Fiabe Classiche - Grimm: I dodici fratelli (Die Zwölf Brüder)

(testo revisionato, esaminato, annotato, e tradotto da me; per favore, vedasi note a pié di pagina.)

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(Immagine illustrativa: By Anne Anderson in «Golden Wonder Book», 1934 [P.D.] Via Historiacarochinha.blospot.com Passa il mouse sull'immagine per visualizzarla a dimensione reale.)

«Kinder und Hausmärchen», (1819-1857) (n.9)

libro animato

C'erano una volta un re e una regina che vivevano felicemente, con i loro dodici figli, tutti maschi. Un giorno il re disse a sua moglie: "Se il tredicesimo figlio che metterai al mondo sarà una femmina, i maschi dovranno morire, affinché ella soltanto erediti il regno e l'intero patrimonio." Così dicendo, fece costruire anzitempo dodici bare, che furono riempite di trucioli e dotate ognuna di un guanciale funebre; poi, le fece rinchiudere in uno stanzino appartato, e consegnò le chiavi alla regina, raccomandandole di non farne parola con nessuno. La povera madre, che si sentiva già in lutto, se ne stette tutto il giorno chiusa in camera sua, finché il figlio minore, battezzato con il nome cristiano di [1]Beniamino, che le stava sempre vicino, le disse: "Cara mamma, perché vi angustiate?" "Non posso dirtelo, bambino mio" rispose la regina; ma egli insistette e non le diede più pace finché finalmente ella, mostrandogli lo stanzino segreto, gli spiegò ogni cosa: "Beniamino mio adorato, tuo padre ha fatto costruire queste dodici bare per te e per i tuoi fratelli, nell'eventualità che mi nasca una bambina: in quel caso, sarete tutti uccisi e seppelliti qui dentro." E così dicendo scoppiò in lacrime, ma il figlioletto tentò di consolarla, dicendo: "Non piangete, madre, vedrete che riusciremo a cavarcela lo stesso. Fuggiremo via." Allora la regina disse: "Sì, va' con i tuoi fratelli nel bosco. Sorvegliate a distanza il palazzo, e quando verranno per me i giorni del parto, uno di voi salirà in cima all'albero più alto che troverete, e dalla torre io vi farò segno con una bandierina: se sarà bianca, significherà che è nato un maschio, mentre se nascerà una femmina, la bandierina sarà rossa, e allora dovrete fuggire via lontano, il più velocemente possibile. E che Dio abbia cura di voi. Ogni notte mi alzerò dal letto e pregherò il Signore che vi dia un caldo fuoco per scaldarvi dal freddo dell'inverno, e che vi conceda un fresco riparo dall'afa estiva." Così, dopo aver ricevuto la benedizione materna, i dodici fratelli lasciarono il palazzo reale e si nascosero nel bosco, e lì, fecero a turno a stare di guardia su un'alta quercia per osservare la torre. Passarono undici giorni e toccò a Beniamino: all'improvviso vide alzarsi una bandiera, ma purtroppo per loro, era di colore rosso sangue, e ciò stava a significare una cosa sola, ossia che erano tutti condannati a morte. Quando il fratello minore riferì il fatto agli altri, essi esclamarono: "Ma tu guarda! Condannati a morte per colpa di una femmina! Ah, ma ci vendicheremo! Appena una donna incrocierà il nostro cammino, il suo sangue scorrerà." Poi, tutti e dodici si addentrarono nel fitto della foresta e, proprio nel mezzo, videro una piccola casetta incantanta, disabitata, così dissero: "Da oggi vivremo qui. Tu Beniamino, che sei il più giovane e il più delicato, resterai a casa e ti occuperai dei mestieri. Alla caccia provvederemo noi altri." Così, da quel giorno vissero nella casetta: i fratelli maggiori cacciavano daini selvatici, uccelli, colombi, e qualsiasi altro animale capitasse loro a tiro, poi, li consegnavano a Beniamino, che li cucinava per tutti. In questo modo vissero tutti insieme per dieci anni. Ma il tempo passava in fretta, e intanto, la loro sorellina cresceva, e divenne una bella fanciulla dal cuore gentile, e con una stella d'oro in fronte. Una volta, durante la giornata del bucato, la fanciulla vide dodici camicie da uomo nelle lavenderie del palazzo e chiese a sua madre: "Madre, di chi sono queste dodici camicie? Non sono della taglia di mio padre." La regina rispose con il cuore