Fiabe Classiche - M.me Beaumont: Desiderio e Vezzosetta (o: «Il principe Desiderio e la principessa Delizia»)

(fiaba francese scritta da M.me Beaumont e presente anche nel «Blue Fairy Book» di Andrew Lang.)

(testo tradotto da me; per favore, vedasi note a pié di pagina.)

Desiderio e Vezzosetta

"Le Magasin des enfants"

libro animato

C'era una volta un re che amava perdutamente una principessa, ma ella non poteva sposarsi con nessuno perché era vittima di un incantesimo; così, il re partì alla ricerca di una fata, e le chiese cosa poteva fare per conquistare il suo amore. La Fata gli rispose: "Voi sapete che la principessa possiede un enorme gatto: ella lo adora, pertanto, solo chi riuscirà a calpestargli la coda, sarà destinato a diventare il suo sposo." Il re pensò che non doveva essere poi tanto difficile riuscirci, quindi, lasciò la casa della Fata, deciso a polverizzare la coda del gatto, piuttosto che fallire nell'impresa. Come potete ben immaginare, si recò subito al palazzo della principessa, e Minon, il gatto, come faceva sempre, gli camminò davanti e arcuò il dorso: il re alzò il piede, ma proprio mentre credette di avergli calpestato la coda, il gatto schizzò via come un razzo. Il re tentò per altri otto giorni, ma senza riuscirci: cominciò a pensare che quella maledetta coda avesse l'argento vivo addosso, poiché non stava ferma un attimo. Fortunatamente, un giorno, riuscì a sorprenderlo mentre dormiva, e, senza por tempo in mezzo, schiacciò la coda con tutta la forza che aveva; il gatto si svegliò ed emise un tremendo acuto, e in quello stesso istante si dissolse, trasformandosi in un omone alto che lo fissò con occhi carichi di collera: "Puoi sposartela, la tua principessa, visto che sei riuscito a spezzare l'incantesimo, ma non illuderti, io mi vendicherò! Avrai un figlio, che sarà infelice per tutta la vita, fino a quando si accorgerà di avere il naso troppo lungo. E bada bene, se racconterai a chicchessia questa storia, morirai all'istante." Sebbene il re ebbe molta paura di quello stregone grande e grosso, la sua minaccia non lo intimorì affatto; ne, rise, anzi, e pensò: ' Se mio figlio avrà il naso troppo lungo, a meno che sia cieco o storpio, è impossibile che non se ne accorga. ' Scomparso lo stregone, il re si recò dalla principessa, la quale acconsentì a sposarlo. Egli, però, visse per poco insieme a lei: in capo a otto mesi morì.

Un mese dopo, la regina mise al mondo un bimbo che chiamò Desiderio; aveva degli occhioni blu e una boccuccia di rosa, e sembrava il pupo più bello del mondo, ma il naso era così grande e lungo che ricopriva quasi metà del viso. Alla vista di quel naso, la regina si disperò, ma le fedeli dame di corte cercarono di consolarla, dicendole che non sembrava poi così grande, che era un naso alla romana, dissero, e che, in fondo, la Storia era piena di grandi eroi dal naso lungo. La regina, che amava il bambino alla follia, si sentì lusingata da questi discorsi, e, a forza di guardare Desiderio, alla fine il suo naso non le sembrò più tanto terribile. Il principino fu allevato con ogni cura, e quando cominciò a parlare, presero a raccontargli ogni sorta di racconti terrificanti sulle persone che hanno il naso piccolo. A nessuno era permesso di avvicinarlo, solo a coloro che avevano un naso lungo e simile al suo, e le dame di corte, per compiacere la regina, cominciarono a tirare i nasi dei loro piccoli, nella speranza di allungarli, ma in vano: sembravano tutti rincagnati, rispetto al suo. Quando crebbe, gli insegnarono la Storia, e quando gli si spiegava di principi importanti, o di principesse, gli insegnanti gli dicevano sempre che avevano avuto tutti dei nasi lunghi. La sua stanza era tutta piena di quadri di personaggi dal naso lungo, così, Desiderio, abituato alla sola vista di nasi lunghi, alla fine si convinse che il naso lungo fosse sintomo di perfezione, e che, neanche per tutto l'oro del mondo, l'avrebbe fatto accorciare di un millimetro.

