Fiabe Classiche - M.me Beaumont: Racconto del pescatore e il viaggiatore

(testo tradotto da me) il pescatore gioisce del suo palazzo

"Le Magasin des enfants"

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C'era una volta un uomo che possedeva solo una misera capanna sul fiume, e si guadagnava da vivere facendo il pescatore, ma siccome di pesce ce n'era molto poco, viveva di pane e acqua, si può dire. Nonostante tutto, era felice della sua povertà, poiché non desiderava di più di quel poco che aveva.

Un giorno gli venne voglia di andare a vedere la città, e si ripromise di incamminarsi l'indomani. Quando fu pronto per partire, incontrò un viaggiatore che gli chiese se ci fosse un villaggio nei dintorni, dove poter dimorare. "Ce n'è uno a dodici miglia," rispose il pescatore "ed è già tardi. Se volete, potete passare la notte nella mia capanna. Ve lo offro di tutto cuore." Il viaggiatore accettò la proposta, e il pescatore, che voleva offrirgli il pranzo, accese il fuoco per far bollire qualche pesciolino. Mentre preparava il pasto, cantava e rideva; sembrava veramente di buon umore. "Come siete allegro!", disse l'ospite, "Come si vede che siete felice. Darei tutto quello che possiedo, per essere allegro come voi." "E chi ve lo impedisce?" rispose il pescatore "io sono felice perché la mia gioia non mi costa niente, e non ho mai avuto motivo per essere triste. Avete forse qualche dispiacere che non vi permette di essere felice?" "Eh.." rispose il viaggiatore, "tutti mi credevano il più felice al mondo. Ero un commerciante, e guadagnavo grandi fortune, ma non avevo un momento di riposo. Ero perennemente in ansia per i miei affari, e dovevo assicurarmi continuamente che le mie merci fossero sempre in buono stato, che le mie navi in mare non facessero naufragio. Così, alla fine lasciai il commercio per cercare di vivere più tranquillo, e accettai di lavorare per il re. Ebbi la fortuna di piacere al principe; divenni il suo preferito, e così credevo che sarei stato finalmente contento. Ma mi accorsi presto che ero più schiavo del principe, che suo fido. Dovetti rinunciare di punto in bianco ai miei desideri e inclinazioni, per seguire i suoi. Lui amava la caccia, mentre io preferivo il riposo, ma mi toccava vagare con lui per i boschi tutto il giorno, e quando rientravo ero sempre molto stanco e con un gran sonno. Poi c'era la moglie del re, che amava dare balli e banchetti, e mi faceva l'onore di pregarmi di essere sempre presente per omaggiare il re, e io ci andavo anche se non sempre mi andava. Per fortuna l'amicizia del principe mi consolava un po', fino a quando una quindicina di giorni fa lo vidi parlare in modo confidenziale con uno dei signori della corte; gli diede degli incarichi di fiducia, dicendo che lo riteneva un grand'uomo onesto. Da quel momento ho capito di essere passato in sott'ordine, e ho passato molte notti insonni. "Quindi il sovrano vi trattava male?" chiese il pescatore interrompendo il suo ospite, "non vi voleva più bene come prima?" "Oh, no," rispose l'uomo, "il re mi si mostrava più amico del solito; in realtà, però, non ero più il primo nelle sue preferenze, e tutti dicevano che quel signore di corte sarebbe diventato il suo secondo consigliere. Per me l'idea era insopportabile, mi ha quasi causato il crepacuore. Quando mi ritirai tutto solo nella mia stanza ieri sera ero così triste che mi misi a piangere. Poi, d'un tratto, mi è apparso un uomo molto alto, dall'aspetto molto gradevole, che mi ha detto: 'Azaël, io ho pietà delle tue sventure, e sono qui per darti la possibilità di conoscere la tranquillità: rinunciando alla sete di ricchezze e di fama.' 'Oh si, signore' risposi io, 'lo vorrei con tutto il cuore; ma come posso riuscirvi?' 'Lascia la corte,' mi disse, 'e segui per due giorni il primo cammino che avrai davanti agli occhi. La follia di un uomo che incontrerai ti mostrerà uno spettacolo che ti guarirà per sempre dall'ambizione. Quando tutto sarà compiuto, crederai fermamente che potrai vivere felice e sereno.'Ecco, io ho ubbidito a quell'uomo e ho già camminato per un giorno intero, e così farò anche domani. Penso proprio che valga bene la pena fare tutto questo per ottenere la pace interiore che mi ha promesso."

