Danimarca: La colomba bianca.¹

(testo tradotto da me e distribuito con licenza CC 3.0 Italia. Per favore, vedasi note a pié di pagina.)

il cavaliere verde e la principessa

(«The witch comes home», di Henry J.Ford per il Pink Fairy Book. tratta dal blog: The Pictorial Arts - 2010).

«The Pink Fairy Book», 1897

libro animato

C'era una volta un re che aveva due figli piuttosto spericolati, i quali avevano sempre qualcosa di sciocco da fare. Un giorno remavano da soli in mare aperto, a bordo di una barchetta; quando uscirono il tempo era bello, ma poco dopo essersi allontanati dalla riva si scatenò una terribile tempesta. I remi finirono subito fuori bordo, mentre la barca fu preda dei cavalloni che la scuotevano tutta come un guscio di noce, e i due principi dovettero reggersi forte per non finire in mare. A un certo punto incrociarono un insolito vascello, un trogolo², in cui era seduta una vecchia che li chiamò e disse che li avrebbe salvati in cambio del bambino che la loro madre, la regina, portava in grembo. Ma essi risposero: «Impossibile, perché non ci appartiene e non possiamo darlo via.» «In questo caso potete anche marcire in fondo al mare, tutti e due» rispose la vecchia, «anche se a vostra madre converrebbe di più tenersi i due figli che ha già, al posto di quello che non le è ancora nato.» Così dicendo girò i remi e si allontanò, proprio mentre la tempesta infuriava peggio di prima. La barchetta, che era quasi piena d'acqua, rischiava di affondare; allora i due pensarono che c'era un po' di vero su quanto la vecchia aveva detto riguardo alla loro madre, e dal momento che erano ansiosi, certamente, di salvare la pelle, la richiamarono indietro e dissero che acconsentivano a cederle il nascituro se li avesse portati in salvo. Detto questo, la tempesta cessò all'istante e le onde si placarono, ed essi raggiunsero incolumi la riva e il castello del padre. I genitori, che avevano patito mille pene nel saperli lontani, li accolsero a braccia aperte, ma essi non dissero nemmeno una parola su quanto era accaduto, neppure quando la regina diede alla luce il suo terzo figlio, un bel maschietto, ch'ella amava come nessun altro al mondo. Il bimbo poi crebbe e fu allevato ed educato dai suoi genitori nella casa del padre; erano ormai passati alcuni anni ed egli era diventato un adulto, eppure della vecchia strega alla quale era stato promesso, non si era saputo più niente.

Accadde infine una sera, che una tremenda bufera densa di nebbia e oscurità si abbatté sul palazzo del re; la tempesta stormiva e sbuffava, quando all'improvviso si udì bussare forte alla porta del salone in cui si trovava il giovane principe; andò ad aprire, e vide che era una vecchia con un trogolo sulle spalle, la quale gli disse che doveva seguirla immediatamente, in quanto i suoi fratelli un giorno lo avevano promesso a lei in cambio della loro salvezza. Ed egli rispose: «D'accordo. Se hai salvato i miei fratelli e loro ti hanno promesso questo, verrò con te.» Scesero insieme verso la spiaggia, il principe prese posto sul trogolo accanto alla strega, e partì per mare insieme a lei.

E così, adesso il giovane era schiavo della strega, la quale lo teneva in suo potere. La prima cosa che gli diede da fare fu di raccogliere le piume; gli disse: «Vedi questo mucchio di piume? Dev'essere fatto entro il mio ritorno stasera, altrimenti ti assegnerò dei lavori ancora più pesanti.» Allora il giovane cominciò a raccogliere le piume, e a forza di raccogliere, ne rimase solo una; ma all'improvviso venne un forte colpo di vento che sbuffò via tutte le piume e le sparpagliò sul pavimento di nuovo in un mucchietto, lasciandole tutte schiacciate come se fossero state calpestate. Così, il poveretto si ritrovò a dover ricominciare tutto daccapo, ma stavolta gli rimaneva soltanto un'ora al ritorno della strega, perciò vide che gli sarebbe stato impossibile finire in tempo. All'improvviso sentì un picchiettio sul vetro della finestra e udì una vocetta che diceva: «Fammi entrare, ti aiuterò», e vide che era una colomba bianca, che stava beccando il vetro da fuori. Il principe aprì e la fece entrare, ed essa si mise subito al lavoro, beccando tutte le piume separandole una dall'altra, e in men che non si dica furono tutte riordinate. Poi la colomba volò via dalla finestra, e in quell'esatto istante tornò la strega. «Bene, bene: non mi aspettavo davvero che saresti stato in grado di riordinare così bene tutte queste piume. Non pensavo che un figlio di re avesse delle dita tanto abili.»