gonfio di tristezza: "Bambina mia, queste camicie appartengono ai tuoi dodici fratelli." "E dove sono i miei dodici fratelli?" chiese la fanciulla, "perché non ho mai sentito parlare di loro?" E la regina rispose: "Soltanto Dio sa dove si trovano. Purtroppo essi partirono raminghi per il mondo." Così dicendo, prese per mano sua figlia e la condusse nella stanza segreta dove c'erano ancora le dodici bare con i trucioli e i guanciali funebri. "Queste bare furono costruite per i tuoi fratelli, ma fortunatamente essi fecero in tempo a fuggire prima che tu nascessi." E così, raccontò alla principessina ogni cosa; allora la fanciulla disse: "Cara mamma, non piangete, perché voglio partire per andare a cercare i miei fratelli." Così dicendo, prese con sé le dodici camicie e si recò nel fitto del bosco; camminò per tutta la giornata, e a sera arrivò alla casetta incantata. Entrò, e vi trovò un ragazzo, il quale le chiese: "da dove vieni? Dove sei diretta?" E nel vederla così bella, con la sua stella in fronte e nel suo abito regale, rimase affascinato. "Sono una principessa alla ricerca dei suoi dodici fratelli, e non mi arrenderò fino a quando li avrò trovati." Così dicendo, gli mostrò le dodici camicie; Beniamino comprese allora che si trattava della sua sorellina, e disse: "io sono Beniamino, il minore dei tuoi fratelli." Allora la fanciulla pianse di gioia, e anche suo fratello; s'abbracciarono e si baciarono con grande affetto. Poi Beniamino disse: "mia cara sorella, devo avvertirti che noi maschi giurammo di vendicarci di tutte le donne che avremmo incontrato nella nostra vita." Ma ella rispose: "sarei felice di morire, se questo servisse a restituirmi i miei fratelli perduti." "No," rispose lui, "tu non morirai. Resterai nascosta in questa tinozza fino al ritorno degli altri, poi con loro me la vedo io." La principessa fece come disse Beniamino, e a tarda notte gli undici cacciatori rientrarono dalla caccia; appena sedettero a tavola, domandarono al fratello: "Ci sono novità?" E lui rispose: "Come, non lo sapete?" "No, che cosa dovremmo sapere?" risposero; continuò Beniamino: "voi siete stati fuori tutto il giorno, mentre io sono sempre in casa, eppure ne so più di voi." "Insomma, ti decidi a parlare?" esclamarono, e Beniamino rispose: "prima promettetemi che risparmierete la prossima ragazza che conoscerete." "E sia" dissero, "sarà graziata." Allora il fratellino disse: "nostra sorella si trova qui" e così dicendo, sollevò la tinozza, ed ella venne fuori, e gli undici fratelli, nel vederla così delicata, piena di grazia e bella, nella sua veste regale e con la sua stella d'oro in fronte, eplosero in un tripudio di gioia. L'abbracciarono, la baciarono, e subito l'amarono con tutto il cuore. Così, da quel momento la sorellina rimase a vivere con i suoi fratelli; di giorno restava in casa con Beniamino e lo aiutava nelle faccende domestiche, mentre gli altri undici andavano a caccia nella foresta e catturavano colombi, uccelli, cervi e animali selvatici, da cucinare per vivere. Beniamino e la sorella preparavano i pasti; si procuravano la legna per accendere il fuoco e cucinare, coglievano erbe e aromi per lo stufato, poi mettevano la pentola sul fuoco, in modo che la cena fosse pronta per quando i fratelli tornavano la sera. Inoltre, la sorellina teneva in ordine la casa, spazzava, puliva, faceva il bucato e rifaceva i letti. I fratelli erano soddisfatti, e vissero felicemente tutti insieme.

Una volta, i due fratellini avevano preparato un bel pranzetto casalingo; al ritorno dei cacciatori, si sedettero tutti a tavola e mangiarono contenti. Bisogna sapere che accanto alla casetta dei tredici fratelli c'era un giardinetto, dove crescevano dodici gigli di Sant'Antonio, e la sorellina, convinta di fare cosa gradita ai suoi fratelli, si mise a raccoglierli per donarglieli durante la cena. Disgraziatamente, nello stesso istante in cui colse i fiori, i dodici fratelli furono trasformati in dodici corvi, e subito si alzarono in volo e volarono via, mentre la casetta e il giardino scomparvero improvvisamente.

