Fiabe Amatoriali - Daniela Moreschini «Ave 53»: Il riccio

riccio
libro animato

C'era una volta...(ma forse sempre....) un riccio che tentava di vedere il mondo, ma era così timido e pauroso, che faceva solo piccoli passi, perché ad ogni rumore si spaventava, e si chiudeva nella sua corazza di spine a naturale difesa. Ogni tanto tirava fuori il suo musino, faceva qualche passo e poi subito al riparo. Era stanco, povero riccio di stare raggomitolato a palla, ma che poteva fare se era così timoroso?

Un giorno, nella fretta di chiudersi, non si accorse di essere finito sull'orlo di una scarpata, e così chiuso a palla cominciò a rotolare per la discesa acquistando sempre maggior velocità. Alla fine, stordito, si sentì rimbalzare atterrando però su qualcosa di soffice e ovattato. Per un pò rimase chiuso e frastornato, poi udendo solo silenzio, timidamente spuntò pian piano il suo musetto e....meraviglia.... si ritrovò in un giardino fiorito. Un grande albero, procurava la giusta penombra ai fiori che ne avevano bisogno, fiori di tanti tipi colori e profumi.... formichine che alacremente in fila lavoravano, acqua fresca di sorgente dissetava quel mondo! Tutto gli sembrò strano, troppo strano per trovarsi in un mondo reale, eppure camminava senza che nessuno lo disturbasse, si avvicinava ai fiori, che quasi sembrava abbassassero le corolle per far sentire il loro profumo, e dopo molto tempo poté dissetarsi con fresca acqua; le formichine che lavoravano gli lasciarono da parte un pò di cibo. Improvvisamente un rumore forte echeggiò nel giardino, e una grande mano porgersi in terra. Il riccio istintivamente si chiuse nascondendosi dietro la quercia per vedere cosa di terribile sarebbe successo. Ma la mano gentile altro non fece che passare sopra i fiori per un gentil saluto, facendo attenzione a non calpestare le formiche, e tirando via delle erbacce che durante la notte erano spuntate a rovinare l'incanto del giardino. Non ebbe timore neppure ad accarezzare il riccio che ancora stava nascosto, ma il giardiniere tutto conosceva del suo mondo, e non gli era certo sfuggita la presenza del nuovo ospite!

Passarono i giorni e il riccio finalmente aveva acquistato serenità e fiducia nel mondo che lo circondava, passeggiava tranquillo e sereno nel giardino, aiutando anche le formiche portando le cose un pochino più pesanti! Faceva attenzione a non urtar nessuno per timore di pungere.. e così il riccio prese gusto alla vita che lo circondava! Potè finalmente vedere il sole in tutto il suo splendore nelle belle giornate, la luna argentea delle notti avvolta da coltre di stelle, senza che lui dovessi nascondersi alla vista, per la prima volta sentì le gocce di pioggia ticchettare sul suo musetto..Tutto ciò che non aveva visto e goduto fino ad allora lo stava vivendo tutto insieme! Ma come sempre, dopo un bel sogno ci si risveglia, e la realtà appare in tutta la sua tristezza. I bei fiori che prima chi si chinavano per fargli sentire il loro profumo, cominciarono a lamentarsi con il giardiniere, perché il riccio li sfiorava e li pungeva! Le formiche protestarono perché il riccio mangiava le loro scorte! Per un pò il giardiniere cercò di mantenere equilibrio e serenità in quel piccolo mondo, poi stanco delle continue proteste dei fiori e delle formiche, una sera prese il riccio e senza pensarci neppure un attimo lo gettò al di là del muro, facendolo precipitare nel bosco! Il riccio che non si aspettava quel gesto, non aveva ritratto il suo musetto per proteggersi, e nella caduta si fece male.. Soffrì giorni e giorni di dolore, sentendosi solo, ferito e rifiutato, rimanendo nascosto in una tana; non mangiava, non dormiva pensava solo al perché era successo, cosa aveva fatto di male? Cosa aveva fatto per turbare tutti fino a gettarlo via? Sentì dopo alcuni giorni la voce del giardiniere che lo cercava, ma lui si rintanò sempre di più, finchè lo vide sparire del tutta alla sua vista e al suo udito. Quanto pianse, povero riccio!

Una sera una voce che giungeva dall'alta cima di un albero disse: "Amico mio, perché piangi tanto? Non lo sai che ognuno di noi deve occupare il suo posto?" Il riccio alla fine tirò fuori il musino per vedere chi gli parlava, e appollaiato su una quercia vide un pipistrello stretto nelle sue ali! "Amico mio, questa è la natura! Per quanto delicato tu possa essere, le tue spine pungeranno sempre i delicati fiori dei giardini! Questo è il tuo mondo, foglie secche, sterpi, rami a cui non potrai nuocere, so che non è simpatico vivere chiuso là dentro, come non è simpatico per me poter vedere solo la luna e non il sole, ma che vuoi farci? Nel mondo ognuno deve stare al suo posto, ed il nostro è qua! L'unica possibilità che abbiamo è quella di cercare di difenderci, tu chiudendoti a palla e io vivendo di notte!" E così il timido riccio, riprese il suo peregrinare per i boschi, chiudendosi ad ogni rumore che giungeva, incontrandosi ogni tanto di notte con il suo amico pipistrello e scambiandosi i loro modi di vedere il mondo! Però in fondo pensava sempre a quel giardino dove per un po’ aveva vissuto, illudendosi che lì avrebbe trascorso anni sereni. Sogno troppo breve, troppo presto finito!

....Un Anno dopo, tutte le ferite pian piano si rimarginano e i ricordi anche se dolci si affievoliscono lentamente. Il riccio, continuò il suo peregrinare senza mai perdere di vista il suo amico pipistrello che era ormai il suo unico punto di riferimento. Un giorno camminando per il bosco, udì un forte rumore, temette che fosse il giardiniere che tornava a cercarlo e cercò una tana dove rifugiarsi. Il rumore si avvicinava sempre più e sempre più forte fino a far tremare la terra dove si trovava. A nulla valse il suo nascondersi e chiudersi sempre più, ormai era stato visto e si sentì sollevare da terra e temette di essere gettato di nuovo nel burrone. Sentì una grossa mano accarezzarlo, non temeva i suoi aculei, anzi lo sfiorava e gli parlava teneramente! Il riccio aprì timidamente un occhio e si trovò molto in alto, vedeva la terra sotto di lui. Ebbe paura di cadere, ma sentì la grande e calda mano proteggerlo e tranquillizzarlo. Ebbe coraggio di aprire gli occhi e scoprì di essere nella mano di un grande e tenero orso. Aveva occhi verdi e dolcissimi, posò il riccio sul cuore e disse: "Non temere, non ti farò del male. Starò attento a non calpestarti quando cammino, e ti offrirò del miele quando ne avrò a disposizione!" Si fece raccontare del perché avesse così tanta paura di ciò che lo circondava, e il riccio raccontò la sua storia, e del suo amico pipistrello con il quale si incontrava e si scambiavano i modi di vedere il mondo. "Bene" disse l'orso" ora hai un amico in più che ti accompagnerà nei tuoi viaggi e non permetterà a nessuno di calpestarti ancora. Non dovrai più chiuderti, ma finalmente potrai vedere il mondo sia nella luce che nel buio, e dove tu non vedi ti racconterò io!”" Da quel giorno il riccio si aprì al mondo meno timidamente, sicuro di incontrare ogni volta, oltre al suo amico pipistrello che vegliava su di lui dall'alto, anche il suo amico orso!