Il pescatore, che aveva ascoltato tutta la storia, non poté fare a meno d'ammirare la follia di quell'uomo ambizioso, la cui serenità dipendeva così fortemente dai modi di fare e dalle parole di un principe. "Mi farebbe molto piacere rivedervi, e sapere che sarete guarito," disse al suo ospite viaggiatore: riprendete il vostro viaggio, e fra due giorni tornate qui alla capanna. Anch'io partirò domani per vedere la città: sono sempre vissuto nella tranquillità di quest'angolo di mondo, e sono sicuro che l'allegro caos cittadino mi divertirà moltissimo." "Non avete avuto una buona idea, sapete," disse il viaggiatore, "poiché voi siete felice anche così. Perché mai vorreste diventare scontento e infelice alla ricerca di una vita che non vi porterebbe appagamento? Questa piccola capanna vi sembra sufficiente, oggi, ma quando vedrete i lussuosi palazzi dei ricchi, vi sembrerà piccola e misera e non vi basterà più. Ora siete contento del vostro vestito, perché vi basta così; ma non vi basterà più quando vedrete i superbi abiti dei ricchi. "Signore," rispose il pescatore, "voi parlate come un libro aperto, fate tutti questi bei discorsi per consolarvi quando guardate agli altri. Il mondo è pieno di persone come voi che predicano questi consigli agli altri, quando in realtà ne avrebbero bisogno per se stessi." Il viaggiatore non se la sentì di replicare, perché riteneva poco corretto contraddire le persone in casa loro, e il giorno dopo proseguì come da programma il suo viaggio, mentre il pescatore andò per la sua strada e si separarono. Dopo due giorni, il viaggiatore Azaël, che non aveva visto niente di particolarmente straordinario, tornò alla capanna. Trovò il pescatore seduto davanti alla porta, con la testa fra le mani e gli occhi fissi a terra. "A che cosa state pensando?", domandò Azaël. "Penso che sono veramente sfortunato" rispose il pescatore. Che cosa ho mai fatto di male a Dio per essermi meritato di vivere in miseria quando al mondo ci sono tante persone ricche e felici?" Detto questo apparve l'uomo che aveva comandato ad Azaël di viaggiare, che era in realtà un angelo. "Pescatore, perché non hai seguito i buoni consigli di Azaël? La vista del lusso cittadino ha fatto nascere in te l'avarizia e l'ambizione, e hanno scacciato dal tuo animo la gioia e la pace. Se i tuoi desideri saranno più modesti, anche il tuo animo tornerà in pace." "Eh, voi fate a presto a parlare, ma io sento che non mi sarà possibile, e sento che mi sentirò sventurato per sempre se Dio non mi farà la grazia di cambiare la mia vita." "Se così fosse, sarà a tuo danno, credimi," disse l'angelo. "Dammi retta, desidera solo ciò che hai già e che puoi avere." "Parlate bene, voi," replicò il pescatore, "comunque non mi impedirete di desiderare di cambiare la mia vita." "Bene, Dio a volte esaudisce i desideri degli ambiziosi," rispose l'angelo, "ma lo fa soltanto se è in collera con loro, e per punirli." "E a voi cosa importa," disse il pescatore, "se non avessi altro per la testa, non mi preoccuperei minimamente delle vostre minacce." "Dal momento che non ti importa quello che accadrà," rispose l'angelo, "sarai accontentato: da questo momento hai tre desideri da pronunciare, il Signore li esaudirà."

Il pescatore, pazzo di gioia, desiderò allora che la sua capanna si trasformasse in un magnifico palazzo, e il suo desiderio fu soddisfatto. Dopo aver ammirato il suo bel palazzo, desiderò che il fiumiciattolo che circondava la sua casa diventasse un grande mare; Dio acconsentì anche a quello. Gli restava ora un ultimo desiderio: ci pensò sopra un po', finché desiderò che la sua barchetta diventasse un enorme nave, carica d'oro e di diamanti. Quando vide la barchetta così trasformata, corse ad ammirare le sue nuove ricchezze delle quale era diventato padrone, ma non appena vi fu sopra, si scatenò una tremenda tempesta. Allora egli avrebbe voluto tornare a riva e scendere a terra, ma ormai non poteva più tornare indietro. Allora maledì la sua ambizione, e comprese la futilità dei suoi desideri, ma a quel punto era tardi, e il mare lo inghiottì con tutte le sue ricchezze. L'angelo disse allora a Azaël: "Che questo ti sia d'esempio e ti renda più saggio. La fine di quest'uomo è quasi sempre quella che fa l'ambizione e la sete di potere. La corte del re nella quale hai vissuto finora, è un mare ben famoso per i suoi naufragi e per le sue tempeste: quindi, sfuggile, torna a riva, finché sei ancora in tempo, e te ne rallegrerai un giorno."

Azaël, che era rimasto colpito da quello che aveva visto, promise all'angelo che avrebbe obbedito, e mantenne la parola. Lasciò subito la corte del re, e si trasferì in campagna, dove si sposò con una ragazza piena più di virtù che di bellezze e fortune materiali. Invece di cercare di aumentare le sue ricchezze, passò i suoi anni a godere dei buoni frutti che la vita gli riservò, dividendo inoltre, il superfluo tra i poveri. Visse così felice e contento, e non trascorse giorno senza ringraziare Dio di averlo guarito dall'avarizia e dalle ambizioni, che gli erano state causa di tanta infelicità.

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Questa fiaba è stata tradotta da me dal francese. Chiunque desideri questo testo per le proprie pagine web, può prelevarlo liberamente, purché ne citi cortesemente la fonte, in segno di rispetto per il mio lavoro. Grazie.
Vale76