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Così, la povera fanciulla rimase sola e sperduta in quell'immensa foresta; si guardò intorno smarrita, e in quel mentre le comparve davanti una vecchia. Disse: "Bambina mia, che cosa hai combinato? Non avresti dovuto cogliere quei gigli! Quelli erano i tuoi fratelli, e adesso si sono trasformati in corvi per sempre." La fanciulla, disperata, chiese: "E non c'è modo di liberarli?" "No" rispose la vecchia, "ci sarebbe un sistema, ma è così arduo che non ci riuscirai mai. [2]Dovresti rimanere zitta per sette lunghi anni, senza poter parlare, né ridere. Se pronunciassi anche una sola parola prima dello scadere del termine, anche se mancasse una sola ora ai sette anni, per i tuoi fratelli non ci sarebbe più niente da fare, morirebbero per sempre." Ma la fanciulla non si rassegnò e pensò tra sé, 'sono sicura che ci riuscirò.' Andò a cercare grande albero, vi si arrampicò, e lì restò immobile, senza né parlare, né ridere Tempo dopo accadde che capitò per quei boschi un re con un grosso cane da caccia, il quale, corse subito ai piedi della pianta sulla quale stava la fanciulla; e subito cominciò a saltare nervosamente intorno all'albero abbiando e latrando. Attirato da tutta quella confusione, il re corse a vedere, e alla vista di quella splendida principessa con la stella d'oro in fronte, rimase così incantato che subito si dichiarò a lei, e le chiese di sposarlo; ma lei non rispose, e fece cenno di sì con la testa. Allora il re salì egli stesso sull'albero, l'aiutò a scendere, poi, la fece montare sul suo cavallo e se la portò al suo palazzo. Le nozze furono immediatamente celebrate in pompa magna, anche se la sposa non disse neanche una parola e non rise mai. Dopo aver vissuto felicemente per qualche anno, la [3]madre del re, che era una donna cattiva, prese a calunniare la giovane nuora, dicendo al re: "Ti sei portato in casa una comune mendicante e te la sei pure sposata! Solo Dio sa quali diaboliche stregonerie sta archittettando in segreto! Anche se è muta e non può parlare, potrebbe almeno ridere: chi non ride sa di avere la coscienza sporca." Inizialmente, il re si rifiutò di crederci, ma la [4] vecchia continuò a perseguitarla e diffamarla accusandola di tanti e tali atti disonorevoli, che alla fine il re cedette e si lasciò convincere. La regina fu condannata a morte, e nel cortile fu allestito il rogo sul quale doveva essere arsa; il re se ne stette alla finestra con gli occhi pieni di lacrime, poiché seguitava ad amarla ancora con tutto il cuore. Nel frattempo, la poveretta era già stata legata al palo, e incandescenti lingue di fuoco le lambivano i vestiti, quand'ecco che trascorse anche l'ultimo istante dei sette anni. E in quel mentre, si udì in aria un gran frullo d'ali, ed ecco che i dodici corvi s'avvicinarono, e nel toccare terra, si ritrasformarono immediatamente nei suoi dodici fratelli, finalmente liberati grazie a lei. Essi distrussero il rogo scacciando le fiamme, e liberarono la loro sorella, poi l'abbracciarono e la baciarono. Ora che finalmente poteva parlare, raccontò al re il motivo che l'aveva costretta a restare in silenzio senza poter né parlare né ridere. Il re fu felicissimo di vedere che era innocente, e da quel momento essi vissero finalmente felici e contenti fino alla morte. Il re fece processare la sua cattiva [5]matrigna, e la corte sentenziò che dovesse essere messa in una botte piena d'olio bollente e con i serpenti velenosi, finché perisse d'atroce morte. E così fu.

(Traduzione dall'inglese di Valentina Vetere.)