Quando ebbe vent'anni, e venne il momento di scegliersi una sposa, gli proposero i ritratti di svariate principesse, ma infine egli rimase incantato dall'immagine della principessa Vezzosetta, la quale era figlia di un gran re, e che un giorno sarebbe stata padrona di immense fortune; ma al principe Desiderio questo non importava, poiché era affascinato dalla sua bellezza. Questa principessa, che egli trovava assai attraente, aveva un grazioso naso all'insù, che abbelliva incredibilmente il suo visetto. Ma questa nuova situazione pose in grave imbarazzo i cortigiani, che erano abituati a prendere in giro i nasi piccoli, e talvolta scappava loro da ridere alla vista di quello della principessa. Desiderio, però, non intendeva affatto passare sopra alla questione, e scacciò dalla corte due inservienti che avevano osato parlare male del naso di Vezzosetta. Gli altri, divenuti più cauti dopo questo increscioso episodio, impararono a controllarsi, e ci fu un uomo che disse, in verità, al principe, che se un uomo non poteva valere un granché con un naso piccolo, per le signore la questione cambiava completamente aspetto, e che i canoni della bellezza femminile differivano; ci fu poi un dotto che sapeva il greco e che aveva letto in un vecchio manoscritto greco che la bella Cleopatra aveva la punta del naso all'insù. Il principe allora fece un magnifico regalo a costui per la buona nuova, e un giorno inviò i suoi ambasciatori a chiedere la mano della principessa. Gli fu accordata, ed egli le andò incontro per più di tre leghe, tanta era la voglia di vederla; ma nell'istante in cui si avvicinò per baciarle la mano, ecco apparire il malvagio stregone a catturare la principessa. Desiderio si disperò e pianse, ma si ripropose di non rientrare a palazzo senza prima averla ritrovata; rimandò indietro i cortigiani, montò a cavallo e si lasciò condurre da lui. La bestia si diresse verso una grande pianura, ma cavalcarono tutto il giorno senza trovare una sola casa; a quel punto, entrambi morivano di fame, ma, verso sera, Desiderio intravide una grotta, e dentro sembrava illuminata. Entrò, e vide una vecchina che avrà avuto più di cent'anni. Ella indossò gli occhiali per inquadrare il principe, ma le ci volle un sacco di tempo, perché quelli erano troppo grandi per il suo nasetto minuscolo. Il principe e la Fata (poiché ciò era la vecchia) quasi scoppiarono a ridere guardandosi in faccia: "Oh, che buffo naso avete!" dissero reciprocamente. "Mica tanto come il vostro," replicò Desiderio, "ma ora non parliamone, signora: i nostri nasi sono come sono, e intanto, io sto morendo di fame, pertanto, vi prego di offrirmi qualcosa da mangiare. E date qualcosa anche al mio cavallo, se vi aggrada." "Ma certamente," rispose la Fata, "nonostante il vostro naso sia alquanto ridicolo, mi siete molto caro, poiché, se non lo sapete, voi siete il figlio del mio migliore amico. Vostro padre era come un fratello, per me: certo, c'è da dire che lui aveva un naso perfetto." "E al mio," rispose Desiderio, "cosa manca?" "Oh niente! E' fin troppo abbondante," disse la Fata, "ma non importa, si può essere uomini integerrimi anche avendo un naso lungo come il vostro. Dunque, stavo dicendo, che io ero molto amica di vostro padre; egli veniva spesso a trovarmi, e.. a proposito di allora..mi diceva sempre.. - bisogna proprio che questa la sentiate! - sapete, all'epoca, modestamente, ero niente male, mi diceva. Bisogna proprio che vi racconti la nostra ultima conversazione." "Oh, signora," proruppe Desiderio, "vi ascolterò molto volentieri dopo che avrò cenato: non mangio da stamani, sapete?" "Mio povero figliolo," disse la Fata, "avete proprio ragione, me ne ero scordata. Vi servo subito, e mentre mangiate, vi racconterò tutta la storia, e in due parole, dal momento che non amo dilungarmi: una lingua troppo lunga è ancora più insopportabile di un naso lungo, e, a proposito, ora ricordo! Quando ero giovane, quando tutti gradivano la mia compagnia perché non ero una gran chiacchierona, (lo dicevano, sapete, alla regina mia madre), eh sì, perché, se non lo sapete, son figlia di un gran re, io. Dunque, dovete sapere che mio padre.." "Vostro padre mangiava quando aveva fame", la interruppe Desiderio, sollecitandola. "Sì, senza dubbio," disse la fata, "e voi mangerete subito; volevo soltanto raccontarvi che mio padre.." "Signora, non ascolterò più una sola sillaba finché non avrò mangiato." disse il principe, che cominciava a perdere la pazienza. Poi però pensò che dopotutto aveva bisogno della buona vecchina, e si raddolcì un poco, e disse: "Lo so che il piacere di ascoltarvi sarebbe tanto grande da farmi dimenticare la fame, ma il mio cavallo, che invece, non parla, ha proprio bisogno di cibo." La Fata andò in brodo di giuggiole al complimento, e rispose: "La vostra attesa è terminata" e nello stesso istante mandò a chiamare i domestici; "siete molto cortese, e malgrado la grandezza spropositata del vostro naso, mi siete simpatico." ' Accidenti a questa vecchia e alla sua fissa sul mio naso ' disse tra sé il principe, ' si direbbe quasi che mia mamma le abbia soffiato la stoffa al suo per darla al mio! Se non fossi mezzo morto di fame, la pianterei subito in asso, questa vecchia ciarlona che crede d'essere di poche parole. Bisogna essere davvero stolti, per non riconoscere i propri difetti: ecco cosa significa nascere principessa! Troppe lusinghe le hanno montato la testa, e si è convinta d'esser modesta. ' E mentre il principe ragionava tra sé, osservò che la Fata fece mille domande superflue ai servi, solo per il piacere di chiacchierare. Rimase specialmente sorpreso nell'ascoltare una cameriera che lodava la padrona per la sua discrezione. ' Accipicchia! ' pensò mentre mangiava, ' sono capitato proprio in un bel posto. Questa situazione dimostra che faccio bene io a non dare mai peso ai complimenti. Gli adulatori si prendono gioco di noi, fanno risaltare i nostri difetti e li fanno passare per pregi: ma io non ci cascherò mai, perché conosco bene i miei difetti, grazie a Dio. ' Il povero Desiderio pensava queste cose in buona fede, e non aveva capito che tutti quelli che lodavano il suo naso, in realtà si prendevano gioco di lui, come la cameriera si stava prendendo gioco della Fata, e infatti, s'avvide che quella di tanto in tanto si girava dall'altra parte a sghignazzare. Tuttavia, non fece parola con la Fata, e si concentrò sul cibo.

