Fiabe Classiche - Asbjørnsen e Moe: Le tre principesse della Bianca Terra.

(fiaba presente anche nel «Red Fairy Book» di Andrew Lang. Testo esaminato, e tradotto da me; per favore, vedasi note a pié di pagina.)

immagine illustrativa

(Immagine illustrativa: By ©Arbetta, artista vincitrice del «2010 Less Popular Fairy Tale Contest» sul sito DeviantArt.com. Qui, gentilmente concessa dalla stessa autrice, che ringrazio sentitamente. Riproduzione vietata dell'immagine senza l'autorizzazione dell'artista.)

«Norske Folkeeventyr», 1842-1870

libro animato

C'era una volta un pescatore che pescava per la tavola del re, e viveva nelle vicinanze del palazzo. Un giorno che era fuori a lavorare, non riuscì a prendere neanche un pesce: fece di tutto, con l'amo e con l'esca, ma non ci fu niente da fare; ma quando la giornata volgeva ormai al termine, ecco affiorare in superficie una testolina di pesce, che disse: "Se prometti di darmi quello che tua moglie porta sotto il busto, pescherai pesce in abbondanza." Il pescatore rispose audacemente: "Sì!" poiché non sapeva ancora che sua moglie aspettava un figlio. Fatto sta che finalmente il pescatore riuscì a pescare tantissimi pesci di tutti i tipi, ma quando a sera, tornando a casa, raccontò alla moglie la fortuna capitatagli, lei cominciò a piangere a disperarsi, sconvolta a causa della promessa che il marito aveva fatto, e gli disse: "in grembo porto un bambino." E così, la gente cominciò a mormorare, finché la questione giunse alle orecchie del re, che seppe della disperazione della poveretta; così, decise di inviare un suo ambasciatore a fare sapere alla coppia che sarebbe stato lieto di prendersi cura lui stesso del bimbo, nella speranza di poterlo salvare. Passarono i mesi, e venne finalmente il tempo del parto, e la moglie del pescatore mise al mondo un bel maschietto; subito il re se lo portò via, e lo allevò come se fosse veramente figlio suo. Il bambino crebbe e un giorno il ragazzo chiese al re di lasciarlo andare a pescare con suo padre, perché lo desiderava molto. Sulle prime il re non ne volle sapere, ma alla fine lo lasciò andare, e il fanciullo e suo padre passarono l'intera giorniata a pesca. Andò tutto bene fino a sera, quando il ragazzo si ricordò improvvisamente di aver dimenticato il fazzoletto, e tornò indietro a cercarlo, ma non appena salì in barca, quella cominciò a muoversi a tal velocità che il mare mosso quasi gli impedì di remare, finché alla fine gli fu impossibile. Fu trascinato dalla corrente per tutta la notte, e alla fine giunse a una spiaggia bianca, lontano chissà quanto da casa sua. Sbarcò, e dopo aver camminato un po', incontrò un vecchio con una lunga barba bianca. "Dove mi trovo?" gli chiese il giovane; il vecchio gli rispose che si trovava nel paese di Bianca Terra, e poi gli chiese da dove venisse e perché si trovava lì, e il ragazzo gli raccontò com'era andata. "Ahi, ahi" disse il vecchio, "ora ascoltami. Non molto lontano da qui troverai tre principesse, immerse nella sabbia fino al collo; non appena ti vedranno, la prima, che è la maggiore, ti chiamerà e ti supplicherà di aiutarla, e la seconda farà altrettanto. Tu ignorale, e passa avanti; ti chiamerà la terza sorella, da lei potrai andare e farai quanto ti chiederà. Se farai come ti ho detto, la fortuna sarà dalla tua parte. Questo è tutto." Quando il ragazzo vide la prima principessa, quella lo supplicò gentilmente di aiutarla, ma lui la oltrepassò facendo finta di non vederla; poi fece altrettanto con la seconda, ma dalla terza andò subito. "Se farai quello che ti chiedo" disse la principessa, "potrai avere in sposa, a tua scelta, una di noi." Il giovane acconsentì, e la fanciulla gli spiegò che tre Troll le avevano intrappolate nella sabbia, ma che prima di allora avevano vissuto in un castello che si trovava nel bosco. La principessa gli disse: "Ora tu dovrai recarti al castello e dovrai farti frustare dai Troll per tre notti: se riuscirai a sopportarlo, noi saremo libere." Il ragazzo rispose che era pronto a farlo. "Al cancello troverai due leoni; tu sta' attento a passare nel mezzo, e non ti faranno alcun male. Poi cammina dritto fino a quando troverai una stanzetta buia, e lì organizzati un cantuccio per la notte. Sul tardi verrà il primo Troll a frustarti; sul muro troverai appesa una fiaschetta che contiene un unguento magico: spalmatelo ben bene e ti risanerà subito le ferite. Poi afferra la spada che è appesa accanto alla fiaschetta e infliggi un colpo mortale al Troll." Il giovane fece come gli aveva detto la principessa; passò incurante in mezzo ai due leoni, e si diresse verso la cameretta oscura, e si mise a dormire. La prima notte venne un enorme Troll con tre teste e tre verghe, e fustigò senza pietà il poveretto, ma egli resistette fino alla fine, poi si cosparse l'unguento, prese la spada e infilzò il Troll. Quando la mattina dopo uscì dal castello, vide che la sabbia che ricopriva le principesse si era abbassata fino al petto. La notte seguente le cose si ripeterono esattamente, con la differenza che questa volta il Troll aveva sei teste e sei verghe, e lo fustigò ancora più crudelmente del precedente, ma egli resistette e la mattina dopo la sabbia delle principesse era scesa fino al ginocchio. La terza notte venne un Troll con nove teste e nove verghe e fustigò il ragazzo così tanto e crudelmente che svenì; poi il Troll lo prese e lo scagliò con violenza contro la parete, ma il colpo fece cadere la fiaschetta e il contenuto si riversò sul giovane, e grazie all'unguento miracoloso tornò più forte che mai, poi, velocemente, afferrò la spada e uccise il Troll. La mattina dopo, quando lasciò il castello, vide che le principesse erano completamente fuoriuscite dalla sabbia, ed erano libere. Poi il giovane scelse in sposa la principessa più giovane, e insieme vissero felici e contenti per un lungo periodo. Ma alla fine egli cominciò a sentire nostalgia di casa e volle andare a trovare i suoi genitori. La sua fidanzata non voleva, ma lui era talmente sconsolato e pieno di nostalgia, che non si poteva più trattenerlo, che alla fine lei gli disse: "devi promettermi però una cosa, ed è questa: fa' pure tutto quello che tuo padre ti chiederà di fare, ma non acconsentire ai desideri di tua madre." Il giovane re promise; poi la regina gli diede un anello che aveva il potere di avverare due desideri per ogni padrone, ed egli desiderò di essere a casa. E quando arrivò, i suoi genitori non la smettevano più di lodarlo per essere diventato un uomo fatto e rifinito.