(l'immagine illustrativa a centro pagina: by Henry J.Ford in: «The Red Fairy Book» di Andrew Lang. [P.D.] )

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Mie annotazioni ottenute confrontando il testo originale tedesco su Wikipedia DE:

  • [1] Dei tredici figli del re, soltanto il minore è citato nel testo con il nome di battesimo.
  • [2] Il tema della fanciulla costretta a stare muta per un lungo periodo per salvare i fratelli dall'incantesimo, è presente in diverse altre fiabe, e qui la trama ricorda in buona parte quella de I cigni selvatici, di Andersen.
  • [3] In questo esatto punto, nel testo originale tedesco viene eplicitamente riportato: «die Mutter des Königs», ossia, «la madre del re».
  • [4] Nel testo tedesco: «die Alte», letteralmente: «vecchia, anziana (di persona)», usato colloquialmente con il significato di "genitore". Quindi, ancora una volta, i Grimm si riferiscono alla vecchia regina sott'intendendo che sia la madre del re.
  • [5] Nel testo tedesco: «Die böse Stiefmutter», ossia: «la maligna matrigna».

Pertanto, come si può vedere dall'ultima nota, in questa fiaba compare un'informazione incoerente sull'identità della regina anziana e malvagia. Non sappiamo se questo fu un errore di trascrizione, di distrazione, o atto voluto.

Annotazioni del professor Ashliman:

  • The Grimms' source: Julia R. Ramus (1792-1862) and Charlotte R. Ramus (1793-1858).
  • This tale was included in the first edition of the Kinder und Hausmärchen (1812). It was substantially rewritten for the second edition (1819). Only small stylistic changes were introduced in succeeding editions.
  • Aarne-Thompson type 451, The Brothers Who Were Turned into Birds. Tales of this type are found throughout Europe.
  • The young queen's alleged "godless" and "wicked" acts are specified in less inhibited versions of this episode. They include, in some instances, cannibalizing her own newborn children, and in others, giving birth to animals.
  • Take note of the following inconsistency: The heroine's jealous mother-in-law is identified at first as "the king's mother." However, after she has been found guilty of slander, she is referred to as "the wicked stepmother."

Traduzione:

  • Fonte dei Grimm: Julia R. Ramus (1792-1862) e Charlotte R. Ramus (1793-1858).
  • Il testo fu incluso nella prima edizione delle Märchen, nel 1812, ma fu sostanzialmente riscritto per la seconda, nel 1819, mentre nelle successive edizioni furono apportate solo lievi modifiche stilistiche.
  • La fiaba è catalogata nel tipo 451 del sistema Aarne-Thompson, The Brothers Who Were Turned into Birds (in italiano, «fratelli trasformati in uccelli»). Si trovano varianti basate su questo tipo in tutta Europa.
  • Il tema della giovane regina accusata di aver commesso cose cattive e biasimevoli, è talvolta approfondito in altre versioni; in alcuni casi, si affronta il tema del cannibalismo sui propri stessi figli, oppure ancora, la protagonista è accusata di aver partorito un animale.
  • Si noti la seguente incoerenza: la suocera gelosa dell'eroina è identificata inizialmente come madre del re, ma dopo che la regina viene calunniata, la vecchia è dichiarata «matrigna cattiva»
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Questa fiaba è stata da me annotata, esaminata e tradotta in italiano. La fonte della mia disamina è l'edizione in lingua inglese curata dal professor Ashliman, e reperibile a questo link. Chi desiderasse cimentarsi con la lettura del testo originale tedesco, può collegarsi a questa pagina. Chiunque desideri questo testo per i propri siti, può prelevarlo liberamente, a condizione che citi cortesemente questo sito come propria fonte, senza linkare le immagini, e non spacci questa traduzione come opera sua, in segno di rispetto per il mio lavoro.

Qualora dovessi accorgermi che questa, o qualsiasi altra traduzione svolta di mio pugno, fosse presente in qualunque Sito senza espressivo riferimento a Paroledautore.net, potrei facilmente decidere di mandare un email al webmaster, amministratore, proprietario, o gestore del sito, con richiesta precisa di citazione della fonte, mentre per quanto riguarda un eventuale hot link sulle immagini presenti in questa pagina, potrei prevedibilmente optare per un cambiamento dell'indirizzo della stessa, o modifica del nome.

Grazie per l'attenzione. Vale76

(Documento totalmente revisionato e creato ex novo l' 11 novembre 2011)