"Principe," disse la Fata, quando vide che fu sazio, "giratevi un po', per favore, il vostro naso mi fa ombra sul piatto. Oh, dunque. Parliamo un po' di vostro padre: io andavo spesso al palazzo quando egli era piccolo, ma ormai sono quarant'anni che vivo in solitudine. Ditemi un po', raccontatemi, come si vive oggi a corte? Alle dame piace ancora correre? Ai miei tempi, si tenevano occupate tutto il giorno, tra spettacoli, assemblee, passeggiate, balli.. Però, mamma mia, com'è lungo il vostro naso, proprio non riesco a farci l'occhio!" "A dire il vero, signora," rispose Desiderio, "E' il caso che la smettiate di fare commenti sul mio naso, tanto, è quello che è, e anche se a voi non piace, io ne sono fiero, e non vorrei mai che fosse corto. Ognuno l'ha come la Natura glie lo ha fatto." "Oh, vedo bene che il vostro naso vi infastidisce, mio povero Desiderio," rispose la Fata, "non avevo intenzione di offendervi, al contrario, io vi sono amica, e desidero aiutarvi; ma malgrado questo, non posso proprio rallegrami per com'è fatto il vostro naso. Ma siccome tutto questo vi importuna, mi sforzerò di non farci più caso, e farò finta che sia corto, anche se bisogna proprio riconoscere che è veramente sovrabbondante: se ne potrebbero fare tre, di nasi, con uno solo del vostro."

Desiderio, che ormai aveva la pancia piena, si spazientì talmente a sentire i discorsi della Fata, che a un certo punto saltò sul suo cavallo e se ne andò via. Continuò il suo viaggio, convinto ormai di vivere in un mondo di folli, perché tutti non facevano altro che perdersi in chiacchiere e a fare osservazioni sul suo naso; malgrado ciò, era talmente abituato a sentirsi dire che il suo naso era bello, che non poteva ammettere con se stesso che fosse effettivamente troppo lungo. La vecchia Fata, che, dopo tutto, voleva proprio aiutarlo, decise di rinchiudere Vezzosetta in un palazzo di cristallo, e fece in modo di farci arrivare il principe. Desiderio, fuori di sé dalla gioia, cercò in tutti i modi di infrangere il cristallo, ma non ci riuscì; disperato, volle almeno avvicinarsi alla parete per parlare con la principessa, che teneva la mano sopra il vetro. Egli tentava disperatamente di baciare dal di fuori la mano dell'amata, ma non ci riusciva perché il suo naso era talmente lungo che impediva alla sua faccia di appoggiarsi al muro. E per la prima volta in vita sua, si rese conto che era lungo in maniera eccessiva, e tentò di schiacciarselo tra le mani, e disse: "Bisogna proprio ammettere che questo maledetto naso è proprio enorme."

Detto questo, il palazzo di cristallo si frantumò in mille pezzi, e la Fata, che teneva Vezzosetta per mano, disse al principe: "Dovete ora riconoscere il servizio che vi ho reso: io continuavo a osservare i difetti del vostro naso, per aprirvi gli occhi, ma voi non mi ascoltavate, e non avreste mai ammesso di sbagliarvi finché il vostro naso non fosse diventato un ostacolo ai vostri piani. E' così che l'orgoglio spesso maschera ai nostri occhi i difetti dell'anima e del corpo, e non ci avvediamo fino a quando il nostro amor proprio diventa ostacolo ai nostri interessi."

Desiderio, che ormai aveva acquistato un naso normale come tutti gli altri esseri umani, imparò la lezione e sposò la sua Vezzosetta, con la quale visse ancora per tantissimi anni.

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