Si trovava a casa già da qualche giorno, quando sua madre desiderò che egli tornasse al palazzo, per far vedere al re che bel giovanotto era diventato, ma il padre disse: "no, deve restare qui con noi! Altrimenti non avremo più tempo da trascorrere insieme." Ma la madre disse che doveva farlo, e tanto pregò il figlio, che alla fine lui ci andò. Così, si presentò a corte tutto elegante e ben vestito nel suo abito di gala, e il re cominciò a vederlo come un rivale e a provarne invidia; e alla fine disse: "Vedo che hai fatto fortuna, ragazzo, e le cose ti vanno alla grande, ora. Ma non vedo la tua sposa. Perché non l'hai portata con te? Scommetto che la sua beltà non regge il confronto con quella di mia moglie." "Lo volesse il Cielo," rispose il giovane re, "che la mia regina fosse qui: potreste vedere con i vostri occhi quanto è bella." E nello stesso istante, la giovane regina si ritrovò innanzi a loro, ma affranta, e disse: "Perché non mi hai dato ascolto? Perché non hai dato retta a tuo padre? Ora io sono costretta ad andarmene, mentre tu hai consumato tutti e due i tuoi desideri." Così dicendo, gli fermò un anello tra i capelli con inciso il suo nome, poi desiderò di tornare a casa sua, e così se ne andò. E il giovane re rimase con il cuore spezzato, e non passò giorno senza che si struggesse al pensiero di come riconquistare la sua regina. 'Proverò a raggiungere Bianca Terra con le mie sole forze, anche se non ho idea di dove si trovi.' Pensò. Così, s'avventurò da solo nel mondo alla ricerca dell'amata. Dopo aver camminato per giorni e giorni giunse presso un'alta collina, e lì conobbe il signore della selva, che richiamava a sé tutte le sue belve al suono del corno; il re gli chiese notizie di Bianca Terra. "Non so dove sia" rispose, "ma lo chiederò alle mie bestie." Suonò il corno, e chiese loro se sapevano dove si trovasse Bianca Terra. Sfortunatamente nessuno di loro lo sapeva. Allora il signore delle bestie diede al re un paio di scarpe da neve e disse: "Quando le indosserai, arriverai da mio fratello, che vive a centinaia di miglia da qui; egli è il signore di tutti gli uccelli del cielo. Chiedi a lui. Appena sarai arrivato, rigira le scarpe in modo che puntino verso questa direzione, ed esse torneranno indietro da sole." Così, quando il re raggiunse la casa del signore degli uccelli, rimandò indietro le scarpe. Domandò nuovamente informazioni su Bianca Terra, e il signore degli uccelli chiamò a sé i suoi volatili con il corno, e chiese se qualcuno fra di loro sapesse qualcosa a riguardo, ma invano. Molto tempo dopo, arrivò anche una vecchia aquila che era stata via per vent'anni, ma neanche lei seppe dire di più degli altri. Allora il signore degli uccelli disse: "Bene, ora io ti darò delle scarpe da neve che ti condurranno da mio fratello, che vive centinaia di miglia da qui; egli è il padre di tutti i pesci del mare; chiedi a lui, forse potrà aiutarti. E non dimenticarti di rimandarmi indietro le scarpe." Il giovane re ringraziò il signore degli uccelli, e indossò le scarpe, e quando si trovò al cospetto del padre dei pesci, rigirò le scarpe, e quelle tornarono indietro come le altre. Poi chiese notizie al signore dei pesci, e quello, con un soffio di vento, chiamò a sé le sue bestie acquatiche, ma nessuno di loro seppe dire dove si trovasse Bianca Terra. Alla fine, dopo tanto chiamare (poiché si trovava molto lontano) giunse un vecchio luccio, che disse: "Io so dove si trova! Sono stato cuoco laggiù per dieci anni, e oggi devo tornarci, perché la regina di Bianca Terra, che è separata dal suo re, sta per sposare un