La mattina seguente la strega disse al principe: «Oggi ti dò un compito facile facile. Accatastata qui fuori c'è della legna da ardere: tu dovrai farla in tanti pezzettini sottili che mi saranno utili per accendere il fuoco; non ci dovresti impiagare molto, ma bada, che sia fatto entro il mio ritorno.» Il principe prese un'accetta e si mise subito a spaccar la legna: spaccò e frantumò molti pezzi e inizialmente si rallegrò perché credeva di andare velocemente; ma il tempo trascorse più veloce, e mezzogiorno era già passato da un pezzo, eppure gli mancava ancora tanto prima di finire. Pure sembrava che il mucchio di legna crescesse anziché diminuire, e la stanchezza cominciava a farsi sentire, quando, assai demoralizzato, si lasciò cadere le braccia per asciugarsi la fronte madida di sudore, rabbrividendo al pensiero dell'ira della strega se al suo ritorno non avesse trovato tutto finito. Ma ecco che comparve di nuovo la colomba bianca; si posò sulla pila di legna e tubando disse: «Posso aiutarti?» «Oh, sì» rispose il principe, «ti ringrazio per l'aiuto che mi hai dato ieri, e anche per quello che potrai fare oggi.» Allora la colombella acchiappò uno dopo l'altro tutti i pezzi di legno e cominciò a spaccarli uno ad uno con il becco, e lo faceva così velocemente che il principe non faceva in tempo a spostare la legna che aveva beccato, che già ce n'era pronta dell'altra. E così, in breve tempo fu tutta spaccata e frantumata in piccoli bastoncini. Terminato il lavoro, la colomba andò a posarsi sulle spalle del giovane ed egli poté ringraziarla come si deve, accarezzandola e toccandola sulle sue belle piume bianche, finché le diede un bacio sul suo piccolo becco rosso, e in quell'istante la colomba sparì e al suo posto apparve una bella fanciulla. Gli disse che era una principessa, e che la strega l'aveva rapita e trasformata in colomba, ma grazie a quel bacio aveva potuto riacquistare le sue sembianze umane; poi, si offrì di diventare sua moglie, dicendo che se fosse stato disposto a sposarla e ad esserle fedele, li avrebbe liberati entrambi dal potere della strega.

Il principe, che era assai ammaliato della quella bella principessa, non esitò ad accettare la proposta, disposto com'era a fare qualsiasi cosa pur di averla. Allora la colomba disse: «Quando la strega torna a casa, chiedile di esaudire un tuo desiderio: lei sarà soddisfatta del lavoro che hai svolto e te lo concederà: ti chiederà cosa vuoi, e tu rispondile a chiare lettere che vuoi la principessa che va in giro per la casa sotto spoglie di colomba bianca; ma sta' attento, perché la vecchia potrebbe subito trasformarmi in qualcosa d'altro, perciò, legami questo filo rosso intorno al dito mignolo: in questo modo potrai sempre riconoscermi.» Il principe non se lo fece ripetere due volte, e subito legò il filo rosso intorno al ditino bianco di lei, e in quello stesso istante ella si ritrasformò in colomba e volò via. Subito dopo la strega rientrò a casa con il solito trogolo sulle spalle. «Bene, bene» disse, «bisogna proprio riconoscere che sei stato bravo: eppure, di solito i figli di re non sono abituati a lavori come questo.» E il principe afferrò la palla al balzo e disse: «Visto che sei soddisfatta di come ho lavorato, di sicuro sarai disposta a concedermi un piccolo favore in cambio, ossia di darmi una cosa a cui tengo.» «Volentieri» rispose la vecchia, «che cosa vuoi?» «La principessa che vive qui sotto forma di colomba bianca.» «Sciocchezze! Come ti viene in mente che qui dentro possano esserci principesse che se ne svolazzano per la casa sotto forma di colombe bianche? Ma se proprio vuoi una principessa, puoi sempre prendere una di queste.» Così dicendo, trascinò dentro un piccolo asinello grigio dall'aspetto trascurato e con le orecchie lunghe. «Vuoi questa?» disse, «altre non ne puoi avere.» Il principe aguzzò la vista e vide il filo rosso allacciato a uno zoccolo dell'animale, e rispose: «Sì, dammela.» «E cosa ci vorresti fare?» chiese la strega; «la cavalcherò» rispose il principe, ma la strega portò via l'asino e di lì a poco tornò con una brutta vecchia megera tutta rugosa e dalle mani tremolanti per l'età. «Non puoi avere altre principesse. Questa ti sta bene?» «Sì» rispose il principe, che aveva visto il filo rosso intorno al dito della vecchia. Allora la strega, inviperita, cominciò a dare in escandescenze e cominciò a fare a pezzi e a scagliare in aria tutto quello che le capitava a tiro. La colomba, nel frattempo, si era ritrasformata in una bellissima principessa.

