miei averi.»

Da quel giorno mantenne la parola, ma il povero orafo dovette sopportare tutte e due le gobbe, e passò il resto dei suoi giorni con il capo coperto.

(Traduzione dall'inglese di Valentina Vetere.)

Annotazioni del Prof.Ashliman

  • Fiaba appartenente al type (Aarne-Thompson) 503, "Fairy Gifts".
  • Testo inserito dai Grimm a partire dalla sesta edizione delle Märchen (la penultima), dal 1850.
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Questa fiaba è stata da me tradotta dall'inglese. Chiunque desideri questo testo per i propri siti, può prelevarlo liberamente, seguendo le medesime condizioni regolate dalla licenza Creative Commons 3.0 indicata a fondo pagina, in segno di rispetto per il mio lavoro. Grazie per l'attenzione.

(Documento creato il 7 ottobre 2011.)

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