altro." Il padre dei pesci disse al re: "Prima che te ne vai, voglio darti un consiglio; in una brughiera qui vicino ci sono tre fratelli, che combattono da cent'anni fra di loro per il possesso di un cappello, di un mantello, e di un paio di stivali: quello fra loro che li conquistasse, avrebbe il potere di rendersi invisibile agli altri, e potrebbe desiderare inoltre di andare dove vuole. Tu va' da loro e di' che ti lascino provare queste tre cose e che deciderai per loro a chi assegnarle." Il giovane re ringrazò l'uomo e se ne andò, e fece esattamente in quel modo. "Che cosa succede?" chiese ai tre fratelli, "perché ve ne state qui a litigare fra di voi? Lasciatemi provare questi oggetti, poi vi dirò io chi dovrà tenerli." Quelli apprezzarono l'idea del forestiero, ma appena lui ebbe indossato il cappello, il mantello e gli stivali, disse: "Quando ci incontreremo la prossima volta vi comunicherò la mia decisione" e detto questo, desiderò di svanire. Si sollevò da terra e volò per l'aria, fino a quando giunse presso il Vento del Nord. "Dove sei diretto?" gli chiese; "A Bianca Terra" rispose il re, e poi gli raccontò tutto quanto dall'inizio. "Oh, ma vedo che vai più veloce di me: tu puoi andare dritto, mentre io devo soffiare e sbuffare in lungo e in largo ad ogni angolo. Bene, quando arriverai laggiù, mettiti sulle scale al lato del portone, e poi arriverò io; infurierò tempestosamente, come se volessi soffiare via tutto il palazzo. E quando il tuo rivale verrà a vedere, prendilo per il bavero spingilo fuori: allora verrò io e lo spazzerò via." Ebbene, il re fece proprio come il Vento del Nord gli disse di fare: si nascose per le scale, ed aspettò che il Vento, soffiando impetuoso, facesse tremare le mura del castello. Il suo rivale venne a vedere cosa succedeva, ed il re lo prese per il bavero e lo spinse fuori dalla porta, e quando il Vento del Nord lo afferrò, se lo portò via in un soffio. Quando fu chiaro che non sarebbe più tornato, il re varcò la porta del castello e si presentò alla regina, la quale inizialmente non lo riconobbe perché era pallido e provato da tutte le fatiche e le privazioni che aveva dovuto sopportare per riuscire a ritrovarla; ma quando egli le mostrò l'anello, ella fu raggiante di gioia, e subito le legittime nozze furono celebrate e la fama di quel grandioso evento si diffuse in tutta la terra.

(Traduzione dall'inglese di Valentina Vetere)

separatore grafico

Questa fiaba è stata tradotta da me dall'inglese. La fonte del mio lavoro è la traduzione in lingua inglese di George Webbe Dasent in «Popular Tale from the Norse», del 1888, e reperibile a questa pagina. Parole d'Autore è lieto di essere il primo sito amatoriale italiano a pubblicare una traduzione di questa bellissima fiaba norvegese. Chiunque desideri questo testo per i propri siti, può prelevarlo liberamente, a condizione che citi cortesemente questo sito come propria fonte, senza linkare le immagini, e non spacci questa traduzione come opera sua, in segno di rispetto per il mio lavoro.

Qualora dovessi accorgermi che questa, o qualsiasi altra traduzione svolta di mio pugno, fosse presente in qualunque Sito senza espressivo riferimento a Paroledautore.net, potrei facilmente decidere di mandare un email al webmaster, amministratore, proprietario, o gestore del sito, con richiesta precisa di citazione della fonte, mentre per quanto riguarda un eventuale hot link sulle immagini presenti in questa pagina, potrei prevedibilmente optare per un cambiamento dell'indirizzo della stessa, o modifica del nome.

(Documento creato il 7 novembre 2011.)