A quel punto, la strega non poté più opporsi al matrimonio dei due giovani, dovendo mantenere la parola data, e il principe voleva ad ogni costo la la principessa, a prescindere da tutto quello che sarebbe potuto accadere in seguito. La principessa gli disse poi: «Durante il ricevimento di nozze sarai libero di mangiare quel che vuoi, ma non dovrai bere, perché se lo farai mi dimenticherai.» Ma il principe aveva la memoria corta, e il giorno del matrimonio si era già dimenticato l'ammonimento, e a tavola allungò una mano per servirsi una coppa di vino; ma la principessa, che lo sorvegliava, gli diede una gomitata, e il liquido si rovesciò tutto sulla tovaglia. Allora la strega saltò su inferocita e cominciò a far volare piatti e stoviglie come aveva fatto la prima volta, quando non le era riuscito di portare a termine l'imbroglio. Finalmente, gli sposi furono condotti nella camera nuziale, e la porta si richiuse; la moglie disse allora al marito: «La strega ha dovuto manterenere la promessa, ma d'ora in poi non ci concederà altri sconti, perciò dobbiamo andarcene subito da qui. Senti che faremo: metterò due ceppi di legno al nostro posto nel letto, e quelli risponderanno per noi quando la strega ci chiamerà. Tu prendi quel vaso da fiori e quel bicchiere di vetro che sono sul davanzale della finestra, e da lì ce ne scivoleremo via.» Detto, fatto; i due fuggirono svelti svelti nella notte scura, con la principessa a dirigere la fuga perché conosceva bene la strada, avendola esplorata quando era ancora una colomba.

A mezzanotte la strega bussò alla porta e chiamò gli sposi, e i due ceppi risposero per loro; sicché ella credette che fossero ancora lì, e se ne andò. Prima dell'alba tornò a bussare e li chiamò di nuovo, e di nuovo risposero i ceppi; la vecchia pensò che fosse tutto a posto, e che i due fossero sempre in suo potere. Ma quando la notte finì e il sole si levò ed ella aveva mantenuto la parola data, poté sfogare la rabbia e gridare vendetta, perché alle prime luci del giorno irruppe nella stanza e vide che gli sposi non c'erano più, e che al loro posto nel letto c'erano i due ceppi di legno, immobili e muti. Allora li scagliò sul pavimento frantumandoli in mille pezzi, e poi si lanciò all'inseguimento dei due fuggitivi.

Sul far del mattino, la principessa disse al principe: «Guardati intorno: vedi qualcosa dietro di noi?» «Sì» rispose lui, «vedo una nube nera molto distante da qui.» «Allora gettati il vaso di fiori alle spalle» rispose la principessa; ed ecco che un'enorme foresta fitta fitta comparve dietro di loro. Così, quando la strega arrivò, non poté oltrepassarla tanto che era spessa, e allora dovette tornare indietro a prendere l'accetta per potersi aprire un varco tra gli alberi. Poco dopo, la principessa disse di nuovo al principe: «Guardati intorno; vedi qualcosa dietro di noi?» «Sì» rispose, «c'è ancora quella nuvolona scura.» «Allora buttati il bicchiere d'acqua alle spalle.» E subito comparve un grande lago dietro di loro, e la strega non poté navigarlo senza prima essere ritornata a casa a riprendere il suo trogolo.

Nel frattempo, i due fuggitivi avevano finalmente raggiunto il castello di lui. S'arrampicarono sul muro di cinta, oltrepassarono i giardini, e stavano per sgattaiolare dentro attraverso una finestra che era rimasta aperta, ma avevano di nuovo la strega alle calcagna. Allora la principessa, che era entrata per prima, si dispose davanti al davanzale e subito soffiò addosso alla strega, e in quel mentre, centinaia di colombe bianche le uscirono dalla bocca frullando e sbattendo le ali contro la faccia della vecchia, la quale andò su tutte le furie, e per la gran collera si trasformò in una grossa selce e da allora non si mosse più. E se passate di lì oggi, la troverete ancora lì, pietrificata davanti alla finestra.

Poi, nel palazzo del re impazzò una gran festa per il ritorno del principe e della sua sposa; vennero anche i due fratelli maggiori, i quali s'inginocchiarono davanti al fratello e gli confessarono la loro colpa, gli chiesero perdono e dissero che soltanto lui avrebbe ereditato il regno del padre, mentre loro gli sarebbero rimasti fedeli fino alla fine dei loro giorni.

(Traduzione dall'inglese di Valentina Vetere)

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Annotazioni

¹ Tratto da: "The Pink Fairy Book" di Andrew Lang, 1897. La fiaba popolare è presente inoltre nelle raccolte danesi curate da Svend Grundtvig).

²Trogolo (o: Truogolo) sorta di vasca, in genere quadrangolare, realizzata in legno, pietra o mattoni, allo scopo di raccogliere acqua piovana, lavare indumenti, o raccogliere materiali di varie lavorazioni. Talvolta, viene utilizzato come mangiatoia o abbeveratoio per animali d'allevamento, tra cui cavalli e maiali.

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Questa fiaba è stata tradotta da me dall'inglese. Chiunque desideri questo testo per i propri siti, può prelevarlo liberamente, seguendo le medesime condizioni regolate dalla licenza Creative Commons 3.0 indicata a fondo pagina, in segno di rispetto per il mio lavoro. Grazie per l'attenzione.

(Documento creato il 26/10/2013.)

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